SPORT E TECNOLOGIA
Già da molto tempo le innovazioni tecnologiche hanno cominciato ad entrare in contatto con il mondo dello sport e negli ultimi anni questo rapporto si è notevolmente intensificato. Numerosi sono i dispositivi elettronici usati dagli atleti e dalle società sportive per tenere sotto controllo i risultati degli allenamenti. In alcuni casi si è deciso di andare oltre, accettando che questi congegni intervengano persino nelle decisioni arbitrali. Nella scherma, ad esempio, vista la velocità dell’azione, da circa un decennio si è deciso di introdurre la moviola, il cui intervento può essere richiesto sia dai direttori di gara che dagli atleti stessi.
Le moderne tecnologie hanno rapidamente rivoluzionato anche il mondo del tennis, uno dei primi sport a richiedere l’intervento della moviolain campo. Già nel 2005, infatti, la federazione tennistica internazionale, meglio conosciuta come ITF, decise di approvare l’utilizzo del cosiddetto occhio di falco a livello professionistico. Si tratta di un sistema assai complesso che consente di riprodurre quasi perfettamente la traiettoria della pallina, utilizzando le immagini registrate da almeno quattro telecamere, posizionate in angoli diversi del campo da gioco. L’ITF ritenne necessario introdurre questa strumentazione, dal momento che gli errori arbitrali stavano diventando sempre più frequenti e talvolta finivano addirittura col compromettere l’esito delle partite. L’occhio di falco cominciò ad essere introdotto nei tornei più importanti a partire dal 2006 e venne richiesto per la prima volta dalla tennista olandese Michaella Krajicek durante la Hopman Cup dello stesso anno. Al momento l’Hawk-Eye è presente in quasi tutti i tornei maschili e femminili del circuito maggiore, fatta eccezione per quelli giocati su terra battuta, nei quali il suo utilizzo non è affatto necessario, in quanto questa superficie di gioco permette di vedere chiaramente dove è avvenuto il rimbalzo della pallina.
Nel mondo del calcio, la moviola in campo è stata introdotta soltanto in tempi più recenti, nonostante molti addetti ai lavori, tra cui il compianto giornalista televisivo Aldo Biscardi, ne invocassero l’utilizzo da oltre vent’anni. In un primo momento le federazioni nazionali ed internazionali non erano affatto propense all’utilizzo della tecnologia in ambito calcistico, tuttavia, a causa dei sempre più numerosi errori arbitrali, si è deciso di cambiare rotta. Nell’ottobre 2012, la FIFA, all’epoca sotto la guida di Joseph Blatter, decise di approvare ed introdurre con effetto immediato la cosiddetta Goal-Line Technology, un’innovazione basata su un complesso sistema di telecamere e volta a ridurre notevolmente gli episodi di goal fantasma. In caso di dubbio, infatti, il direttore di gara ha la possibilità di consultare il replay e capire se il pallone ha effettivamente superato la linea di porta. La UEFA preferì risolvere il problema dei goal fantasma introducendo gli arbitri addizionali (o giudici di porta), non affidandosi dunque alla tecnologia. Appena qualche anno dopo si è deciso di introdurre la tanto desiderata moviola in campo: la Video Assistant Referee (VAR). Si tratta di un sistema tecnologico che può intervenire solamente in alcuni casi specifici e non può essere richiesto dalle squadre in campo, ma soltanto dall’arbitro e dai suoi assistenti. Durante questi primi anni di attività, la VAR ha raccolto opinioni contrastanti: in molti la reputano indispensabile, alcuni ritengono che se ne potrebbe fare a meno, altri ancora sono convinti che essa rovini il mondo del calcio. Ad ogni modo, la video assistenza arbitrale non è stata immediatamente adottata da tutte le federazioni, basti pensare che nella Premier League, la massima serie inglese, è stata introdotta soltanto all’inizio di questa stagione.
Dando troppo spazio alle innovazioni tecnologiche (in Gran Bretagna già si pensa agli arbitri robot), si rischia che lo sport perda un po’ del fascino che lo contraddistingue. Bisogna però ammettere che l’applicazione della tecnologia al mondo del calcio, così come al mondo del tennis e della scherma, ha portato una serie di risultati positivi, dato che il numero di errori arbitrali è notevolmente diminuito.
Paolo Petti