La libertà di stampa è la nostra libertà

Sono passati settant’anni da quel 18 giugno del 1946, quando venne ripristinata la libertà di stampa nella Repubblica italiana, in seguito alla caduta del regime fascista avvenuto il 25 luglio 1943. Ma oggi, possiamo dire che l’informazione in Italia è libera? Report senza frontiere (RSF), come ogni anno, ha stilato una classifica sulla libertà di stampa in 180 Paesi e l’Italia è scesa ulteriormente, perdendo quattro posizioni, dal 73° posto del 2015 al 77° posto del 2016. Il dato è allarmante tenendo conto che nel mondo ci precedono Paesi come Tonga, Burkina Faso e Botswana, mentre in Europa siamo fanalini di coda insieme a Cipro, Grecia e Bulgaria. Ma, al di là della metodologia e dei criteri qualitativi e quantitativi che RSF utilizza per stilare la classifica, cerchiamo di capire quali sono i fattori che determinano la scarsa libertà di stampa in Italia. Le ragioni possono essere diverse: la corruzione politica, la criminalità organizzata, il finanziamento pubblico all’editoria e la presenza incisiva del Vaticano.

La corruzione politica in Italia in questi ultimi anni è aumentata. Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo, pochi giorni fa ha dichiarato: «La corruzione non è finita, anzi è aumentata […] e i politici continuano a rubare e non se ne vergognano nemmeno. Il politico ladro fa più danno di qualsiasi ladro di strada», perché, aggiungiamo noi, ruba a tutti e tradisce la democrazia. Negli ultimi due anni infatti, abbiamo assistito a diversi scandali tra cui: Mose, Expo, Mafia Capitale, scandali bancari, trivellopoli, ecc. La stampa in questo senso subisce pesanti intimidazioni. I giornalisti maggiormente in difficoltà sono proprio quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato. RSF nei sui dati riporta infatti che ci sono fra i 30 e i 50 giornalisti italiani che vivono sotto protezione, di conseguenza molti preferiscono auto-censurarsi per il quieto vivere. Per quanto riguarda il finanziamento pubblico ai gruppi editoriali e ai giornali, la vicenda è complessa; si sta discutendo della riforma dei contributi all’editoria e si parla del “Fondo unico per la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione”. La realtà è che, fino a oggi, giornali e gruppi editoriali, direttamente o indirettamente hanno ricevuto ingenti somme di denaro da parte dello Stato, cioè soldi nostri, che potevano essere utilizzati per altre iniziative. La stampa, in un mercato libero, non può ricevere finanziamenti pubblici e tanto meno essere condizionata dalla politica, ma garantire la libertà di idee e di opinioni. Il “Quarto potere” che indica proprio la capacità che ha l’informazione di influenzare le scelte e le opinioni dell’elettorato, ha sempre interessato gli uomini di potere, ma una stampa controllata non appartiene a un Paese democratico. Infine, il caso dei due giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. Lo Stato Vaticano ha sempre esercitato una forte influenza sulla società italiana. Il rapporto di RSF cita esplicitamente le conseguenze giudiziarie sul caso “Vatileaks” per i due giornalisti accusati di aver violato il segreto di Stato dopo la pubblicazione dei loro libri, denunciando gli scandali finanziari della curia romana. I due giornalisti sono stati infatti rinviati a giudizio dal tribunale della Santa Sede. Insomma, in Italia i giornalisti che si occupano di politica corrotta, crimine organizzato o di scandali vaticani, non hanno vita facile. Ma la libertà di stampa è fondamentale, è la cartina di tornasole di una nazione; è direttamente proporzionata allo sviluppo e al benessere di una nazione. Dando uno sguardo alle posizioni degli altri Paesi, le prime cinque sono occupate da Finlandia, Olanda, Norvegia, Danimarca e Nuova Zelanda dove la secolarizzazione, i diritti civili e politici sono sviluppati mentre la corruzione politica e la criminalità hanno una percentuale molto bassa. In fondo a questa classifica invece si collocano Paesi comunisti o post-comunisti: Russia (148°), Cuba (171°), Vietnam (175°), Cina (176°), Corea del Nord (179°) e paesi teocratici e ultraconservatori: Pakistan (147°), Arabia Saudita (165°), Iran (169°), Siria (177°), Irak (158°).

Per concludere, come diceva Thomas Jefferson: «La nostra libertà dipende dalla libertà di stampa, ed essa non può essere limitata senza che vada perduta».

Sante Biello

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