LA RIVOLUZIONE DELLE API
Una frase, attribuita ad Einstein, recitava così: “Se le api scomparissero, all’uomo non rimarrebbero che quattro anni di vita”. Senza allarmismi, sarebbe il caso di iniziare a preparare bagagli per un altro mondo che non sia il nostro. Perché nel nostro, appunto, l’inquinamento globale ed i drastici e preoccupanti cambiamenti climatici stanno provocando una graduale estinzione delle api. Un fenomeno che gli scienziati definiscono “sindrome del collasso delle colonie”. Secondo fonti attendibili, in Europa si contano perdite fino al 53%, negli Stati Uniti fino al 90% : la biodiversità è, dunque, fortemente a rischio (l’Unione internazionale per la Conservazione della natura calcola che, con la diminuzione delle colonie di api ed altri insetti impollinatori, oltre 20mila tipi di fiori scompariranno in una decina d’anni). In un reportage giornalistico molto puntuale ed attento, le giornaliste Adelina Zarlenga e Monica Pelliccia, che presentano il libro “La rivoluzione delle api”, denunciano questo stato di degrado evidenziando l’importanza di questi insetti per la salute del Pianeta. Ed attraverso la testimonianza di apicoltori e apicultrici, disegnano un quadro della situazione ben dettagliato: il compito delle api, al di là della produzione del miele, è fondamentale per la sostenibilità dell’ecosistema terrestre. La diminuzione progressiva dell’insetto metterebbe a rischio l’approvvigionamento alimentare dell’intero globo: al bando frutta e verdura ed altri preziosi alimenti come aglio, carota, cavoli, cipolla ed i prodotti a base di soia e girasole. Un disastro se si considera che le api svolgono un’azione essenziale di impollinazione anche per le piante di erba medica e trifoglio. Le finalità dello studio su questi fenomeni, realizzato dalle due giornaliste, sono quelle di spiegare metodi di prevenzione per frenare il verificarsi dei danni ambientali dovuti in primis alla scelleratezza degli uomini. A cui poco importa l’utilizzo esagerato di pesticidi dannosi per la loro tossicità. Le laboriose api subiscono veleni, pesticidi,, inquinamento, urbanizzazione, campi magnetici e mutazioni climatiche. Il loro ciclo vitale è già compromesso e la loro mancanza provocherebbe la riduzione della riproduzione delle piante con la conseguenza che, almeno tra trent’anni, non ci sarebbe più cibo a sufficienza. E’ tempo di agire preferendo un’agricoltura biologica, vietando i pesticidi, abolendo lo sfruttamento sfrenato delle risorse naturali. Durante la presentazione del libro scritto a quattro mani dalle due autrici e presentato ad Isernia nella sala di lettura di “Radici nella terra”, negozio di prodotti biologici e naturali, è emerso un fattore inquietante: l’estinzione delle api preoccupa fino ad un certo punto quando la soluzione è quella di introdurre nell’ambiente api-robot per l’impollinazione. Il prospettato mondo artificiale ci fa ribrezzo. L’intelligenza scaturita dal piccolo cervello di questi insetti mai varrà un cervelletto elettronico. Il rimedio estremo del “the robobee” prospettato da scienziati americani ed inglesi, che già ha ricevuto cospicui finanziamenti (si parla di un contributo di 10 milioni di dollari per costruire la cosiddetta ape artificiale), ci intristisce. Le soluzioni sono da ricercare altrove: bisogna gestire la terra e l’agricoltura in maniera più ragionevole piantando, ad esempio, più fiori, favorendo l’apicoltura urbana controllata. Un solo fiore su un balcone può rappresentare un aiuto ed un freno all’estinzione di questi insetti. L’Inghilterra ha messo a punto un incentivo agli agricoltori per favorire il piantare di fiori selvatici ed in tanti suggeriscono indicazioni per costruire alveari destinati ad api selvatiche migliorando e fornendo un habitat più idoneo per queste preziose amiche alate. La presentazione del volume “La rivoluzione delle api” è stata coordinata dalla giornalista Eleonora Mancini e ha visto la partecipazione dell’azienda “Apicoltura Colle Salera”, di Pratola Peligna (AQ), che ha organizzato una degustazione di miele biologico.
Silvia De Cristofaro