Fase2. La nuova figura dell’Assistente Civico
Dal cilindro magico degli amministratori e dei politici italiani, ecco l’idea di costituire un pacifico “esercito” di assistenti civici.
Un gruppuscolo di volontari (in numero di sessantamila circa – per tutto il territorio nazionale) atti ad ingrossare le fila della Protezione Civile. Loro mansione specifica, precipua, sarebbe – secondo il bando (da lanciarsi in questa settimana, a cura della Protezione Civile stessa) – la perlustrazione di città e comuni; per indurre i residenti o gli altri avventori a rispettare le misure di distanziamento sociale.
Il bando, in uscita – ripetiamo – tra pochi giorni, è rivolto ad inoccupati, cassintegrati, percettori del reddito d’emergenza o del reddito di cittadinanza, soggetti senza vincoli lavorativi, persone che accedono agli ammortizzatori sociali. Su base volontaria, teniamo a ricordare.
Queste “figure professionali” vedranno assegnarsi il patentino di “assistenti civici” dai primi cittadini delle realtà dove abitano. Una volta reclutati, i già citati volontari sosterranno le categorie più fragili della popolazione in questo grave momento di emergenza e/o (anche) di fase due. Soprattutto – però – saranno impiegati, sempre dai sindaci, per “controllare” (in un certo qual modo) gli eventuali trasgressori avverso le disposizioni di legge, previste per affrontare il Covid-19.
Svariate le attività in cui dovrebbero essere utilizzati questi cittadini: si andrebbe dalla consegna domiciliare di alimenti e/o farmaci (già da mesi prerogativa, attuata in maniera egregia, della Protezione Civile) agli interventi di controllo verso gli accessi contingentati a parchi, mercati, aree pubbliche – per la fase due; ciò spiegando agli utenti più ostinati e… “recidivi” le regole d’uso di spiagge e altre zone. Nel rispetto delle normative. Ancora, gli assistenti potranno svolgere le mansioni dapprima affidate – in maniera “esclusiva” alla Protezione Civile. Il supporto, offerto dall’impiego di queste risorse umane, sarà (anche) a base regionale.
Ad annunciare questa “novità”, il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie – Francesco Boccia – e il presidente dell’Anci (associazione dei Comuni Italiani) nonché primo cittadino di Bari – Antonio Decaro. Dopo il reclutamento di medici e infermieri – dapprima – e, in seguito, di operatori sociosanitari (O.S.S.) – ora è tempo di assistenti civici. Monitorando, anche, la “movida” chiassosa (e spesso rissosa) dei principali centri italiani nelle ore “di punta” (dalle 21.30 alle 24). Non saranno attribuite loro mansioni “di polizia”. Almeno per adesso. Dopo, si presume, un periodo di preparazione e/o di formazione – i “civici” saranno pronti per pattugliare le vie cittadine. Già vi sono stati “scontri” politici su questa “progettualità”.
Tutto è rivolto a “quei cittadini che hanno voglia di dare una mano al Paese, dando dimostrazione di grande senso civico”. E l’Italia, come è avvenuto prima per medici e personale infermieristico, sicuramente risponderà. I cittadini – per la maggior parte – sono responsabili. Non lo sono invece pochi, sparuti, aficionados della movida “a oltranza”: quelli (di ogni età) che tra un aperitivo e l’altro, tra una birra e cocktail più elaborati o più “fighi” non usano la mascherina (e gli altri dispositivi di protezione individuale) o non rispettano le distanze. Spavaldamente, incoscientemente essi si ritengono “immortali”. Immuni da ogni pericolo.
Tornando agli assistenti civici, emerge da alcuni quotidiani e/o fonti informative “ufficiali” che essi potranno prestare il loro tempo e la propria energia (gratuitamente, si ricorda) per un periodo massimo di tre giorni a settimana e non superando l’ammontare di sedici ore, per l’appunto, settimanali.
Saranno coperti da apposita assicurazione (Inail, in caso di infortuni, e polizza di responsabilità civile verso terzi). Farà parte “dell’abbigliamento” un’apposita casacca (pettorina o “fratino”) con la scritta “Assistente Civico” dietro la schiena e con, dinanzi, il logo della Protezione Civile, del Comune dove si opera e dell’Anci. Naturalmente, ci saranno sempre le forze dell’ordine a supportare questi benemeriti.
Un’esperienza, ma nulla più di questo concetto, similare a quella di tali volontari si è tenuta – in tempi lontani dal Coronavirus – una decina di anni fa anche a Mercato S. Severino (provincia di Salerno). Si è trattato degliispettori volontari ambientali. Su base comunale. Anche chi scrive ha avuto modo e opportunità di vivere questa esperienza. Sicuramente istruttiva, positiva. Formativa. Anche a livello di socializzazione e/o aggregazione (spirito di corpo). Ma pressoché inutile e “coreografica”.
Compito dell’ispettore ambientale (diverso da “guardia” ambientale) era quello di pattugliare le strade del comune di residenza allo scopo di segnalare (e niente più di questo) gli eventuali “illeciti” nel conferimento della spazzatura – in aree “metropolitane” dove è presente, come a M. S. Severino, il servizio di raccolta rifiuti porta a porta (door to door). In pratica, l’ispettore ambientale – sorto a livello nazionale, non da una “idea” (o “capriccio”) dell’amministrazione comunale di Mercato S. Severino – veniva sì coadiuvato e coordinato dalla Polizia Municipale (i vigili urbani), molto comprensiva e attenta, ma era un po’ “lasciato” a sé stesso. Come “mandato allo sbaraglio”; ciò certamente in quanto era un profilo nuovo, ancora non si capiva la funzione da inquadrare – riguardo compiti e modalità concrete di azione. Insomma, un po’ di “fumo negli occhi” – a stornare le “speranze” di occupazione di tanti giovani del territorio. A volte, i vigili non potevano comminare verbali di infrazioni e/o multe. Spesso, inoltre, i “poveri” volontari (una ventina circa di ragazzi e ragazze, tutti giovanissimi – 20enni e 30enni – previa un periodo di “formazione”) avevano a che fare con cittadini bellicosi. In quanto, a detta di molti residenti, non potevano segnalare l’immondizia presente nelle “aree private” – dove “i vigili non devono entrare”. Proteste e malumori emergevano copiosi.
Sempre come “similitudine”, ovviamente “mutatis mutandis” – cambiando le cose da cambiare – una “professionalità” affine agli assistenti civici e ai succitati ispettori ambientali potrebbe essere (stata) quella dei cosiddetti “navigator”. Un profilo creato negli ultimi due anni, a sostegno degli utenti e dei dipendenti od operatori dei centri per l’impiego. Comuni cittadini, opportunamente formati, il cui compito è di ausilio riguardo a chi percepisce il reddito di cittadinanza. Per orientare i beneficiari a districarsi tra tante difficoltà relative alla misura sociale del reddito di cittadinanza stesso. Tutto nell’ambito del cosiddetto “Patto per il Lavoro” – un percorso ad hoc realizzato proprio al fine di “accompagnare” ogni singolo beneficiario all’inserimento lavorativo, personalizzato. Per un apposito iter di “consulenza”. Fornendo al privato cittadino sostegno anche motivazionale; verificando l’impegno da parte dei percettori nel cercare attivamente un’occupazione stabile; garantendo – anche (tra le altre cose) – l’ottenimento, in alcuni casi e/o fattispecie, dell’assegno di ricollocazione. Questo anche in tema di flessibilità occupazionale.
Anche la “categoria” dei navigator – pur sorta con le migliori intenzioni, come gli ispettori comunali di cui sopra e forse anche come gli assistenti civici (se vogliamo) – è lo specchio di un’Italia che ha sete di lavoro e di realizzazione personale e familiare. L’Italia è una nazione stupenda, ma ancora oggi illude i suoi figli più intelligenti, capaci, preparati, eccellenti e competenti costringendoli – molto più che in passato – a recarsi all’estero per far sì che lo studio e i sacrifici lavorativi (anche da operai) vengano riconosciuti. Fuga di cervelli e anche di valida manodopera operaia (specializzata). Ci domandiamo: alla fine, cosa potranno dire dell’esperienza come assistenti civici i sessantamila volontari? Sarà servita? Per riempire, ulteriormente, il curriculum vitae?
Ai posteri l’ardua sentenza (Manzoni)…
Foto “Copy Free” da Pixabay
Anna Maria Noia