Boom Economico: “Il sorpasso” vs “I basilischi”
Il Miracolo Economico italiano è stato un periodo storico, compreso tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta del Novecento, caratterizzato da una forte crescita economica che ha portato con sé benessere, sviluppo tecnologico e industrializzazione (per la maggior parte al Nord della Penisola). Una fase ricca di produzioni audiovisive che hanno cercato di rendere al meglio questi anni.
Dal punto di vista del benessere, esemplificativo è stato il film “Il sorpasso” di Dino Risi, datato 1963. Con un cast eccezionale, tra cui ricordiamo Vittorio Gassman (Bruno Cortona), Catherine Spaak (Lilly Cortona) e Jean-Luis Trintignant (Roberto Mariani), la pellicola costituisce una rappresentazione per immagini dei cambiamenti che si sono avuti in Italia grazie alla crescita economica, allo sviluppo tecnologico e industriale. Il film è considerato un capolavoro del genere della commedia all’italiana: da una base ironica, si arriva a una critica costruttiva non solo degli aspetti positivi di questo periodo, ma anche di quelli negativi. Infatti, nonostante l’evidente miglioramento dello stile di vita degli italiani, questo non è stato alla portata di tutti (come sarà evidente ne “I basilischi”).
“Il sorpasso” è la storia di Bruno, un medio-borghese un po’ scapestrato che gode della ricchezza generalizzata presente durante la sua vita adulta, di cui si approfitta e da cui trae vantaggi. L’alter-ego di Cortona, Roberto, è uno studente di giurisprudenza appartenente alla piccola-borghesia, ingenuo e timido: i suoi pensieri faranno da voce narrante alla storia e ci accompagneranno fino al suo cambiamento caratteriale. Da ragazzo responsabile e introverso, Roberto si trasformerà in una versione giovane di Bruno, estroverso, sicuro di sé e pronto all’avventura: una svolta che avrà un epilogo breve e drammatico, come la fine del sogno del “miracolo”.
Allontanandoci dai protagonisti principali, il film si pone come un affresco rivelativo del miracolo economico (avvicinandosi al documentario), nelle sue molteplici sfaccettature: il ruolo predominante dell’auto (la Lancia Aurelia B24), le prime vacanze estive, la musica e i balli importati dall’America (il jazz, lo swing, il boogie woogie, il twist).
Dello stesso anno è “I basilischi”, film d’esordio della regista Lina Wertmüller, che aveva collaborato precedentemente con Fellini per “Otto e mezzo”. La pellicola si preoccupa di raffigurare l’altra faccia del boom economico: l’arretratezza di un paesino del Sud situato tra la Puglia e la Basilicata. I tre protagonisti Francesco (interpretato da Stefano Satta Flores), Sergio (Sergio Ferrarino) e Tony (Antonio Petruzzi) sono tre giovani completamente arresi alla loro realtà, tanto da ritornare sempre a casa nonostante le possibilità presenti altrove in Italia. Vivono della loro quotidianità, fatta di passeggiate e chiacchiere. Nel paesino tutto è fermo, le novità del resto del Paese, qui non esistono: tutto è fermo alla semplicità, intrisa di pregiudizi, luoghi comuni e paure nei confronti di industrializzazione, innovazione e modernità.
Questi due film rappresentano vantaggi e svantaggi di un periodo storico come quello del miracolo economico: positivo da molti punti di vista, ma comunque non privo di contraddizioni.
«Una mutazione che ha le sue contraddizioni: i salari sono i più bassi di Europa, la tutela dei lavoratori è minima, lo Stato sociale è appena abbozzato, le città si riempiono di uomini e cemento, il traffico veicolare e i fumi industriali rendono l’aria irrespirabile. Eppure si gode freneticamente per la possibilità di poter mangiare la carne più volte a settimana, di possedere un’automobile, comprata a rate, per gli spostamenti o per i primi viaggi verso le mete balneari».
Federica Ruggiero