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COVID-19. MERCATO S. SEVERINO E VALLE IRNO SITUAZIONE DEI CONTAGI

Proseguendo nella nostra incursione per quanto concerne il famigerato Coronavirus – o Covid-19 che dir si voglia – emergono urgentemente altre fattispecie di contrasto al “morbo ferale”. Momenti di esorcizzazione, di orgoglio (nazionale e/o individuale – anche nel territorio di Mercato S. Severino, nel Salernitano e nella Valle Irno). Momenti di controllo, o di reazione a questo pericoloso nemico – invisibile agli occhi eppure quasi indelebile e “indebellabile”. Come i tanti, commossi flash mob – a base di musica e ironia, anche con la partecipazione dei bambini – o come le concitate intenzioni di preghiera, con invocazioni e suppliche, che negli ultimi tempi si moltiplicano (fervorose?) tra famiglia e famiglia. Ed anche in tv, o sui nuovi media. Tra cronisti e operatori della comunicazione che si stanno organizzando al meglio, in tempi brevissimi; con le principali istituzioni ecclesiastiche (il papa e i vescovi, i sacerdoti) o religiose (frati, suore, secolarizzati e semplici cittadini) che impetrano a Dio di risparmiare questo mondo dalla pandemia. Alcuni organi di stampa legati al clero riportano notizie su quanto la Chiesa universale stia attuando nei confronti di chi soffre, in particolare i senzatetto – le vittime più sofferenti, esposte alla miseria più nera. Con il solito contorno di polemiche sempre contro il Vaticano, che – a detta dei soliti “leoni da tastiera” e/o dei qualunquisti di ogni risma – non farebbe “mai niente di concreto” per loro. È di questi giorni un servizio televisivo – osservato da chi scrive – molto generalista, su un canale Rai (all’interno di un telegiornale) riguardo i clochard a Napoli. Il servizio – agli occhi di chi sta scrivendo – era offensivo nei riguardi dei poveri, innanzitutto in quanto i “senza fissa dimora” non esistono soltanto nella realtà partenopea ma anche in altri grandi centri – da Sud a Nord; per di più le telecamere indugiavano sui volti spenti di questi reietti; dei “relitti” umani. Senza vergogna, offendendo – è solo un nostro modesto parere – la grandissima dignità degli umili; degli ultimi di questa terra. Già abbastanza maltrattati dal destino. Sebbene, forse, il servizio intendesse solo far luce su questo allarmante fenomeno. A parte il servizio giornalistico sulla Rai, i suddetti “leoni da tastiera” dissertano sull’opulenza del Vaticano, che dovrebbe risolvere – in uno schiocco di dita – il problema dei migranti e di chi è invisibile. Appunto in quanto ognuno di noi “si lava le mani” (pilatescamente), attribuendo alla Chiesa “astratta” l’ingrato compito di provvedere a tutti. Invece, nel silenzio di tv e giornali – dichiara l’organo della Cei “Avvenire” (pur “di parte”, se così possiamo affermare) – la Chiesa parrebbe vicina ai contagiati e alle loro famiglie. Creando occasioni di solidarietà, grazie all’8Xmille che giunge alla massima istituzione cattolica. Tre milioni per dotare gli ospedali di attrezzature moderne ed efficienti sono stati stanziati nei giorni scorsi grazie all’impegno della Cei. In precedenza, la Chiesa avrebbe anche messo a disposizione ulteriori 13 milioni di euro per altre attività e/o scopi. Anche i laici stanno facendo a gara per fini di beneficenza: la Protezione Civile nazionale ha subito attivato protocolli da unità di crisi, nonché ha organizzato una raccolta fondi pubblicizzata su tutte le reti televisive. Anche a Mercato S. Severino la Protezione Civile locale, Epi – Emergenza Pubblica Irno, con tanti e validi volontari – sta da settimane consegnando senza sosta medicinali e farmaci vari a domicilio, incessantemente. Ciò accanto ad altre mansioni, più propriamente “consuetudinarie” e/o di loro diretta competenza. Come la sanificazione ambientale, per le strade e i locali del comprensorio. Svolta più volte, negli ultimi tempi. Tutto di concerto con l’amministrazione comunale – il primo cittadino Somma sta seguendo attentamente l’emergenza di tale situazione, prodigandosi per la popolazione – e con le farmacie di S. Severino, anche nelle frazioni. Nonché con esercizi commerciali legati alla grande e alla piccola distribuzione (ad esempio il Conad, per la prima fattispecie), che offrono gratuitamente servizi door to door anche loro – assieme alle già citate farmacie. Ma questo è stato ormai detto più volte, da parte di chi scrive. Quel che preoccupa – invece, e sono (questi) i momenti di paura – è il diffondersi del contagio nella pur piccola realtà di S. Severino. Ventiduemila abitanti, sparsi per ben ventidue località – tra frazioni, casali e gli antichi “quartieri di lignaggio”, descritti dagli storici sanseverinesi. Oltre all’ultraottantenne A.A., residente in via Ferrovia al capoluogo, è risultata positiva anche la hair stylist porta a porta Rita Marra (le generalità sono state fornite proprio dai familiari, che hanno dato l’assenso alla divulgazione – al fine di risalire agli eventuali contatti). Pare che la donna, attualmente affidata alle cure del caso, risieda in via Tommaso Sanseverino (sempre al capoluogo). È una signora molto conosciuta, in città. Cognata di un altro acconciatore, titolare – ma nel passato – di un’accorsata attività al centro del paese. E purtroppo vi è stato anche un decesso – stavolta sul serio, non a livello di fake-news (notizie false): si è trattato di un Sanseverinese residente a Montesarchio – nel Beneventano – ma domiciliato a S. Severino. È morto a 50 anni, per una polmonite interstiziale da Sars e Coronavirus associati. G. D. le iniziali. Anche lui residente al capoluogo, anch’egli in una zona centralissima. Secondo alcune voci, era parente di un dipendente comunale. Tra gli ultimi “bollettini di guerra”, cui ormai siamo abituati – anzi, assuefatti – ecco circolare il nome (e perfino le foto, sui social!) di un nuovo caso – sempre a Mercato S. Severino, però nella frazione Pandola: appena pochissimi giorni fa la notizia di un’ennesima positività. Un uomo che proveniva dal Nord Italia, ricoverato – inizialmente – al “Ruggi” di Salerno. Le primissime voci insistevano sul fatto che fosse risultato negativo a un tampone; poi sono emersi altri particolari dettagli: il malcapitato si sarebbe posto in regime di autoisolamento (quarantena) non appena rientrato in Campania. La zona dove vive la famiglia è stata igienizzata, ma sembra che uno dei figli sia uscito di casa. Alcuni sostengono che il rampollo sia stato denunciato, per questo motivo. Ultimissime notizie, infine, asseriscono che ancora in data 25 marzo ultimo scorso (cioè al momento in cui scriviamo) l’infezione si sia propagata nella popolosa frazione di S. Vincenzo. Ad essere stato contagiato sarebbe (il condizionale è d’obbligo, anche se l’informazione è certa e verificata) un imprenditore che vive appunto a S. Vincenzo. La sede della sua azienda è ubicata a Solofra, in provincia di Avellino ma vicina alla Valle Irno; facilmente raggiungibile da S. Severino. È stato disposto il ricovero al nosocomio “Fucito”, località Curteri. Già l’uomo era in isolamento, in quanto un altro congiunto (che vive in un’area diversa) ha sviluppato sintomi similari – risultando poi contaminato dal Covid-19. Il sindaco Antonio Somma invita tutti alla cautela e stigmatizza lo “sciacallaggio” sui social. In attesa di altre notizie, esprimiamo lo sconcerto per questo tempo bislacco, sospeso, surreale. Chiosiamo, domandandoci per quale motivo tamponi definiti “negativi” denotino – dopo poco tempo – invece la positività al virus.

Anna Maria Noia

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