Identità urbane e storiche: il caso Nocera Superiore
Parlare di identità di un territorio non è sempre semplice, parlare dell’identità di Nocera Superiore sembra quasi un compito arduo. Proprio in questi giorni una lunga e complessa discussione si è accesa in merito all’eventualità di un ricongiungimento con il comune di Nocera Inferiore, la quale oltre a sottolineare i pro e i contro dell’unione, ha fatto emergere la preoccupazione della possibile distruzione dell’identità del comune di Nocera Superiore: ma cosa si intende quando si parla di “identità”? Il concetto di identità è stato sempre presente all’interno del dibattito sociologico, filosofico o storico che si voglia, tant’è che spesso si è parlato di una specifica identità di classe o di un gruppo sociale, addirittura di identità di nazione portando spesso a vere e proprie storture e identità territoriali. Quando parliamo di identità, quindi, solitamente tendiamo a pensare a un oggetto materiale al cui interno si possono rispecchiare tutti gli individui di un dato territorio, a prescindere dalla razza, dal sesso, dall’orientamento religioso e così via discorrendo. Per esempio, la bandiera. La bandiera viene considerata l’oggetto in cui un popolo si riconosce fino a renderla quasi sacra. L’esempio classico è quello della bandiera americana, “Stars and Stripes”, venerata da tutto il popolo americano, che ha adottato persino dei rituali all’interno di una propria normazione. Ma l’identità di una città o nazione può essere rappresentata anche da un oggetto immateriale, basti pensare alle danze o ai canti delle tribù africane. Come è il caso di Napoli, dove il dialetto e la sua musica sono identità di un territorio in cui tutto il popolo si identifica. Per immateriale possiamo intendere anche la devozione per un Santo, che soprattutto nel Sud Italia, territorio in cui il cattolicesimo ha radici profondissime e che spesso coinvolge l’intera popolazione, vede gli esempi di San Gennaro a Napoli e di San Matteo a Salerno. Ciononostante, l’identità può essere anche un luogo fisico come un paesaggio naturale, l’Etna per la Sicilia e il Vesuvio per Napoli. Addirittura una intera nazione si sente rappresentata da un monumento: su una cartina geografica della Francia sarà rappresentata la Torre Eiffel, dell’Italia il Colosseo, della Cina la Grande Muraglia e così via discorrendo. Non di meno importanza è l’identità territoriale basata sulla gastronomia. Oltre al classico accostamento dell’Italia con la pizza e spaghetti, esemplare è la mozzarella di bufala della Piana del Sele. Tutti questi esempi per ritornare al caso Nocera Superiore. Il comune di Nocera Superiore non ha una sua identità storica, o meglio, la storia antica di Nuceria Alfaterna – antico centro romano – è abbastanza chiara, ma la storia del comune che parte dal 1851, anno della sua nascita, è pressoché inesistente. Poco ci è stato tramandato e poco è stato scritto sull’argomento, creando un vuoto storico lungo più di 150 anni. Spesso, la storia di Nocera Superiore viene inserita in un contesto molto più ampio, come quello dell’Agro, in cui però, a oggi, assume il ruolo di una storia periferica e di poca importanza. Facendo una rapida ricerca su qualsiasi sistema bibliotecario, alla ricerca di Nocera Superiore, l’unico argomento ricorrente, oltre all’aspetto archeologico, è quello del Manicomio di Materdomini, succursale di Nocera Inferiore, anche se è chiaro a tutti che oggi esso non possa rappresentare simbolo d’identità. Geograficamente non ci si può identificare in nessuna bellezza naturalistica, sempre se si vuol prendere in considerazione il torrente Cavaiola, il quale è annoverato tra i corsi d’acqua più inquinati d’Europa, come bene di valore identitario. Non ci si può identificare all’interno del proprio stemma, che è talmente poco considerato e conosciuto, che su tutto il territorio comunale di Nocera Superiore è presente lo stemma del vicino comune di Nocera Inferiore. A discolpa possiamo sottolineare che i due stemmi sono molto simili, ma qualche differenza pure è presente, basta scorgerla. Passando alla città vera e propria, la popolazione non ha un luogo fisico in cui si può identificare, non esiste una piazza in cui tutta la popolazione si unisce, e anche se questo luogo esistesse, difficilmente si riconoscerebbe in esso, poiché il comune di Nocera Superiore è frazionato, come lo era nel 1851 quando quattordici villaggi si vollero staccare dal comune vicino. Ed è proprio l’identità di quelle 14 frazioni che oggi è ancora presente, e che in un certo senso ha annullato la visione unitaria della città. È come se ogni frazione non si sentisse unica all’interno del territorio quanto autonoma rispetto alle altre, creando tante micro identità e assurde rivalità. Frazioni che hanno visto nel corso degli anni trasformare la propria fisionomia iniziale, strutturale e umana. Il culto dei santi rientra all’interno di questa ottica, al Santo Patrono ufficiale si accompagnano infatti i “patroni” di ogni frazione. Non da meno la questione relativa ai monumenti. Nocera Superiore si identifica con il suo Battistero Paleocristiano, chiamato comunemente “la Rotonda”, uno dei simboli dell’antichità e uno dei pochi tenuti in uno stato consono alla bellezza e all’importanza del monumento stesso. Il Battistero è la prima cosa che viene in mente a chiunque senta parlare di Nocera Superiore. Andando oltre, si può dire che Nocera Superiore fonda tutta la sua identità urbana e storica sul passato, e quindi su Nuceria Alfaterna, e sulla sua importanza nello scacchiere campano, tant’è vero che ancora oggi molte frazioni portano il nome ancorato al proprio passato, come Portaromana o la frazione di Pareti, a esempio. Questo senso di appartenenza al passato fa pensare che la città di Nocera Superiore abbia un legame stretto con l’archeologia e i beni archeologici. Purtroppo non è così. Tranne il complesso monumentale di Santa Maria Maggiore, gli altri reperti archeologici restano nell’incuria totale, molte zone archeologiche sono state coperte dal cemento, vi sono stati periodi in cui si “costruiva di notte per evitare di essere fermati”, per non parlare degli innumerevoli beni trafugati. E questa pare essere una storia che nel tempo si ripete in modo costante. Dopo questo breve excursus storico si comprende come l’identità di Nocera Superiore non esista in realtà, o sia basata solo e unicamente su quella dell’antica Nuceria Alfaterna, la quale affondava le sue radici anche nel territorio dell’attuale Nocera Inferiore. L’unico elemento che le due Nocera tutt’oggi hanno in comune, è il tifo per la medesima squadra di calcio, la Nocerina. Un elemento, quello dell’appartenenza calcistica che, per quanto sottovalutato, è più che rilevante. Così come rilevanti sono le tradizioni gastronomiche comuni, come quella sulla “palatella” di Materdomini, descritta perfettamente da Domenico Rea nel suo romanzo “Ninfa Plebea” e diffusa sia a Nocera Superiore che a Nocera Inferiore. Elementi e tradizioni importanti, ma che tuttavia non bastano per inquadrare il discorso dell’identità. Probabilmente al posto di discutere dell’identità di Nocera Superiore dovremmo incominciare a parlare di un’unica identità, quella di Nocera.
Galante Teo Oliva