Intervista a Simone Borile, candidato sindaco di Padova del M5S

Prosegue la campagna elettorale a Padova in vista delle votazioni in programma l’11 giugno prossimo e i vari candidati incontrano i cittadini per promuovere il loro programma. Abbiamo incontrato Simone Borile, direttore Generale Campus CIELS e presidente del corso di studi in scienze della mediazione linguistica, candidato sindaco di Padova del Movimento Cinque Stelle. Borile ci ha illustrato idee e progetti per amministrare e rilanciare una città tra le più belle d’Italia.

Cosa l’ha spinto a candidarsi sindaco per il comune di Padova?

«È una candidatura la mia molto anomala, non in termini di attivismo perché io sono iscritto al Movimento dal 2013. Sono una persona che ha sempre sposato una filosofia di base, cioè quella di riportare la politica al servizio dei cittadini, di ascoltare le istanze delle persone, di farle proprie e di produrre comunque dei percorsi risolutivi con modalità e tempi ben chiari. La gente vuole avere risposte concrete. Io sono un grillino anomalo perché non sono una persona che urla, ma ho un approccio moderato e nello stesso tempo molto concreto e pragmatico; questo è un po’ la mia storia, il mio percorso, forse un po’ ambizioso se vogliamo ma al servizio di una città che in questi anni è stata lacerata da due coalizioni, che è stata vittima di un immobilismo in termini di infrastrutture, di grandi opere, di azioni turistiche e culturali ed ha bisogno adesso di ricongiungersi e avere un progetto comune e armonioso».

Come per molte città italiane, anche a Padova c’è un’emergenza per quanto riguarda i migranti.

«Io ritengo che il sindaco abbia l’obbligo di assumersi direttamente la responsabilità della gestione dei migranti e non può delegarla al prefetto come è avvenuto nella precedente amministrazione in cui il sindaco si è rifiutato di gestire direttamente il problema e il prefetto ha deciso di insediarli in Corso Milano, vale a dire nell’arteria principale del centro storico di Padova. Questa è stata una scelta sconsiderata ed evidenzia una irresponsabilità da parte del sindaco. Quindi, gestione e accoglienza diffusa, accoglienza intelligente attraverso un orientamento civico culturale; i migranti devono capire che qui le donne non hanno il burqa, ma sono inseriti in un sistema culturale diverso e poi soprattutto, visto che lo Sprar prevede anche una indennità a questi soggetti, allora io ritengo di inserirli in un progetto di volontariato o in un progetto di pubblica utilità; io ti do dei fondi obbligatori tu in cambio segui dei percorsi di orientamento civico, culturale e professionale e poi svolgi dei lavori di pubblica utilità».

A tal proposito si parla anche di sicurezza e di riqualificazione dei quartieri.

«La riqualificazione delle periferie è un punto importante. Non sono convinto che accendere un lampione possa risolvere il problema della sicurezza, ne far passeggiare un’ora alla settimana due vigili urbani; il problema è una impostazione strutturale, ovvero se io riqualifico il territorio, quindi estinguo le aree di degrado, lo faccio attraverso una rivitalizzazione economica, una attività anche culturale che a oggi è promossa solamente dalle parrocchie; a quel punto evito la creazione di centri aggregativi violenti, rilancio il tessuto produttivo, il turismo culturale in modo tale che quelle aree convergono in una riqualificazione».

Tra le eccellenze di Padova ricordiamo a esempio l’Università che attrae migliaia di studenti ed è una risorsa importante per la città.

«A oggi Padova accoglie 65.000 studenti. L’Università è stata fondata nel 1222 ed è il secondo ateneo più antico d’Italia. È un’anima che vive all’interno di un’altra anima che è quella della città. Il sindaco deve far sì che queste due anime si integrino e che non vengano fagocitate tra loro. Abbiamo avuto molti problemi di convivenza tra giovani nel centro storico con gli abitanti; in questo caso si necessita una politica di inclusione, di rispetto, di valorizzazione che rappresentano sicuramente anche una risorsa economica per la città di Padova, ma devono convivere civilmente con quello che è il resto del tessuto cittadino residenziale».

Da anni si parla di un nuovo ospedale a Padova. Che progetto c’è in tal senso?

«Se mi si chiede se Simone Borile firmerà il nuovo documento io le dico che firmerò la semplice dichiarazione di intenti, perché non c’è nessun nuovo progetto di ospedale; io continuo a dirlo e adesso effettivamente emerge dai giornali. Non è essere profetici, significa essere informati e a oggi c’è solo un documento di intenti in cui, tra l’altro ricordiamo, un progetto in grandi linee previsto per 700-800 milioni di cui la Regione ha destinato solo 150 milioni in tre anni; quindi dove sono gli altri 700? Non è che ci sarà una nuova tassa sui cittadini padovani? Ecco quindi innanzitutto c’è un problema di copertura economica. Avrei investito questi soldi in nuove attrezzature tecnologiche e mediche che mancano in alcuni reparti, vedasi il reparto di urologia. In ogni caso parliamone, cioè se la mia firma significa portare a compimento, a far sedere intorno a un tavolo i vari rappresentanti, ben venga; non sono contrario al nuovo ospedale, ma non c’è nessun nuovo progetto di ospedale».

Il M5s ha sempre posto l’accento sull’importanza dell’ambiente. Cosa si può fare per la città di Padova?

«La piantumazione, la salvaguardia, il potenziamento delle aree verdi dei parchi, una campagna di sensibilizzazione nella differenziata, magari anche un riconoscimento in tutti quei quartieri che sono più attenti all’ambiente, ma non solo; a esempio la mobilità: mobilità ecologica, mobilità intelligente, questo è fondamentale. Vorrei riportare la gente in centro ma c’è bisogna farlo anche attraverso i trasporti pubblici con il potenziamento dei bus elettrici. La regione veneta ha stanziato di recente 15 milioni proprio per il potenziamento dei trasporti. Quindi, bene tutte queste cose ma la gente prende il bus nel momento in cui viene incentivata. Il centro deve tornare quindi a essere un luogo attrattivo».

Secondo gli ultimi dati, la situazione economica italiana resta debole e anche nel padovano molte piccole e medie imprese sono in crisi. Come si potrebbero rilanciare le attività produttive?

«È il primo punto del mio programma elettorale: il rilancio delle attività produttive. Noi abbiamo parlato di distretti produttivi, quindi creare delle aree con un manager a capo in grado di portare le istanze del distretto, un modello che ad Abano Terme è presente ed è presente in moltissimi Stati non solo europei e solo qui in Italia si fa fatica a partire. Questo mi consente di ascoltare tutte le associazioni di categoria che a oggi sono state totalmente ignorate dalla precedente amministrazione; creare i distretti produttivi, sgravi fiscali per i primi due anni per chi vuole aprire eventualmente una nuova attività, da rivedere la tassa sui rifiuti che è altissima, quindi è importante la creazione di un centro servizi che a Padova manca. Ecco allora che uno deve sapere cosa trova, che servizi trova. Tutte le città turistiche a vocazione imprenditoriale e culturale hanno un centro servizi».

La prima cosa che farà qualora dovesse diventare sindaco di Padova?

«Convoco immediatamente tutti i tavoli di tutte le associazioni di categoria, riapriamo nuovamente il dialogo, parliamo con chi il problema lo conosce veramente e attuare subito delle linee condivise strategiche di rilancio».

Sante Biello

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