“Sensibilia”, l’arte nuda di Marianna Battipaglia
«Spero di riuscire a trasmettere qualcosa a chi osserva attraverso questi corpi enormi, plastici, che sembrano voler staccarsi dalla tela». Ad affermarlo è Marianna Battipaglia, giovane pittrice nocerina, arrivata seconda per due volte al Concorso Internazionale dei Madonnari, manifestazione che richiama ogni anno a maggio nella cittadina di Nocera Superiore artisti di tutto il mondo per concorrere alla rassegna di disegni realistici a tema religioso.
Marianna, classe 1993, è laureanda in Da.Vi.Mus (Discipline delle Arti VIsive, della MUsica e dello Spettacolo) presso l’Università di Salerno, e ha già all’attivo diverse mostre e partecipazioni in contest regionali. La disegnatrice nocerina attualmente si occupa, in veste di curatrice, del “Progetto Arte”, in collaborazione con l’associazione Polis Sviluppo e Azione: un programma di mostre che ha lo scopo di contribuire ad aumentare la visibilità dei giovani talenti del territorio più o meno emergenti.
La prima personale ha preso il via il 19 febbraio con l’esposizione della pittrice Simona Santoriello, e rinnova l’appuntamento questo mese con la mostra “Sensibilia” di Marianna Battipaglia. Corpi in movimenti, statici, le cui forme appaiono ben definite. Al limite dell’erotismo e di forte impatto. Nel presentare la sua mostra, la giovane artista punta tutto sulla “sensibilità” dell’osservatore: «La mia ambizione è riuscire a catturare l’attenzione dello spettatore e condurla verso la reale percezione del fare artistico, nel momento in cui il corpo dell’artista è solo il tramite con il quale la creazione riesce a materializzarsi e a divenire arte. Tenterò di presentarvi ciò che apparentemente non è mostrabile, ma fortemente percepibile e per questo reale e presente. Le quattro tele selezionate interagiscono con empatia con l’osservatore, trasmettendo emozioni e sentimenti che si manifestano con il corpo e i suoi movimenti. Gesti conosciuti e condivisi in ogni universo familiare».
L’abbiamo incontrata durante l’allestimento delle sue tele per conoscerla meglio.
Se dovessimo presentarti come artista in 3 parole, quali dovremmo usare?
«Sicuramente istintiva, mi affido completamente alla mia mano e questo si riflette in modo visibile nelle pennellate. Gli altri due aggettivi potrebbero quasi sembrare sinonimi: corporea e materica; amo veder crescere e prendere forma l’opera».
Come è nata questa passione per la pittura? Istinto o semplice capacità?
«Non può essere solo istinto o solo capacità, le due cose devono coesistere e bilanciarsi perfettamente. Io ho cominciato a dipingere nel 2009 ma disegno da sempre. Ricordo ancora quando il maestro di religione, alle elementari, volle parlare con mia madre per farle vedere un calendario disegnato che avevo fatto a scuola».
Qual è la tua tecnica e cosa ti stimola maggiormente?
«Non ho una tecnica predefinita, quando comincio un quadro non mi impongo di seguire un diktat. C’è da dire però che la lezione delle avanguardie in me è molto forte. L’unica cosa che finora mi ha stimolata e mi da la forza di proseguire questa strada sono la passione e la sete di conoscenza. Voglio migliorare».
Cosa, di un tuo dipinto, mette meglio a fuoco la tua personalità artistica?
«Spero di riuscire a trasmettere qualcosa a chi osserva attraverso questi corpi enormi, plastici, che sembrano voler staccarsi dalla tela. Sono figurativa, attaccata alle tre dimensioni, ma rifiuto l’iperrealismo».
Quali sono gli artisti che maggiormente hanno influenzato il tuo lavoro?
«Posso nominarli tutti?! La storia dell’arte è di grande insegnamento. Ma se ne dovessi individuare qualcuno in particolare, questi sarebbero Caravaggio, Michelangelo, Degas».
Il tuo è un approccio chiaramente moderno alla pittura. Come ti poni invece nei confronti dell’arte antica?
«Ho rispetto e timore, ma soprattutto paura, paura che non si possa ritornare a una diffusione artistica in Italia così massiccia».
Un consiglio spassionato da giovane artista a giovane artista: qual è l’ingrediente fondamentale, il primo passo da compiere nel mondo dell’arte?
«Sarei ipocrita se dicessi solo lo studio. Contano l’intraprendenza, le conoscenze, la forza di carattere, sono molte cose insieme che possono aiutare a diffondere la propria arte».
Pensi che l’arte in qualche modo possa aiutare il cambiamento?
«L’arte ha il dovere di promuovere il cambiamento. Tutte le materie umanistiche e principalmente il “pensiero” hanno la forza di smuovere le coscienze».
Dopo la laurea, quali saranno i tuoi progetti futuri?
«Cerco di vivere al momento, programmando giorno per giorno. Dando una mano al destino, prendo quello che mi si offre».
C’è una domanda che non ti abbiamo fatto e che avresti voluto trovare in questa intervista?
«A dire il vero sì. E me la pongo da sola: Cosa provi quanto disegni? La cosa più bella per me è il momento in cui dipingo, quello che provo quando vedo crescere l’opera è indescrivibile. La migliore di tutte le terapie».
Fedora Alessia Occhipinti