Storie Italiane. Monastero Ristovino
Già due anni fa, quando venne inaugurato il 2018 come l’anno del Cibo italiano, si affermò con contentezza ed orgoglio che “il mondo ci guarda ed ha fame d’Italia”, che il nostro bel Paese ne ha da insegnare in materia di quell’enogastronomia d’eccellenza legata alle tradizioni storiche ed alla cultura che ci identifica oltre i confini.
Il mondo è in movimento con oltre un miliardo e duecento milioni di viaggiatori internazionali che, nella maggior parte dei casi, viaggiano alla ricerca di esperienze che li coinvolgano fortemente stimolando il desiderio della conoscenza delle tradizioni e della storia. La domanda turistica, che tenta di riprendersi da un rallentamento dovuto alla pandemia, punta ancora sull’attrazione delle nostre abitudini di vita sane. La dieta mediterranea è patrimonio dell’Unesco, l’enogastronomia italiana è nella lista del patrimonio mondiale dell’Umanità, i prodotti agroalimentari e vinicoli in quella del patrimonio immateriale culturale Unesco.
Quando circa tre anni e mezzo fa, il Monastero Ristovino apre i suoi battenti nel centro antico di Napoli, a ridosso del chiostro maiolicato di Santa Chiara, espressione artistica tra le più celebri del Sud Italia. E’ tra gli spazi più suggestivi e sorprendenti della città, frutto dell’abilità e della qualità dell’artigianato napoletano, ha chiaramente l’intenzione di offrire al turista un luogo in cui godere di uno scenario culturalmente interessante e di gustare le prelibatezze della cucina partenopea.
Le due sale, in legno, muratura e ferro battuto ci accolgono in un ambiente circondato da un arredo di oggetti dell’artigianato artistico locale (nelle vicinanze è possibile dare uno sguardo ai presepi ed ai manufatti di San Gregorio Armeno e percorrere la via di San Biagio dei Librai in cui si susseguono palazzi e chiese ed in cui si può ammirare l’arte del restauro e dei maestri librai). La cucina è caratterizzata da una vastissima gamma di pietanze, legate agli ingredienti della terra, l’elaborazione dei cibi si ispira all’arte culinaria campana. “Per un napoletano-spiegano i due titolari Rosario Italia e Francesco Spagnuolo- il cibo è sì una soddisfazione del palato ma dev’essere anche ricordo del cuore: quello, per intenderci, che ci riporta alla memoria i pranzi domenicali caratterizzati dal piacere di accomodarsi a tavola, tra buon vino e pietanze succulente, tra l’odore del ragù e del caffè.
Il Monastero Ristovino è attento alla scelta del prodotto che è rigorosamente campano (fatta eccezione per alcuni, come la cipolla di Tropea); se il cliente ordinerà un primo piatto si troverà di fronte ad una pasta di Gragnano riconosciuto a livello europeo come Igp (indicazione geografica protetta) grazie al suo microclima composto da sole, vento e giusta umidità. Gli scialatielli, specialità tra le specialità, potranno essere conditi con ragù o con un sugo di pomodorino vesuviano (‘o piennolo) o dal corbarino dal gusto agrodolce che, spesso, caratterizza una pietanza come il sugo con le “vongole fujute” che pur non prevedendo tra gli ingredienti l’utilizzo delle vongole ha un profumo inconfondibile di mare grazie a questo pomodorino della costiera. Tuttavia, il Monastero Ristovino è pieno di piatti a base di pesce; offre preparazioni utilizzando il pescato del Tirreno (alici, triglie, “cicenielli” lessi o fritti in pastella e baccalà). Per gli amanti della carne, è possibile gustare primi piatti antichi come la “genovese” con sugo di carne e cipolla rosolata oppure preferire la celeberrima pasta patate e provola, pietanze diffuse nel regno di Napoli già nel XVII secolo.
L’elenco è piuttosto lungo e variegato ma con un denominatore comune, la ricerca del prodotto tipico locale: zucchine di Nerano, fagioli di Controne, tartufo del lago Laceno, olio del Cilento, miele dell’Irpinia. Il Monastero Ristovino si caratterizza anche per la degustazione di vini campani d’eccellenza: Aglianico, Greco di Tufo, Fiano, Falanghina, Piedirosso.
Ed in conclusione, fedele alla tradizione napoletana che vuole ogni pranzo finisca con un dolce e che ogni dolce sia legato ad una ricorrenza, il locale in via Santa Chiara (www.ilmonasteroristovino.it) offre ai nostri palati sfogliatelle (ideate nel Settecento nei pressi di Amalfi), il babà, la pastiera di grano lessato, dolce legato ai culti della fecondità di epoca greco-romana.
Silvia De Cristofaro