AGNONE (IS). L’ESODO DEGLI OSPITI DELLA CASA DI RIPOSO “TAVOLA OSCA”
L’immagine scorrevole vista nei tg regionali e saltata all’attenzione dei media nazionali è stata quella non di auto nella direzione del mare, come si era soliti osservare in questi periodi di festività prepasquali: erano ambulanze che, nei giorni scorsi, hanno trasportato più di una decina di anziani dalle case di cura, nel nostro caso quella di Agnone in provincia di Isernia, presso cui risiedevano fino all’ospedale “Santissimo Rosario” della cittadina venafrana. Una “fuga” improvvisa, giustificata dall’esigenza di fornire ai pazienti risultati positivi al Covid 19 ma asintomatici, un’assistenza adeguata, venuta a mancare nelle strutture di accoglienza che in quest’ultimo periodo non sono state in grado di gestire l’emergenza.
La notizia fa riflettere proprio in base al fatto che diverse case di riposo, anche sul territorio nazionale, sono adesso al centro del mirino di indagini sull’organizzazione delle misure da intraprendere per la sicurezza dei pazienti più anziani.
Nel caso della casa di riposo “Tavola osca” di Agnone, i vertici della struttura dicono la loro: «la tutela degli ospiti è sempre stata garantita. Fin dal mese di marzo, i pazienti sono stati isolati anche dagli stessi familiari per evitare contagi. Nonostante queste cautele ed in seguito ai tamponi effettuati, diversi pazienti sono risultati positivi e positivi tutti i dipendenti impiegati (ad eccezione di una neo assunta che, ovviamente, da sola non avrebbe potuto garantire l’assistenza ai ricoverati). Considerata la gravità della situazione» come hanno spiegato dalla direzione « ed impossibilitati a reperire personale Oss che avrebbe dovuto sostituire quello in quarantena, il trasferimento al “Santissimo Rosario” che ospita la Rsa Covid-19 a bassa intensità è stato necessario per garantire la costante presenza infermieristica e medica al paziente.»
I vertici della casa di cura dovranno però comunque rispondere alle denunce per degrado assistenziale presentate alla Procura della Repubblica anche per aver consentito ai dipendenti positivi di lavorare; «l’alternativa», dicono « sarebbe stata quella della chiusura della struttura privando così gli ospiti dell’assistenza necessaria».
Intanto il trasferimento nella cittadina venafrana è stato effettuato in sicurezza. I pazienti sono in buone condizioni: lo ha dichiarato il direttore generale dell’Asrem, Oreste Florenzano all’Ansa. Ad accertarlo il medico infettivologo di Campobasso, Donato Santopuoli. In mancanza di una linea telefonica, i pazienti hanno ricevuto dei telefoni cellulari per mantenere il contatto con i parenti. La struttura di Venafro non presenta criticità di contagio: per garantire operativi gli altri ambulatori, i percorsi di entrata e di uscita sono indipendenti. In breve tempo è stato dunque possibile dare una sistemazione adeguata, grazie anche alla collaborazione di Croce Rossa e Protezione civile. Si provvederà ancora al reclutamento di personale e nell’immediatezza a reperire i dispositivi di protezione. Il “Santissimo Rosario” non ha rianimazione quindi, nel caso ci fosse un peggioramento delle condizioni dei pazienti si sceglierà di trasferirli a Campobasso. Ù
La questione delle case di cura resta quindi la mancanza di linee guida precise per la prevenzione del covid 19. Rsa e case di riposo spesso non sono in grado di fronteggiare l’emergenza, come ha ben ampiamente dimostrato quest’esperienza: è necessario chiedere direttive alla Regione Molise o all’ASReM. Nell’immediatezza, il trasferimento presso strutture ospedaliere sembra l’unica soluzione che salva la vita. Chissà se quel talentuoso di Domenico Modugno avrebbe intonato, in un improvvisato flash mob, “il vecchietto dove lo metto? mi dispiace ma non c’è posto. Va a finire che non c’è posto forse neppure nell’aldilà”. Forse.
Silvia De Cristofaro