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L’ intelligenza della resilienza

Ovvero del ‘lasciateci lavorare in condivisione’

La situazione creata dal Corona virus ha proposto, in termini diversi dal passato, la questione del rapporto tra processi di apprendimento e strumenti del digitale. La situazione attuale è  una svolta “radicale” nel campo della didattica. Il cambiamento sarà inevitabilmente di lunga durata ed investirà il futuro del fare scuola (e non solo), comunque si risolva la contingenza. Sale prepotentemente agli onori della cronaca la questione della  “strategia politica pubblica dell’istruzione”. Appare chiaro che non si tratta di gestire al meglio la contingenza nell’uso della strumentazione on line, ma di costruire l’innovazione di un sistema, che si è rinnovato in modo repentino. Cito a memoria:  ‘il cambiamento può sempre essere perseguito secondo due modalità: per trazione  e per spinta’ .

Metaforicamente l’organismo scolastico sale verso la meta voltando le spalle al carico che trasporta (docenti, allievi, famiglie). Il cammino è difficile, tuttavia man mano che si sale l’orizzonte si amplia. Se, al contrario, ‘spingiamo’ il carico nasconde la vista, il sentiero è incerto.  Il valore sta, forse, nella scoperta di soluzione ‘quotidiane’? Il Ministero dell’Istruzione dovrebbe combinare le due modalità ( per spinta e per trazione), e contemporaneamente dirigere questo organismo complesso. In altre parole, non solo indicare mezzi e strumenti, ma fornire una reale piattaforma nazionale, per dare al Paese uguaglianza ed unità. Valorizzare lo strumento che si stiamo testando sul campo e  badare, soprattuttto, al capitale umano che lo accompagna.

Voglio dire che la realtà complessa, che si è delineata a causa della emergenza ‘pandemia’, deve essere ricondotta in un virtuoso processo di riqualificazione culturale, o, se preferiamo, di ‘rivoluzione’ culturale.

Da poche settimane anche l’Università si è dovuta piegare all’uso delle tecnologie informatiche: esami e lauree da marzo (e fino alla fine della epidemia) si terranno in modalità on line. Ho letto numerosi commenti a proposito di questa decisione (immagino sofferta, ma inevitabile): qualche studente rimpiangeva il cerimoniale della proclamazione in presenza, qualcuno si lamentava di non poter festeggiare con i genitori e con gli amici, altri si dicevano dispiaciuti per non poter stappare la canonica bottiglia di spumante appena fuori dall’aula delle lauree  e mandare al rogo le ore spese sulle ‘sudate carte’. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, i nostri ragazzi si sono dichiarati favorevoli a questa modalità e si sono visti, sui social, numerosi ‘scatti con laurea’; sono giorni che non dimenticheremo. E neppure dimenticheremo i bellissimi sorrisi di questi ragazzi ‘2020’ fieri di avercela fatta, malgrado il buio che hanno nel cuore. Danno speranza e leggerezza.

Il Rettore dell’Ateneo salernitano dott. Vincenzo Loia ha parlato, nei suoi messaggi rilanciati dai social, di ‘intelligenza della resilienza’; di fatto l’Università, come la scuola, ha operato, in tempi brevissimi, un passaggio epocale. Dalle lavagne di ardesia, come qualcuno ha scritto, alle piattaforme informatiche.

Ben venga l’innovazione, ma dovrà essere governata per non diventare ennesimo elemento di differenza sociale (che rimanda alla disparità economica).

Stiamo navigando una realtà complessa che è ‘questione complessa’, che è ‘sistema complesso’.

Il cambiamento sta permeando il nostro vissuto, ma non possiamo fare dell’incertezza la nostra certezza.

La rivoluzione non va evitata, ma guidata (per evitare il pullulare di ‘confuse piattaforme’).

Maria Rosaria Anna Onorato

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