INCONTRIAMO CARMEN LIZA COSTA, IL VOLTO DI POLIS SA EMILIA ROMAGNA

Conosciamo Carmen Costa, Responsabile Polis SA Emilia Romagna.

Carmen, collabori con il dipartimento progettuale Polis SA già da diversi anni, parlaci di questa nuova avventura come figura di riferimento nella tua regione.

«Sono tre anni che Polis SA è entrata nella mia vita, da quando la mia collega e amica Antonia Pannullo iniziò il suo percorso in Polis Sviluppo e Azione. Come Pedagogisti Familiari, noi operiamo, progettiamo, “pensiamo” in gruppo, in una sorta di “rete valoriale ed esperienziale” condivisa che valorizza ed esalta le peculiarità del singolo inserendolo però in un contesto corale di maggior impatto. In parole povere, un Pedagogista Familiare porterà sempre il suo gruppo con se, funzioniamo come “un sistema complesso a più fattori”, esattamente come Polis Sviluppo e Azione. Inoltre, per me che da sempre mi occupo di Diritti Umani, entrare a fare parte di un progetto che già basa la sua realtà associativa su valori chiavi quali la difesa, la promozione e la realizzazione delle libertà fondamentali e di una democrazia compartecipata, pervade con un senso profondo di gratitudine al gruppo dirigente di Polis SA e al suo portavoce nazionale Mimmo Oliva.»

Creare rete a sostegno della “ripartenza del territorio” a partire dalla cultura. Una sfida davvero impegnativa.

«La proposta di rappresentare Polis SA Emilia Romagna, è entusiasmante  ed è foriera di un’avvincente navigazione in vecchie mappe, con occhi nuovi.
Le iniziative in una regione così vasta saranno, o meglio, sono “pensabili” a partire dalla cultura che passa dalla frammentazione ad una cultura dell’integrità, e consente così, di tradurre le numerose migliori pratiche già esistenti, nuove visioni e soluzioni innovative, per realizzare azioni collettive rispettose delle realtà olistiche della nostra interdipendenza nella vita. Tale visione spinge a creare capacità nelle persone e nei sistemi, in un approccio multidisciplinare che unisca i quadri di riferimenti di un’ecologia restaurativa, con i bisogni socio economici della comunità, consapevoli che un’integrità socio-culturale e rigenerativa riconosce e apporta valore a tutte le parti, sulla base della partecipazione. Si tratta di una comunità alimentata da una cultura consapevole, realizzata tra soggetti capaci di mediare tra diversi ambiti che pongono al centro l’uomo e il suo “farsi umano”: tradizioni, cultura, pratiche già collaudate e fruttuose, soluzioni innovative.
Su questo tessuto le iniziative, le persone, i talenti sono guidate dalla capacità di adottare un’ottica olistica dove i diritti universali siano parte integrante del progetto e non di risposte emergenziali, in una produzione culturale e di azione, che condivisa come un grande progetto culturale open ended, consente di migliorare  le idee e le iniziative significative in un virtuoso circolo di Ricerca e Azione Cultura innovativa.»

Galante Teo Oliva

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