Istruzione: il virus “supplentite” mai debellato. Il punto
È un anno scolastico per nulla rassicurante quello che si è aperto con il mea culpa del ministro Fedeli, consapevole che i cambiamenti avvenuti in questi ultimi due anni, con la riforma della Buona Scuola, hanno peggiorato la situazione. La riforma non ha coinvolto i docenti che svolgono la loro professione negli istituti, nelle aule, tra i ragazzi, giorno per giorno. Nonostante le proteste, le richieste di confronto, con loro non è mai stato aperto un dialogo vero durante tutta l’ideazione della Legge 107.
Era il luglio 2015, quando il Senato, in diretta, votava la Riforma della Buona Scuola. Ricordo bene, da docente, la diretta TV. Ogni voto favorevole annunciava un vero e proprio terremoto nel settore istruzione, che dovrebbe essere uno dei pilastri di una società civile degna di questo nome. Una riforma portata avanti dal Governo con ostinazione, progettata anche con una certa fretta, pressati dall’ammonimento della Corte Europea e pensata da chi non aveva mai messo piede in un’aula.
Allo stato delle cose, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, intervenuta durante la festa del Partito democratico a Reggio Emilia, si sbilancia per la prima volta e ammette le colpe del Governo, facendo eco all’ex Premier Matteo Renzi.
Non si può avere investito risorse e assunto 100mila persone e avere tutto il mondo della scuola contro: evidentemente qualcosa abbiamo sbagliato
Si è parlato di 52mila assunzioni e soprattutto di debellare il male gravoso della scuola, la supplentite. Ma i dati forniti dal sindacato Anief, indicano come su 52mila assunzioni, ben 22mila non andranno a buon fine.
Perché la “supplentite” non verrà eliminata condannando una intera categoria a un ingiusto precariato?
Innanzitutto, mancano i docenti nelle graduatorie a esaurimento che furono chiuse ai nuovi abilitati dal ministro Gelmini durante il Governo Berlusconi. La decisione presa dall’allora Ministro dell’Istruzione, ha generato quel girone infernale che sono le Graduatorie di Istituto, nelle quali sono relegati tutti i nuovi docenti abilitati e plurititolati che ogni settembre aspettano con angoscia la convocazione per una supplenza, dopo un’estate di passione, senza percepire stipendio alcuno.
Inoltre, esistono le Graduatorie di Merito prodotte dai concorsi, nelle quali sono immessi i docenti che hanno partecipato, superandolo, un concorso a cattedra per un numero di posti che, di fatto, non sono stati resi disponibili.
Nelle GaE provinciali, sempre secondo i dati Anief, mancano circa 10mila docenti di sostegno, 12mila su cattedra comune, di cui circa 1.500 candidati abilitati per la sola matematica. Inoltre scarseggiano i docenti di Lingue Straniere della scuola secondaria di secondo grado, soprattutto nelle regioni del nord, dove mancano anche tanti docenti di Lettere sempre alle superiori.
Tali posti andranno tutti a supplenze annuali, per le quali erano previsti circa 85mila contratti, che a questo punto supereranno di gran lunga, anche quest’anno, quota 100mila.
Con simili dati, come decretare la fine della “supplentite” e quindi del precariato?
Il Governo, secondo Anief, avrebbe dovuto aprire le GaE agli abilitati nelle Graduatorie di Istituto, stabilizzando e assumendo i precari storici che hanno portato avanti per anni il sistema scolastico italiano. Battaglia che si è svolta nei tribunali amministrativi a colpi di ricorsi tutti respinti. Il risultato, paradossale, sarà un forte incremento delle supplenze annuali coperte dai docenti abilitati immessi da anni nelle Graduatorie di Istituto ed esclusi dal discriminatorio piano assunzionale, costretti in questo modo, a un logorante precariato. Con buona pace della millantata continuità didattica per tutelare gli studenti. Un cane che si morde la coda.
LA RISPOSTA DELLA POLITICA
Attuare un concorso a cattedra ogni anno creando così ulteriori graduatorie. La Legge 107 fu chiamata Buona Scuola, cosa abbia avuto di buono, i docenti sembrano ancora non averlo capito. Un aggettivo, quel “Buona” che può assumere quasi una valenza di matrice orwelliana. Come a dire che “L’Ignoranza è la Forza”.
Marianna Ferrante