Carmine Di Loreto: la mia medaglia di bronzo al valore sportivo

Domani il CONI gli conferirà una medaglia di bronzo al valore atletico per l’anno 2016. Eppure lui mira in alto: i prossimi giochi Olimpici.

«Ciao, Carmine! Ti va di rispondere a qualche domanda?».
«Sì, certo, perché?».
«Perché tu sei bravo e a me piace conoscere ragazzi bravi!».
Con Carmine è iniziata così: una telefonata e in meno di 48 ore sono arrivate le domande.

Mentre ho letto la sua intervista l’ho immaginato piccolo a praticare il suo sport del cuore (ha iniziato a tre anni e mezzo!) e poi con i suoi genitori a fare avanti e indietro Nocera Superiore-Napoli per allenarsi alla Nippon Club di Raffaele Parlati. Ora è parte del gruppo sportivo delle fiamme Oro della Polizia di Stato. Carmine vi piacerà, scommettiamo?

Carmine, quando hai iniziato e perché a fare questo sport?

«Ho iniziato a fare judo quando avevo soli tre anni e mezzo in una piccola palestra di Nocera Superiore con i maestri Giovanni Florio e Stefano Di Marino. Poi, all’età di quattordici anni, mi sono dovuto spostare ogni giorno a Napoli alla Nippon Club di Raffaele Parlati perché avevo capito che il judo doveva essere il mio futuro. Ora ho ventiquattro anni e faccio parte del gruppo sportivo fiamme Oro della Polizia di Stato. In parte ho realizzato il mio sogno… adesso mancano i giochi olimpici».

Martedì è un giorno importante: quali sono le tue sensazioni e come ti stai preparando?

«Per me è una grande soddisfazione ricevere un riconoscimento così importante da parte del CONI e non nego di essere molto entusiasta ed emozionato».

Non tutti i ragazzini iniziano con il tuo sport, molti giocano a calcio: perché preferire il judo, cosa da in più?

«Nelle nostre piccole realtà il calcio va per la maggiore. Non nego che anche io da bambino ero affascinato da quel pallone, ma poi i miei genitori mi hanno fatto avvicinare a questo fantastico mondo del judo dal quale non vorrei mai più staccarmi. Consiglierei a chiunque di fare questo sport, grandi e piccini. Ai bambini perché è uno sport completo che allena tutti i muscoli del tuo corpo. Essendo, poi, un’arte marziale ti infonde dei valori come il rispetto, la dedizione, e il sacrificio, che, a mio parere, sono fondamentali nella vita prima che nello sport. Molti considerano il judo uno sport individuale; in parte lo è, e questo ti aiuta a fortificare te stesso e la tua autostima, ma può essere considerato anche uno sport di squadra in quanto senza la presenza dei tuoi compagni (partner) è impossibile allenarsi».

La tua città e gli spazi per praticare sport: cosa ne pensi?

«Nocera Superiore purtroppo è una realtà molto piccola e mi dispiace dirlo ma è tanto arretrata per quanto riguarda le avanguardie sportive. Questo è stato uno dei motivi principali che ha determinato il mio trasferimento alla Nippon Club a Napoli. Io mi auguro che con il passare degli anni aumentino le strutture in grado di garantire uno sviluppo nell’ambito sportivo».

Tu sei un grande talento! Un vero e proprio orgoglio per il tuo territorio, ma per te cos’è il talento?

«Per me il talento è un qualcosa di innato. C’è ben poco da fare! Il talento è “riuscire facilmente in qualcosa, mentre gli altri impiegano tanta fatica”. Per questo motivo io non mi ritengo un talento, sono semplicemente un ragazzo che non ha mai mollato avanti alle prime difficoltà. Non mi sono mai arreso e imparavo dagli errori. E ancora oggi c’è tanto da sbagliare, e ancor di più da imparare».

Anita Santalucia

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