CIAO KOBE!

Domenica sera quando mi arrivò il messaggio “E’ morto Kobe Bryant” speravo fosse uno scherzo…invece purtroppo non è stato così. Kobe 41 anni, sua figlia di 13 anni ed altre persone hanno perso la vita in un’incidente aereo. Ho cominciato a girare per i social e a scambiare messaggi con amici appassionati di pallacanestro e ho visto che la reazione è stata per tutti la stessa: incredulità, tristezza, rabbia, mancanza di parole come fosse una persona conosciuta. Il “Black Mamba”,questo il suo soprannome ripreso dal film Kill Bill, ha rappresentato per milioni di persone un idolo, un’icona, un personaggio che ha fatto sognare tifosi e avversari; la sua grande classe era indiscutibile, secondo solo a Michal Jordan(è stato uno dei primi ad esprimere il dolore per questa grande perdita) ha fatto tornare a vincere i Los Angeles Lakers che non vincevano dai tempi di Magic. Ci ha lasciato un grande vuoto e noi Italiani gli eravamo parecchio affezionati, perché è stato per tanti anni in Italia: il padre Joe ha militato per anni nel nostro campionato, in particolare a Rieti e Reggio Emilia e il suo parlare Italiano perfetto ce lo faceva sentire più vicino. Tifosissimo del Milan, che è stata una delle prime società a fare le condoglianze, una volta venne anche a Roma per uno stage con la Stella Azzurra e volle incontrare anche Francesco Totti. I genitori gli diedero il nome Kobe perché adoravano la carne giapponese, quando era piccolo era gracilino tanto che una professoressa italiana di educazione fisica, disse che non era adatto a giocare a basket. Anche se era un talento, sapeva che per privilegiare e vincere ad alti livelli, avrebbe dovuto lavorare moltissimo. La sua determinazione e la sua maniacale ricerca della perfezione la ricordano tutti, da giocatori ad allenatori: arrivava anche due ore prima per migliorare i suoi difetti al tiro o nella difesa, o per vedere video di partite anche di altri campionati per trovare qualche spunto su come migliorare anche nei più piccoli gesti, tanto che sono arrivati a chiamarla “Mamba Mentality”. Questo gli ha permesso di vincere 5 titoli NBA e 2 ori olimpici. La leadership e il suo carisma era riconosciuto da tutti, anche dagli altri sportivi. Terminata la carriera agonistica, aveva iniziato a fare convegni su come migliorarsi e credere in se stessi. Quando annunciò il suo ritiro nel 2015, molti avversari lo applaudirono a più non posso nei campi dove giocò le ultime partite. Bellissima una lettera di un tifoso dei Boston Celtic che non voleva credere al suo ritiro, perché nonostante avesse battuto molte volte la squadra di cui era sostenitore, adorava vederlo giocare. Quando si ritirò, scrisse una lettera che iniziava cosi “Dear Basketball”, una lettera d’amore allo sport che aveva segnato la sua vita e la sua formazione di uomo, unico per tutto quello che gli aveva dato. È forse una delle lettere più belle mai scritte da uno sportivo, tanto che da essa fu tratto anche un cortometraggio che gli permise di vincere un oscar nel 2018. Riproponiamo il cortometraggio a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=x3x5C3iNLKo .

Caro Kobe, sei stato un mito … ora sei leggenda! La tua classe e il tuo sorriso ci mancheranno tanto. Buon viaggio!

Marco Caruso

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