Intervista all’onorevole Gianfranco Nappi: “a tu per tu” col futuro dei nostri territori!
Dopo la riflessione dal tema “Disastri ambientali e Territorio” di mercoledì 15 novembre scorso al Bagus Cafè di Nocera Superiore, grazie al partenariato tra PolisSA e InfinitiMondi, abbiamo intervistato l’onorevole Gianfranco Nappi, direttore editoriale di “InfinitiMondi”.
Onorevole, quanto pesa la disgregazione del “sistema scuola”, sull’involuzione del “Capitale Sociale”, che non è più coeso e unitario come una volta, che non è più consapevole e coerente con la propria natura e non è più teso a un futuro comunitario?
«Una delle caratteristiche dell’accelerazione Neoliberista della società, è l’aver frantumato, spaccato, nel vero senso del termine, tutte le organizzazioni intermedie del tessuto sociale: la famiglia, il luogo di lavoro… È stato tutto frantumato e ricomposto in un ordine delle cose che vede la costruzione di un “individuo solo”, perché solo se centrato su se stesso, l’individuo può esprimere ed esaltare una sorta di “libertà a ogni costo”, che incarna, poi, lo spirito del neoliberismo. Questa è una mutazione socio – antropologica che ci consegna la compagine sociale neoliberista attuale. La scuola è dentro questa dinamica “disgregazionale”. La scuola poteva, ha rappresentato e deve tornare a rappresentare, invece, il luogo non solo di “costruzione del sapere formale” dei nostri ragazzi, ma il luogo dove possano sviluppare “coscienze critiche” in grado di fornire loro gli strumenti per “leggerla” questa società e interpretarne le svariate sfaccettature, per capire che posto occupano in questo futuro che sono chiamati a costruire. Disinvestire sulla Scuola significa disinvestire sul futuro della società».
Vorrei una terra nella quale i nostri figli possano andare all’estero per scelta, per ampliare i propri orizzonti, non per obbligo, non perché a “casa” il merito non viene premiato Gianfranco Nappi come sogna il futuro della nostra “terra”, da figlio di questa terra?
«Io vorrei sognarla e viverla, soprattutto, questa terra, insieme a chi vive in questa terra e non rinuncia a credere nel cambiamento e nello sviluppo positivo della nostra realtà. Vorrei una terra nella quale i nostri figli possano andare all’estero per scelta, per ampliare i propri orizzonti, non per obbligo, non perché a “casa” il merito non viene premiato … io sogno territori nei quali riprenda una prospettiva di una dimensione comune di cambiamento che metta al centro dello sviluppo la donna e l’uomo, i loro bisogni, il loro futuro. Vale tantissimo la pena, oggi più di ieri, battersi per questo sogno».
L’Europa chiede alle regioni del Mezzogiorno d’Italia, di allinearsi agli standard delle regioni più produttive… questa la motivazione alla base dei Programmi di Finanziamento stanziati dall’UE per Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia… quali, secondo lei, le cause di tale ritardo nella programmazione, per quanto riguarda la Campania, visto che la maggior parte dei fondi stanziati dall’UE, sono tornati indietro, inutilizzati, per mancanza di una progettualità concreta e coerente con le prospettive di sviluppo sostenibile, auspicate dall’Europa?
«Sì, tanti, troppi fondi sono tornati indietro! … Io penso che qui ci sia una parte del “fallimento” delle Regioni, penso che il Mezzogiorno dovrebbe “pensarsi” come “dimensione territoriale comune”, ci sarebbe bisogno di costruire alcuni grandi progetti, comuni a tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia, perché dalla logistica, all’assetto del territorio, alla ricerca, all’innovazione, alla promozione d’impresa, all’ambiente, si avrebbe così una grande “dimensione comune” nell’Area Meridionale che anziché essere un handicap, potrebbe diventare un reale punto di forza; più il Sud riesce a realizzarsi in una dimensione comune, più riesce a tenere viva nell’interesse e nelle attenzioni del Governo Centrale, quella che è una questione che resta aperta dall’Unità d’Italia, che è la questione del Mezzogiorno. Reputo ignobile il tentativo referendario nelle regioni Settentrionali, nello specifico Veneto, Lombardia, Piemonte, è la vittoria del puro egoismo… perché sarà anche vero che in queste regioni la produzione di PIL è più alta, ma a quella produzione di PIL, contribuiscono anche i cittadini delle Regioni Meridionali, e questo sia che si acquisti un bene materiale, un prodotto, un servizio… Oltretutto la maggior parte di queste grandi aziende che hanno Sede Sociale al Nord, hanno gli stabilimenti di produzione qui al Sud, perché non intervenire affinché gli introiti fiscali da essi derivati, restino nelle regioni Meridionali?».
Antonia Pannullo