L’intervista. Parla Paola Lanzara, neo sindaco di Castel San Giorgio

È stata una battaglia senza esclusioni di colpi quella consumatasi a Castel San Giorgio durante la tornata elettorale dello scorso 11 giugno. Un esito che il neo sindaco Paola Lanzara non ha avuto il timore di definire «epocale», vista la mole di consensi ricevuti, soprattutto in alcuni punti nevralgici della città quali le frazioni di Trivio e Castelluccio, con quest’ultima a rappresentare uno storico fortino per la controparte rappresentata dal dottore Andrea Donato.

«Gli elettori non si sono lasciati incantare dalle solite e conosciute sirene», ha spiegato pacatamente la Lanzara e – con il senno di poi – è difficile non darle credito considerato l’ampio gap rappresentato da oltre mille voti di scarto tra le due liste (a cui va ad aggiungersi la compagine pentastellata rappresentata dal candidato Gaetano Riso).

Forse merito di una campagna elettorale che, nonostante momenti di tensione altalenanti, la Lanzara è riuscita a far scivolare su binari edificanti e votati a un dialogo costruttivo più che denigratorio. A pesare inoltre sull’esito finale sicuramente anche la scelta di una squadra dove, oltre a veterani della politica sangiorgese, hanno ben figurato giovani alla loro prima esperienza politica. È il trend della politica in mano alle nuove generazioni? Probabilmente sì. L’impressione è che, saltate a piè pari le logiche intestine al voto amministrativo locale, l’elettorato sia orientato a dare fiducia a nuovi volti, attendendosi magari anche nuovi percorsi possibili. Da questo punto di vista potrebbe aver influito non poco la scelta, da parte del candidato Donato, di farsi accompagnare nel lungo percorso della campagna elettorale dall’ex primo cittadino Pasquale Sammartino, dimissionario poco più di un anno fa e responsabile di un periodo di commissariamento che la popolazione ha avvertito con non poche perplessità.

A partire dallo scorso 11 giugno dunque, la guida è passata nelle mani di Paola Lanzara e a lei ora spetta l’onere di dar luogo a quel nuovo corso che i tutti si attendono. Nel frattempo le prime barriere fisiche all’interno della casa comunale tra cittadini e amministrazione sono state già abbattute. Un segnale eloquente, ma a cui bisognerà tener fede da qui ai prossimi cinque anni. Di seguito l’intervista a cura di Anita Santalucia e Carmine Vitale al primo cittadino.

Una donna sindaco. Nel 2017 questo fa notizia. Come commenta da donna la sua elezione?

«La mia elezione è l’immagine chiara e trasparente di ciò che i cittadini di Castel San Giorgio pensavano il Comune avesse avuto bisogno. È stata una svolta epocale sia per le dimensioni della vittoria elettorale, sia perché gli elettori questa volta non si sono lasciati incantare dalle solite e conosciute sirene. Hanno ritenuto che una donna alla guida del paese fosse un elemento di discontinuità con il passato e hanno deciso che valeva la pena di puntare su questo aspetto. Non penso che nel 2017 una donna sindaco faccia notizia.

Basta pensare che grandi città come Roma e Torino vantano una donna sindaco. Piuttosto, la notizia è che una donna che partiva sconfitta dai pronostici ha saputo ribaltare le previsioni nel corso della campagna elettorale».

«Un tratto tipico delle donne? Ascoltare la voce interiore che diceva che tutto ciò era possibile e gettare il cuore oltre l’ostacolo».

Ha destato stupore la sua vittoria. Castel San Giorgio l’ha eletta. Se lo aspettava dai suoi concittadini?

«Sì. Io ci credevo, e insieme con me tutta la lista che mi ha sostenuta, confortata, gli amici che mi hanno ascoltata, coloro con i quali mi sono confrontata. È stata una battaglia senza sosta, da togliere il fiato, ma in ogni casa in cui entravo, in ogni persona che incontravo, ogni uomo, donna o giovane che guardavo negli occhi, avvertivo forte la voglia di cambiamento, di rottura con i metodi del passato. A quel punto ho trovato la forza di non mollare».

La sua è stata una campagna elettorale all’insegna della gentilezza e del sorriso. Ma davvero lei non ha mai ceduto ad accuse e offese, anche in privato?

«È difficile, lo sa, non rispondere alle offese e pure gratuite! È difficile farsi carico di lasciare fuori i giovani della lista alla loro prima esperienza e assumersi in prima persona l’onere di rispondere a chi sapeva solo offendere, a chi voleva far scendere il dibattito a un livello scadente, a chi cercava lo scontro verbale, e alcune volte anche fisico, sapendo che su quel terreno l’avrebbe avuta vinta. È stato snervante, arduo direi! Alle accuse volgari, da donna, potevo solo rispondere con la gentilezza del sorriso, con la serenità di chi sa che quando un avversario perde il controllo, è quello il momento in cui trasmette tutta la sua debolezza. Più offendevano me e la mia lista, più sapevo che stavamo crescendo in consensi e in simpatia tra gli elettori. Attenzione però a scambiare il sorriso e la gentilezza tipica delle donne con l’arrendevolezza, o peggio ancora con la debolezza. Questo no! E forse, anche se tardi, i miei avversari se ne sono accorti. Alla fine si sono arresi loro, messi nell’angolo dai cittadini di Castel San Giorgio che con il loro voto non solo non hanno creduto alle accuse che ogni sera ci venivano vomitate addosso, ma hanno anche deciso che proprio per quello era il caso di cambiare e di far rinascere la San Giorgio civile, perbene, gentile, educata, che tutti hanno conosciuto prima di questi ultimi venti anni».

La campagna elettorale dei suoi avversari è stata molto forte, a tratti accesa. Lei e la sua squadra non avete mai replicato anche quando si trattava di offese personali. Come ha guardato a quel modo di fare politica?

«Come si guarda a chi non ha argomenti validi per fronteggiare chi invece ha programmi e idee per lo sviluppo. Io ho sempre invitato a parlare di politica, per tutta risposta ho dovuto registrare attacchi personali, invettive, accuse volgari e di cattivo gusto, provocazioni anche verso i miei famigliari. Anche per questo ringrazio i cittadini di Castel San Giorgio. Con il loro voto hanno fatto giustizia di chi intende la politica come rancore, vendetta, imposizione. Qualcuno forse voleva imporre il pensiero unico. Non solo non c’è riuscito, ma ha dovuto prendere atto che il pensiero unico è stato sconfitto dalla storia».

I giovani della sua lista hanno parlato della sua figura come di una mamma/amica/compagna, una persona a cui affidarsi. Ci sono alcuni alla prima esperienza, cosa dirà loro?

«Quello che dico sempre ai miei figli: essere se stessi! Abbiamo dimostrato di essere una squadra coesa. Sono convinta che da questa squadra nascerà la nuova politica di Castel San Giorgio. Ci sono professionisti seri, volontari che lavorano con gli emarginati, casalinghe, commercianti. Tutti sono animati dalla consapevolezza che ci aspetta un lavoro duro, ma anche che questo è l’ultimo appello per salvare il paese. Questa volta si può! Abbiamo spazzato via un vecchio modo di concepire la politica, sta solo a noi rimpiazzarlo con uno più efficace, ma principalmente più democratico e più libero».

Nella sua lista vi sono tante donne. Una ragazza è risultata prima eletta. La politica è rosa?

«La politica non ha colore se non quello del sacrificio, dell’impegno e del rispetto per sé e per gli altri. Lei ha fatto riferimento alla prima eletta, la dottoressa Antonia Alfano. Sa cosa dissero i nostri avversari dai palchi? Che era una illustre sconosciuta. L’avessero avuta loro quella illustre sconosciuta, forse oggi la storia di Castel San Giorgio sarebbe stata diversa. Questo per dire che quando la politica perde il senso della realtà, non ascolta, ma è solo tronfia e piena di sé, si assiste alla caduta degli dei e si scopre che più che dei si trattava di semplici mortali e neanche tanto simpatici agli elettori».

Anita Santalucia e Carmine Vitale

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