Covid19. Fase 3, liberi tutti? Forse è difficile capire!
Ho ancora negli occhi le immagini di Napoli
dopo la vittoria della squadra in Coppa Italia. Sarebbero potute essere Torino,
Milano, Roma, avremmo visto lo stesso infrangere di regole, lo stessa voglia di
scendere in strada, gridare, abbracciarsi, forse anche contaminarsi..magari di
gioia…forse.
Forse ci saremmo posti le stesse domande: era evitabile? Perché il calcio si e
la scuola no?
Forse il calcio è semplicemente un Business a cui non si può rinunciare perché gira milioni di euro, implica interessi multinazionali, investimenti, sponsor, volenti o nolenti occupa un gran numero di persone. Probabilmente è per questo che il mondo dello spettacolo e della cultura sembrano non aver avuto lo stesso trattamento, cosi come la scuola, tutti figli di un dio minore.
Forse una possibile ondata di contagi, nuovi focolai di COVID19, dovuti a festeggiamenti in campo e sulle strade, sono stati previsti, valutati, come danni collaterali, mali minori. Cosi come le ripartenze anticipate, una cura economica necessaria quanto quella sanitaria. Scelte doverose di fronte a un dilemma: morire di Covid o morire di fame? domanda obbligata visto che gli effetti dei tanti provvedimenti annunciati tardano a vedersi, cosi come la concretezza, l’applicazione, dei provvedimenti stessi.
Allora ecco che tutto sembra avere una spiegazione: La movida, le riaperture, le vacanze, a cui molti in ogni caso rinunceranno per problemi economici. Lo stesso cambiamento delle linee guida della OMS, per valutare se uno è guarito o no dal virus, sembrano andare nella stessa direzione: bisogna ripatire, forse anche solo facendo finta che tutto sia finito…e allora…Liberi tutti.
l’Oms nelle linee guida provvisorie, da poco pubblicate, non raccomanda più il doppio tampone negativo per certificare la guarigione da Covid-19 e liberare i pazienti dall’isolamento, ma bastano invece tre giorni senza sintomi.
E con questo assistiamo all’ennesimo dietro front, il dire tutto e il contrario di tutto da parte di una organizzazione che avrebbe tra i suoi scopi proprio quello di dettare linee guida, chiare e precise, in situazioni di emergenza mondiale come quella che stiamo attraversando, considerando anche il fatto che in alcune nazioni siamo ancora all’apice del contagio.
Il nostro Ministro della Salute sta chiedendo chiarimenti, ma lui si chiama Speranza…beato lui.
Una sottile linea di confine tra buonsenso e trasgressione, quel timore che ancora fa portare una mascherina per proteggere, se stessi e gli altri, da un nemico che ha avuto già molti volti, sta per essere infranto, perché forse…forse ci stanno dicendo che gli asintomatici non sono contagiosi…o forse sì…magari solo “debolmente”, ma come si quantifica il “debolmente” quale unità di misura dobbiamo usare, quali criteri dobbiamo adottare?
Quello che più è da temere è che proprio dei “forse” hanno creato il disastro a cui abbiamo assistito nella fase critica: “forse è solo un’influenza”, “forse solo chi è sintomatico è contagioso”, “forse sarà meglio chiudere i focolai…magari chiudiamo tutto che è meglio”.
E a son di dubbi, incertezze, tentennamenti, abbiamo contato i morti, le bare, i mezzi militari che le trasportavano. A suon di dubbi e incertezze abbiamo visto camici bianchi ammalarsi e morire. A suon di dubbi e incertezze abbiamo visto che i tagli al servizio sanitario prima o poi si pagano…eccome se si pagano. Allora quegli stessi uomini e donne, che hanno un contratto salariale bloccato da anni, spesso sotto organico, a volte costretti a turni massacranti, li abbiamo chiamati “supereroi”, salvo poi dimenticarci ancora di loro una volta che la “grande paura” è passata. Salvo poi vederli manifestare in Piazza per rivendicare un trattamento e un riconoscimento migliori, più consoni a chi, per mestiere e per vocazione, cura e salva delle vite.
“Vedi cara,/ È difficile spiegare,/ È difficile capire,/ Se non hai capito già” cantava Francesco Guccini qualche anno fa, ed è ancora così, forse è tanto difficile capire o forse non sono stati capaci a spiegarci cosa è successo.. E’ difficile capire perché è stato deciso di riaprire il calcio, mentre ancora nulla si sa sulla scuola, è difficile spiegare perché una volta tornati alla “normalità”, o quasi, sembra che nulla abbiamo imparato. Eravamo in guerra, forse lo siamo ancora ma dalle guerre si esce rinforzati, più coesi, maggiormente responsabili, spesso si assiste a un salto di qualità della società. Le mascherine e i guanti abbandonati per strada non ci dicono questo. Le manifestazioni antirazziali, le statue abbattute e sporcate, gli omicidi assurdi, il fanatismo religioso che fa accoltellare degli sconosciuti e innocenti passanti, tutto come prima, forse peggio di prima…forse!
C’è voglia di ripartire, di normalità, ma è difficile capire cosa intendiamo per normalità: Movida, giovani, aperitivi, viaggi, calcio, queste le parole che più sentiamo ora.
Altre ne sentivamo durante il lockdown: Abbracci, vecchi, Italia, unità, scuola e…amore.
Ma allora quale era la “normalità” a cui aspiravamo? Quale quella a cui stiamo lentamente tornando?
Stiamo assistendo a una crisi senza precedenti, durante alla quale abbiamo ascoltato e letto frasi di incoraggiamento, di speranza. Promesse e propositi che spesso abbiamo fatto a noi stessi.
Ancora una volta tornano attuali le strofe di Guccini:
Vedi cara, certe crisi son soltanto
Segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire
Vedi cara, certi giorni sono un anno
Certe frasi sono un niente che non serve più sentire….
“Andrà tutto bene” recitavano i cartelli colorati appesi fuori da finestre e balconi, ma è andato veramente tutto bene? …Forse!
Antonello Rivano