L’imbarcadero
«Sebbene i partiti continuino a essere attori della vita democratica, sono ormai disconnessi dalla società, e perseguono una forma di competizione così insignificante, che non sembrano più capaci di portare avanti il progetto democratico nella sua forma attuale». Sono i primi righi dell’introduzione al libro di Peter Mair, “Governare il vuoto”. Come dargli torto? È chiara l’indifferenza popolare verso la politica convenzionale. E dai commenti di chi ha subito la debacle sembra proprio che ancora non abbia capito. È avvilente.
Alcuni potrebbero essere, per linee generali, i punti su cui riflettere. Il paradosso di tutti gli schieramenti è quello della mancanza di una vera classe dirigente, anche dei nuovi “cittadini”, che alla crescita di un apparato nazionale che ha fatto passi avanti, anche significativi, scontano un gap ancora evidente con e sul territorio.
La mancanza di un blocco sociale di riferimento provoca un deficit di democrazia nei partiti, nella società e nelle istituzioni e in tutti quei “sistemi” che in qualche modo orbitano intorno a essi. Ciò ha accentuato una non identificazione da entrambe le parti che porta a una confusione conclamata di proposizione programmatica e di accoglimento delle stesse. Non si può imbarcare tutti, non si può proporre per tutti. È un processo che crea una sorta di precarizzazione in tutti i segmenti della vita di ciascuno di noi.
Così come si continua con la logica del “con me o contro di me” e “dell’amico/nemico”. Concezione che sarà costretta alla sconfitta dalla Storia. La fase della personalizzazione della politica è in fase discendente, come giusto che sia.
Altrettanto chiaro deve essere che con le percezioni non si governa. La realtà non percepisce e non aspetta, semmai subisce e reagisce.
E poi aver dimenticato del tutto il Sud, le periferie, e quelli che più di tutti stanno in sofferenza, l’ex ceto medio e le sacche di povertà sempre più larghe. Bisogna capire e far intendere se il Sud italiano è una terra perduta e per la quale e nella quale sia inutile battersi. È urgente.
Infine non accorgersi dei “laboratori diffusi” in crescita sui territori è peccato mortale.
Potremmo aggiungerne altri di punti di riflessione, o sforzarci di pensare ad analisi che possano risultare semplici o meno. Intanto è parso chiaro che Renzi continua a rifuggire i richiami di aiuto che arrivano dai territori che stiano fuori le cinta di Roma, e non parlo della città ma del Parlamento, si è incaponito a non capire cosa stia succedendo nella realtà, vive di illusioni e ci propina percezioni, e allora mi sorge un dubbio: è lì per distruggere? O anche qui ha percezioni diverse? Da mondo parallelo, sembra. E poi, allearsi con chiunque per tentare di vincere, a prescindere dalle provenienze e dai valori, non va: l’imbarcadero appunto. L’impressione è quella che Renzi, dei livelli locali, non abbia e non sappia che farsene, e quindi… facciano quello che vogliono. Ma non funziona così. Lasciando tutto al caso – o al monarca di turno – l’unico risultato possibile è l’implosione, che peraltro è già abbondantemente avvenuta anche se non ancora del tutto palese. Intanto si è data la possibilità al M5S di capire dove ha le proprie falle e come organizzarsi. Il M5S, e mi sembra chiaro dal flusso di queste amministrative, ha scelto uomini e donne di un certo profilo, più “ragionanti”, ha capito che il passo ulteriore per governare le istituzioni locali è quello della formazione di una classe dirigente territoriale che non può essere quella attuale, o almeno in gran parte ancora non lo è, così come ha fatto per i livelli nazionali. È talmente essenziale questo aspetto per il M5S perché darebbe la possibilità a tante persone, che adesso non votano o lo fanno per il meno peggio, di trovare il coraggio e l’appoggio di un contenitore che non sia il solito. Insomma, saltato, momentaneamente, il centro destra si avvierebbe allo stesso destino anche il centro sinistra. Desti- no di tutti gli schieramenti praticamente è dipendere dal M5S, è così, dispiaccia o meno. Paradossale, ma reale. Tema afferrato? Non so e quindi non riesco a definirne nemmeno i tempi. Bisogna capire cosa si muove sui territori e cosa vi aleggia, bisogna che il Sud re- agisca, senza falcidiare le timide classi dirigenti appena mettono la testa fuori dal guscio.
Mimmo Oliva