Parrocchie e territorio: Intervista a Don Roberto Farruggio
«La comunione ecclesiale, pur avendo sempre una dimensione universale, trova la sua espressione più immediata e visibile nella parrocchia: essa è l’ultima localizzazione della Chiesa, è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie» (Giovanni Paolo II, “Enciclica Christifideles Laici”, 30 dicembre 1988). Con questa frase Giovanni Paolo II ha voluto mettere in evidenzia l’importanza delle parrocchie per la Chiesa, definendole come quelle realtà più vicine alle persone, infatti l’etimologia della parola “parrocchia” deriva dal greco “parà” (presso, vicino) e “oikìa” (casa), una chiesa dunque vicina alle case, tra le case.
La parrocchia non è una realtà importante solo per la chiesa ma anche per tutta la comunità territoriale, diventando in alcuni casi il fulcro della vita cittadina, soprattutto quando si parla di città come Nocera Superiore. Il nostro viaggio tra le Parrocchie del territorio, parte dalla Parrocchia di Maria Santissima di Costantinopoli. La Parrocchia, costruita nel 1614, con le offerte degli abitanti del luogo, oggi conta 7000 abitanti, ubicata nel cuore commerciale del Comune di Nocera Superiore (24 255 ab.), appartenente alla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno.
Il suo territorio parrocchiale accoglie il quartiere più popoloso della città, Pecorari, centro urbano e commerciale. Tra i quartieri della Parrocchia vi si trovano interessanti aree storiche e testimonianze monumentali del glorioso passato nocerino. La Parrocchia abbraccia anche vaste aree agricole e montane, come anche insediamenti industriali lungo Via Indipendenza e da Via Nazionale a Camerelle.
Questa composizione del territorio dà alla Comunità Parrocchiale una ricchezza di interessi, in quanto nel tessuto vitale, agricoltura, commercio, servizi, industria e cultura si integrano continuamente. Nel territorio Parrocchiale vi si trova una Cappella gentilizia dedicata a Sant’Antonio da Padova, sulla Via Nazionale Camerelle, aperta al culto la domenica e nei giorni festivi.
La Parrocchia Maria SS. di Costantinopoli è stata guidata, dal 19 luglio 1998 al 10 settembre 2017, dal Parroco uscente, don Roberto Farruggio, susseguito da don Raffaele Corrado il 21 ottobre 2017. Per cercare di conoscere meglio il territorio, abbiamo intervistato l’ex Parroco uscente don Roberto alla luce del suo lungo operato a Maria SS. di Costantinopoli durato ben 19 anni.
Don Roberto, i buoni frutti che sono maturati sotto la sua guida qui alla Parrocchia Maria SS. di Costantinopoli hanno certamente delle radici lontane. Ci parli della sua vocazione.
«La mia vocazione è maturata con il passare del tempo, ricordo che all’età di 16 anni si è iniziata a concretizzare nella mia mente la possibilità di poter entrare in seminario, dopo un campo scuola molto particolare, rimastomi impresso nella mia mente tanto da ricordare ancora il quadro dell’altare maggiore che si trovava a Castiglione Marino. Tornato a Nocera, dopo questo campo scuola unico per me, ho lasciato un po’ da parte questa idea, continuando comunque la mia vita all’interno dell’azione cattolica. Questo pensiero e poi riaffiorato ancora più forte gl’ultimi anni di scuola superiore, la sera era un appuntamento fisso, ma cercavo di tenerlo da parte dicendo: “sono chiamato a servire il signore, ma voglio farlo da laico”, infatti, ogni volta che facevo qualcosa sentivo che non bastava… non potevo fermare questa cosa crescere dentro di me. Arrivato il diploma, dovevo scegliere che cosa fare, tra le mille cose a cui pensavo ero interessato anche all’accademia di arte drammatica, ma alla fine scelsi lettere classiche con ramo archeologico e mi iscrissi anche all’istituto si scienze religiose per poter far teologia, continuando così la mia vita religiosa ma da laico; qui i miei libri di teologia superavano quelli di lettere classiche, ero proprio affascinato da questa materia, ma ancora non ero convinto e mettevo sempre da parte quell’idea. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ordinazione sacerdotale di don Ciro Galisi, dove alla fine del rito sacerdotale il vescovo disse: “Ora c’è un posto libero per un giovane di questa parrocchia!”, e, in quel momento mi sentii proprio chiamato e chissà perché tutti, dopo quella frase, guadarono me. Quello fu il momento che iniziai a pensare seriamente alla mia scelta, trovandomi davanti a un bivio, dovendo capire qual era la mia vocazione fino in fondo, e l’idea che mia ha fatto scegliere questo percorso è il voler donare tutto per il Signore, non basta mai quello che faccio per lui, c’è sempre qualcosa da fare. Questa è la realtà che ha fatto maturare la mia scelta, facendomi diventare sacerdote».
La vostra esperienza più importante è stata a Maria SS. di Costantinopoli, dove, con il tempo, si è avuta una crescita sotto ogni punti di vista, cosa offre oggi la Parrocchia ai suoi fedeli?
«La Parrocchia insieme al cammino della catechesi per la vita cristiana coinvolge tutte le fasce di età, dai bambini agli adulti, e, integrandosi in essi, ai cammini di catechesi specifica per la preparazione all’accoglienza dei Sacramenti, vi è l’Azione Cattolica Italiana (A.C.), che per la sua dedizione stabile alla Chiesa e la sua collocazione all’interno della Parrocchia, la rendono un’autentica scuola di vocazioni e di santità. La preghiera, lo studio, l’azione e il sacrificio che sempre hanno contraddistinto l’Azione Cattolica, fanno di essa un vivo ed efficace ambito di formazione, servizio e costruzione dell’unità parrocchiale per l’intera comunità, garantendo presenze qualificate per il mondo e per la Chiesa. La nostra Comunità Parrocchiale si arricchisce inoltre della spiritualità dell’Associazione Missionaria Maria Immacolata – Movimento Giovanile Costruire (M.G.C.), ispirati agli Oblati di Maria Immacolata, fondati da Sant’Eugenio di Mezenod (1782–1861). Essi condividono il carisma del fondatore, “evangelizzare i poveri”, con un cammino di formazione umana e cristiana che orienta a una scelta di vita cristiana e a un impegno ecclesiale. Per i fanciulli e i ragazzi dai 6 ai 14 anni, il catechismo con l’A.C.R. hanno elaborato un cammino comune denominato “Progetto unico” in cui i ragazzi vivono un itinerario catecumenale dove la catechesi assume i caratteri dell’ecclesialità, dell’accoglienza e dell’esperienzialità. Tale cammino però pone l’attenzione all’educazione alla scelta, in tal modo la scelta associativa, che differisce da un cammino catechetico di base, non si confondono annullandosi, ma si valorizzano l’un l’altro nell’unico obiettivo dell’evangelizzazione e dell’educazione alla catechesi per la vita cristiana. Infine, il gruppo Scout Agesci di Nocera Superiore, un’associazione giovanile educativa che si propone di contribuire alla formazione della persona nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche secondo i principi e il metodo dello scautismo adattati alla realtà sociale italiana realizzando un impegno politico al di fuori di legami o influenze partitiche».
Nocera Superiore è anche conosciuta per un grande evento internazionale nato dalla Parrocchia di Maria Ss. di Costantinopoli sotto la sua guida…
«Sì, abbiamo creato il concorso internazionale dei madonnari un evento culturale di rilievo per il territorio di Nocera Superiore, riconosciuto anche dall’Unesco, un connubio perfetto tra “street art e religione”, questa manifestazione crescendo di anno in anno è arrivata attualmente alla sua XIX edizione, attirando e accogliendo artisti da tutto il mondo. La manifestazione si svolge durante la festa di San Pasquale Baylon, una festa molto sentita e amata dai cittadini di Pecorari, tanto da coinvolgere l’intera comunità Parrocchiale bloccando il centro di Pecorari, il quale ospita la manifestazione e tutti i visitatori durante i giorni della festa».
Come può essere vista Nocera Superiore sotto l’aspetto di “città”?
«Nocera Superiore è un po’ particolare, non ha una vita vera e propria di città, anche provandoci in tutti i modi non ci riesce, poiché è troppo frazionata, non tanto urbanisticamente, poiché da questo punto di vista potrebbe essere un solo agglomerato, ma proprio mentalmente. Le persone, a partire dai più giovani per quanto si vuol cercare di educarli, non si riesce a far implementare in loro uno spirito di appartenenza unico».
Come si integra la Parrocchia Maria SS. di Costantinopoli con il territorio Nocera Superiore?
«La Parrocchia può essere definita centrale, essa risiede nel territorio più urbanistico di Nocera Superiore: Pecorari, precisamente la parte alta di Via Vincenzo Russo, può essere definita il cuore commerciale della città, con i suoi molteplici negozi. Inoltre, l’area parrocchiale comprende una zona molto vasta dalle molteplici realtà, quella cittadina e commerciale di Pecorari, quella della campagna come Pizzone e Camerelle, quella della montagna come Casa Milite e Citola, quella della zona industriale come la prima parte di Via Nazionale e Via della Liberta. Un composito di tanti aspetti che si uniscono per formare la realtà parrocchiale, talmente complessa che anche all’interno di un’area ristretta possiamo trovare numerosi quartieri, a esempio solo Pecorari ne ha sette. Tutte queste realtà con mentalità diverse, si intrecciano in un modo diverso di vivere, diventando centro e periferia allo stesso momento».
Quali problemi si possono riscontrare sul territorio?
«Essere faziosi, il non sentirsi sempre parte di un tutto, non porta a un grande miglioramento, c’è sempre bisogno di qualcuno che li spinge da dietro a ricordargli che Nocera non è un “paesello” ma una Comunità. La realtà giovanile, ha sempre bisogno di attenzione, altrimenti rischiano di perdersi, essa non avendo un centro di ritrovo è sparpagliata in tutta la città. Chi va a scuola fuori, in ambienti molto più grandi con uno stile di vita completamente diverso, al ritorno, vede con altri occhi la propria città, trovandola “stretta”, “morta”, non potendo offrire a loro un qualcosa di giovanile, cosa che vanno a ricercare in altri posti. Dal punto di vista strutturale ci dovrebbe essere una bella villetta, una maggiore illuminazione, un’area pedonale, con attrazioni durante il fine settimana. Le attività commerciali dovrebbero avere la capacità di guardare oltre la punta del naso. Si pensa solo a ciò che si può guadagnare oggi, ma non si fa mai un progetto comunitario di lunga durata, per guadagnare molto di più in futuro, apportando anche un grande valore aggiunto al paese. Ci sono tante risorse che potrebbero essere sfruttate in modo diverso, se lo si facesse insieme, si pensa solo all’uscio della propria porta. Le istituzioni, anche loro frazionate nelle idee, in questi anni hanno fatto molte cose, ma potrebbero farne molte di più. Spesso sono frenate dai tiraggi delle varie parti, dovuti a un’invidia delle varie frazioni comunali, cercano consensi diversi al quale l’amministrazione per accontentare tutti divide i suoi obiettivi in tanti piccoli progetti, trascurando quelli più grandi a favore di una singola zona, facendola rimanere nella mediocrità».
Cosa potrebbe fare la parrocchia per migliorare il territorio?
«Deve avere molta attenzione, essere viva, accogliente, soprattutto come nella vita cristiana a tenere alta la proposta in particolar modo con i giovani, una proposta che non deve solo attrarre ma coinvolgere in modo gioioso, non soffermandosi alle cose effimere, perché quello può farlo chiunque, ma dare un qualcosa di grande che ti completi».
Dopo tanti anni ha lasciato, su ordine del vescovo, la Parrocchia Maria SS. di Costantinopoli per passare alla guida di tre chiese di Sarno (S. Francesco, S. Matteo e Maria SS.ma delle Tre Corone), come ha reagito a questo distacco?
«L’uscita è stata faticosa, ma soprattutto dolorosa, nel periodo che precedeva la mia entrata a Sarno ero un po’ impaurito, poiché l’aspettativa era alta e insieme a questa anche la responsabilità, ma alla fine l’entrata è stata entusiasmante, sono rimasto molto contento per accoglienza ricevuta, però come si dice… “il primo amore non si scorda mai”, in 19 anni ho appreso moltissime cose, che porterò con me come un patrimonio d’esperienza».
Aspettative future?
«Che dire… Che possiamo fare tantissime belle cose, che non si sentano mai delusi dal mio operato e che possiamo costruire delle belle comunità, ora devo ragionare per tre, qui il lavoro si è triplicato, si lavora tanto e si dorme poco».
Luigi Rispoli