Ennio Morricone, il Re resta lui
Ieri sera per la rassegna “Un’Estate da Re. La grande Musica alla Reggia di Caserta” l’ampio
cortile interno ha ospitato una tappa del “The 60 Years of Music Tour” di Ennio Morricone.
Il Vesuvio che arde è lì di fronte, a una decina di chilometri, nell’aria l’odore acre di
bruciato per l’incendio che ancora l’attanaglia.
Il geniale compositore ha comunque fatto en plein anche in replica, riempendo tutti i posti disponibili (circa 4.500) e chi non ha trovato posto si è accontentato di ascoltare la
performance dall’esterno.
Ennio Morricone è un perfezionista, il feeling con l’Orchestra Roma Sinfonietta è totale. Pare, infatti, che la prova generale non sia più un’attività esercitata (se non il sound check di routine) e posso testimoniare che nulla, ma proprio nulla ha turbato il regolare svolgimento della performance, nell’occasione supportata dal Coro polifonico del Teatro Giuseppe Verdi di Salerno, anch’esso in perfetta armonia tecnica e artistica.
Che un’opera cinematografica sia il prodotto notevole tra sceneggiatura, regia, interpreti, effetti speciali e colonna sonora, ognuno con pari dignità e valenza, potrebbe apparire come una considerazione retorica anche se tecnicamente corretta. Ma se, ascoltando il tema musicale di una scena, capita di vederti il film scorrere chiaro, chiaro negli occhi, allora scopri quanto peso specifico e potere divulgativo esso abbia, che non è solo contrappunto enfatico ed emozionale, ma elemento distintivo del film stesso, anzi determinante. Ecco sdoganato, ove ve ne fosse bisogno, il riduttivo e generico status di musica da film.
Il maestro Morricone, ancor più minuto perché piegato dai suoi 87 splendidi anni, ha tenuto scena e caricato di energia il concerto. Sempre di spalle alla platea, ha diretto per la maggior parte del tempo seduto e questo non ha agevolato il lavoro della stampa accreditata e dei fotografi che, chissà per quale arcano motivo, sono stati stipati in un settore apposito a cinquanta metri dal palco.
Il concerto – diviso in due parti – ha ripercorso, manco a dirlo, una trama da film.
Sette i capitoli o scene con titoli dall’insieme logico: “La vita e la leggenda”, “Fogli sparsi”, “Modernità del Mito nel cinema di Sergio Leone”, “Nostromo”, “The Hateful Eight”, “Cinema dell’impegno” e “The Mission”.
Inusuale la sezione dedicata al bis di chiusura con la riproposta dei pezzi: “Boaria” (Tarantella), “L’estasi dell’oro” e “Luz prodigiosa”, un vero e proprio tributo all’interpretazione e alla voce eccezionale di Dulce Pontes, alternata nel concerto a quella della soprano Susanna Rigacci che, specie sul tema de “Il buono, il brutto e il cattivo”, ha letteralmente scuoiato viva l’anima dei presenti.
Ma è Morricone che resta protagonista assoluto: standing ovation a ripetizione, tanti inchini di ringraziamento ma pochi sorrisi in cambio, forse neanche uno, ma come detto ero distante dal palco e, magari, mi è sfuggito.
In ogni caso, ci avevano avvisato: «il maestro non rilascia interviste».
Francesco Paciello