A me pare che il mondo resti fermo
La storia di un Primo Maggio
di Mimmo Oliva
“La mia prima volta fu il Primo Maggio del 1951. Partecipai, guardai e cercai di capire. Osservai.”
“A me pare che il mondo resti fermo – La storia di un Primo Maggio” è un saggio storico, edito da Edizioni Polis – con introduzione di Galante Teo Oliva e prefazione di Mario Avagliano – che raccoglie “i pensieri e gli appunti di Galante Oliva sul Primo Maggio a Nocera Inferiore” che “vanno dal 1956 al 1974, anni in cui era stato protagonista attivo della storia sindacale di Nocera Inferiore e della provincia di Salerno.”
Mimmo Oliva ripercorre la Storia del Primo Maggio a Nocera Inferiore dal 1956 al 1974 attraverso gli scritti originali del padre, Galante Oliva, importante esponente della vita politica e sindacale dell’agro – nocerino – sarnese, con una forte “identità politica e culturale”, formatosi anche presso la celebre scuola di Frattocchie dal ’55 al ’58.
“In questo libro è concentrata la storia del Primo Maggio più importante del salernitano, e probabilmente di buona parte del Sud.”
Nel saggio “A me pare che il mondo resti fermo” – scorrendo i discorsi di Galante Oliva del Primo Maggio – si attraversano tutte le fasi storico – sindacali con uno sguardo anche agli avvenimenti politici esteri: la dittatura franchista in Spagna, le vicende del Portogallo, la Grecia, il divario economico – sociale tra Nord e Sud, la persecuzione di lavoratori appartenenti al P.C.I., al P.S.I. e alla C.I.G.L., la forte emigrazione dei giovani del Sud verso il Settentrione e verso l’estero.
“Io però voglio raccontarvi un’altra storia del Primo Maggio, una storia ambientata nel Sud del nostro Paese, in una città che riguardo a rivendicazioni e lotte, sconfitte e vittorie dei lavoratori, non è seconda a nessuno.”
Un viaggio nel Primo Maggio nell’agro – nocerino – sarnese dal 1956 al 1974, in particolare a Nocera Inferiore, cittadina fulcro nella provincia di Salerno per l’industria manifatturiera, in particolare l’industria conserviera.
“Rimbalzano da queste pagine anche le grandi lotte operaie e contadine degli anni ‘ 50 – ’70 nelle campagne, nelle industrie conserviere e negli stabilimenti dell’agro – nocerino – sarnese, dalla MCM al Confettificio Costabile, dal Pastificio Ferro alla Cartiera di Scafati fino alla Buscetto e alla Cirio – Star.”
Le condizioni dei lavoratori erano terribili, come nella fabbrica di conserve, Gambardella, o nelle M.C.M. dove “esiste solo la loro legge che è quella dell’arbitrio, della rappresaglia, del licenziamento, del super sfruttamento bestiale”.
Un ricordo indelebile, colorato di rosso, è quello dedicato al Primo Maggio 1964 da Gabriele Sellitti alle operaie di Nocera, lavoratrici instancabili delle c.d. fabbriche di pomodoro: “Le Monache Rosse”.
“Il Primo Maggio del 1956 cominciai urlando dal palco “compagni, lavoratori, lavoratrici, giovani e ragazze”, lì in Piazza Cianciullo, davanti al Liceo Classico G.B. Vico, lì dove poi Ettore Scola girò il film “C’eravamo tanto amati”.
Galante esulta il Primo Maggio del 1959 a seguito dell’approvazione della Legge “Erga Omnes” che riconosce le condizioni dei contratti di lavoro a tutti i lavoratori e non solo agli iscritti sindacali. Trascorre il 1° Maggio del 1961 in Germania, a Muhlhausen, nella RDT annotando nei suoi scritti la mancanza di unitarietà ed il forte pregiudizio nei confronti di un meridionale nella sua stessa delegazione. Nel 1962 ricorda ai manifestanti “i valorosi lavoratori spagnoli e portoghesi a cui fu negato il diritto di manifestare e molti dei quali giacevano in galera”. Nel 1964 evidenzia che il “Primo Maggio 1964 veniva festeggiato in tutto il mondo tranne che in Spagna e Portogallo, dove i fascisti Franco e Salazar la facevano da padroni.”
Nel 1965 “Il Primo Maggio 1965 ebbe un particolare significato. Si celebravano i 20 anni della Liberazione del nostro Paese dal fascismo.” Nel 1967 espose tra l’altro che aumentava lo squilibrio tra Nord e Sud. Nel 1970 il Primo Maggio fu celebrato unitariamente dalle tre organizzazioni sindacali e nacque lo Statuto dei Lavoratori. Nel 1974, nell’accennare al referendum sul divorzio, salutò con Viva l’unità della classe operaia del Nord e del Sud per la libertà e la civiltà.
“Salutai con il grido: “Viva il Primo Maggio!””
Mimmo Oliva constata l’esistenza di un vuoto anche ai giorni nostri in un mondo, quello italiano, che sembra effettivamente “fermo”, immobile, intrappolato ancora – dopo quasi 50 anni – anche se da differenti e altre problematiche pur sempre strutturali e da una politica cieca e lontana dai problemi reali.
“Orfani della grande fabbrica, orfani del proprio non tempo libero, orfani dei grandi numeri, delle grandi piazze piene di gente, orfani di punti di riferimento che non ci sono più, orfani di valori validi per tutti quali libertà, dignità, etica, civismo. Soprattutto orfani del salario e troppo spesso prigionieri del sottosalario.”
Un mondo nel quale le condizioni dei lavoratori, fagocitati dal precariato e dall’economia sommersa, sono ancor peggiori, rivelatesi oggi in tutta la loro tragicità nel contesto del Covid – 19 in cui risultano “invisibili”, senza difese e senza alcun supporto da parte dello Stato.
“Certo leggendo e rileggendo il racconto ma soprattutto gli scritti in originale di Galante Oliva (il nostro Paddy) si ha effettivamente l’impressione che i temi, i termini, gli slogan, la stessa situazione sociale ed economica che il nostro Paese sta attraversando faccia rimanere stupefatti. Sembra non sia cambiato nulla. Non è così, per fortuna.”
“A me pare che il mondo resti fermo”
Nicoletta Lamberti