CARLOFORTE , UNO SGUARDO SULLA LETTERATURA CONTEMPORANEA IN MEMORIA DI “SERGIO ATZENI”

A Carloforte, dal 6 al 7 Settembre,  si terrà la quarta edizione delle “Giornate Sergio Atzeni”.  Quest’anno il tema sarà “Uno sguardo sulla letteratura contemporanea”, con incontri dedicati a Elio Vittorini e Fruttero & Lucentini.

Il 6 settembre 1995 è una data triste per la cultura italiana e quella sarda in particolare, segna la tragica fine di uno scrittore e giornalista sardo che, nell’acqua da lui tanto amata, sino a chiamarla “madre”, presso l’Isola di San Pietro, perdeva la vita a quarantatré anni: Sergio Atzeni.

L’intellettuale sardo da giovane si dedica al giornalismo, scrivendo per le maggiori testate sarde, attiva è la sua militanza del PCI.

Trasferitosi  per lavoro a Torino da vita al suo periodo creativo più importante, forse anche a causa della nostalgia per la lontananza dalla sua terra,  nascono così opere come L’apologo del giudice banditoIl figlio di BakunìnPassavamo sulla terra leggeri e Il quinto passo è l’addio.

   I romanzi di Atzeni sono ambientati in Sardegna, partendo dai tempi più atavici, passando attraverso le lotte dei minatori dell’epoca fascista, sino ai giorni nostri.

Lo scrittore usa un linguaggio che è un mix di sardo, italiano e il cagliaritano parlato dai giovani delle periferie. Pur parlando delle più svariate classi sociali, nei suoi racconti, si trovano in particolare riferimenti agli ultimi, gli sconfitti e gli emarginati.

Sergio Atzeni voleva intitolare “Madre Acqua” il suo romanzo “il quinto passo è l’addio” ma alla casa editrice Mondadori non piacque e si preferì il secondo il titolo che divenne quello definitivo.  A volte il destino ha modi strani per raccontarci che le sue strade sono impreviste, ma a volte scritte in maniera chiara, perché quell’acqua tanto amata da chiamarla “madre” sarà proprio il suo “addio”.

Da “Il quinto passo è l’addio”:
«Non potete maledire l’acqua?»
«Non si maledice una madre. L’acqua è madre… l’uomo ha molte madri, acqua, terra, sole, aria… Preferirei stare sotto un olivo, con un bicchiere di vino in mano, ascoltando e raccontando storie con gli amici…»

Chissà se Sergio avrà avuto il tempo, mentre la “madre acqua” lo riaccoglieva nel suo seno, di rivedere con gli occhi della memoria, i posti che aveva amato, come Ruggero Gunale, il protagonista del suo romanzo, mentre la nave, che lo porta lontano dai suoi luoghi, si allontana dal porto. Sicuramente avrebbe rivisto, tra  le altre cose, i giorni passati a Carloforte, sull’Isola di San Pietro, terra che non l’ha dimenticato.  Tanti sono stati, in questi anni, quelli che l’hanno ricordato con eventi culturali o intimi concerti ,questi ultimi tenuti nei pressi degli scogli che gli hanno preso la vita.

L’Associazione Culturale Saphyrina, dal 2016, ventennale della tragedia, in collaborazione con la vedova dello scrittore e con il patrocinio del Comune di Carloforte, promuove, nei giorni a cavallo della data della scomparsa, le “Giornate Sergio Atzeni” .
Dopo le giornate dedicate, lo scorso anno, a un omaggio a Italo Calvino, quest’anno il tema sarà “uno sguardo sulla letteratura contemporanea”.
 Gli incontri avranno luogo nello splendido scenario del Giardino di note, nella zona storica di Carloforte, a ridosso delle antiche mura di cinta e del Forte Santa Teresa, con un panorama che si apre sul mare sardo.

Inizia il 6 Settembre alle 19.30 Gianfranco Petrillo  con “Io so cosa vuol dire essere felice” Vittorini in Sardegna.

Il  7 Settembre, alla stessa ora, Domenico Scarpa: “Fruttero & Lucentini, Basta il nome”

Polis SA Magazine seguirà le serate anche in qualità di Media Partner.

Ci piace chiudere con un estratto da “Passavamo sulla terra leggeri”:«Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti, eravamo felici.»

Antonello Rivano

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