Giffoni Experience: “Facebookistan”, il paese delle meraviglie di Zuckerberg

In occasione del Giffoni Film Festival, nella giornata del 19 luglio, abbiamo assistito alla visione di “Facebookistan”. Il documentarista che lo ha diretto, Jacob Gottschau, si è affermato per aver prodotto numerosi film-documentari tra cui la serie “100 Years of Immigration”, vincitore di un Oscar come miglior produzione danese dell’anno. Quindi, da sempre interessato a tematiche sociali, ambientali, culturali, con questo nuovo film vuole cercare di “comprendere come Facebook controlli il più grande spazio pubblico per discutere del mondo”. Il regista, dopo aver già analizzato in produzioni precedenti il fenomeno dei social network con tutte le discussione a essi legati, come le tematiche della libertà d’espressione, della tutela della privacy, approfondisce ancora di più il discorso in questa occasione.

Il “docufilm” parte da una vicenda che ha interessato Peter Øvig Knudsen, un autore proveniente dalla Danimarca che, in occasione della pubblicazione di un suo libro sul fenomeno “Hippie”, ha pubblicato alcune foto di nudo dei suoi personaggi su facebook, che sono poi stati segnalate ed eliminate. Da questa storia si iniziano ad analizzare una serie di fenomeni che avvengono sul social network; come l’aumento della censura avvenuto negli ultimi anni (intorno al 19%), o il problema della trasparenza: non conosciamo e non ci è dato sapere chi controlla le informazioni, chi decide di eliminare o di mantenere i contenuti creati dagli utenti.

Sarah Roberts spiega la sua tesi di dottorato riguardante le modalità secondo le quali i “moderatori” di Facebook decidono quali contenuti far arrivare al pubblico, e quali no. La sua ricerca ha, però, sottolineato come questo lavoro non sia fatto nel modo corretto, e come dietro la “bella faccia” del social medium in realtà si nascondano non poche problematiche.

Zuckerberg ha più volte sottolineato che il suo obiettivo è quello di voler dare voce a chi non ne ha o a chi non è libero di alzarla; non chiarisce però che ciò può succedere solo in base ai suoi “termini delle condizioni”. L’esempio, a tal proposito, che viene preso in considerazione è quello della cancellazione di molte delle pagine facebook del movimento curdo.

Rebecca MacKinnon definisce Mark Zuckerberg “il sultano di Facebookistan”: lui decide le regole, come applicarle, c’è poi la “polizia privata” che fa rispettare i termini del servizio. Gli utenti immettono migliaia di informazioni, senza rendersene conto, e l’azienda del sovrano le vende al miglior offerente. Si è creato un “controllo globale dell’utente”.

Tra studi, ricerche, interviste a esperti del settore, il regista ci mostra una realtà per quanto riguarda i media sociali piuttosto dispotica.

Sicuramente sono tutte valide considerazioni, e gli studi qualificati a proposito sono molteplici. A oggi, comunque, i prosumer sono molto più coscienti di questi fenomeni che in passato, e tali prodotti culturali non fanno che aumentarne la consapevolezza. I social network, come tutti gli elementi del web, hanno risvolti positivi e negativi. Fondamentale è educarsi a un corretto uso della rete, per rendere reale quel “mondo della comunicazione orizzontale tra le persone” che molti auspicano.

Federica Ruggiero

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