Il facilitatore visuale: sintesi cartoon

Immaginate: top manager di aziende internazionali, giacca e cravatta d’ordinanza, da un lato i fogli excel, dall’altro un caffè lungo, computer e due cellulari. Ci siete? Bene, adesso immaginate, in un angolo, il posto da cui la visuale è perfetta, un facilitatore visuale, un mediatore, un intermediario tra le parti in causa che con pennarelli, matite e colori sintetizza graficamente meeting aziendali, riunioni, workshop.

Il facilitatore visuale disegna le parole, invece di scriverle, trasmette su carta un pensiero, raccontandolo in modo differente. Come lo fa è molto semplice: loro parlano, lui sintetizza. Il boom di questa professione ancora non si è verificato. Ancora troppo nuova, troppo straniera e poco italiana eppure i manager di grandi e piccole aziende che puntano ad arrivare ad alti livelli sono sempre più insicuri, timorosi. Il mercato corre e stare al passo è complicato. A volte, i manager hanno il tempo di un caffè per convincere un superiore di un progetto, per accaparrarsi quell’idea piuttosto di quell’altra e le stesse riunioni sono brevi come un pranzo di lavoro e intense come una mega sessione in palestra!

Fuori metafora, è evidente che la parola è ormai usurata e se oggi viviamo nell’era digital, siamo la generazione 2.0, siamo social ovunque e comunque, è anche vero che ogni ambiente deve adattarsi ai tempi che corrono. L’attività è nata in America negli anni Ottanta e poi si è stesa a macchia d’olio in tutto il mondo. Oggi a interpretare con il disegno, il flusso di pensiero delle aziende sono in tantissimi ma indispensabile è la conoscenza delle lingue. Un meeting potrebbe essere internazionale e per stare al passo con ciò che viene detto, a volte, la traduzione simultanea non è efficace.

Una professione troppo nuova? Dopotutto i primi uomini disegnavano sulle pareti delle caverne e raccontavano delle vere e proprie storie d caccia e di vita; e poi gli sciamani che proiettavano le ombre per avere un impatto maggiore. Insomma, il visual c’è sempre stato e ora è quella presenza silenziosa, nell’angolo che non esprime un’opinione ma vede molto e vede anche benissimo.

Anita Santalucia

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