L’omaggio di Pino Strabioli ad Andrea Camilleri: “Uno scrittore ed un uomo straordinario”
Fra pochi giorni, il 16 luglio, la Letteratura italiana accoglierà una delle opere ultime più attese ma allo stesso tempo più temute dai lettori storici ed affezionati di Andrea Camilleri. “Riccardino”, edito da Sellerio, segnerà la fine dei racconti dedicati alle inchieste del Commissario Montalbano.
Un racconto ed un destino legato inscindibilmente al destino del suo autore che fortemente desiderò che il libro venisse pubblicato postumo. A quasi un anno dalla scomparsa, la Rassegna de “Aspettando i barbuti” diretta da Chiara Natella, Antonello De Rosa e Pasquale Petrosino hanno reso omaggio al grande scrittore siciliano con un omaggio scritto e diretto dallo stesso De Rosa ed interpretato da Pino Strabioli, regista e attore teatrale e conduttore televisivo, noto volto Rai. L’omaggio, dal titolo “Caro Camilleri”, è andato in scena ieri serapresso il Teatro dei Barbuti (Largo Santa Maria dei Barbuti) in Salerno.
–Strabioli, Calvino soleva dire che un classico è un libro che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire”. Camilleri è un classico. Anche lui avrà ancora da dire qualcosa ai suoi lettori?
Direi che Camilleri, con la sua straordinaria vita, ci ha detto e dato tantissimo. Soprattutto nel suo ultimo periodo, neanche la totale cecità lo aveva spento. La cecità è il male peggiore, specie per uno scrittore prolifico come era lui. Eppure nel suo buio totale fisico, ci ha regalato ancora tantissimi lampi di luce ed un mondo ancora pieno di colori. Era come se il non poter vedere tutto l’odio e la cattiveria del mondo, in qualche modo lo rincuorasse. Ciò è davvero commovente.
–Che ricordi conserva dell’intellettuale e scrittore empedoclino?
Ricordo tutto, la sua intelligenza, il suo acume. Era un uomo dinamico ma allo stesso tempo riservato. Con nostalgia ricordo le nostre chiacchierate profonde a casa sua, non molto lontana dalla sede di Radio Rai; quella voce roca ed inconfondibile, quella sigaretta sempre accesa, ogni parola e ogni concetto scandito con eleganza…Era quello che si dice essere “un grande vecchio”.
–La sua scrittura, il suo stile, è stata ed è oggetto di studi. Egli ha creato un vero e proprio fenomeno linguistico, combinando, nei suoi romanzi, varie identità linguistiche ma anche dilettandosi in giochi letterari e di parole.
E’ questo elemento che costituisce la sua grandezza e la sua unicità. Tutto quello che lui ha scritto viene dalla sua ampia esperienza artistica. Camilleri ha sperimentato non solo la scrittura, ma anche il teatro, la drammaturgia (era diplomato all’Accademia d’arte drammatica”), la produzione televisiva. Fu produttore esecutivo della Rai delegato alla produzione degli sceneggiati più fortunati della televisione, alle fiction del Tenente Scheridan alle” Inchieste del Commissario Maigret”. Questo suo eclettismo lo ha caratterizzato anche nella scrittura; è vero, lui gioca con la parola, ma è stata la novità del suo stile a far si che Camilleri diventasse una novità sul piano letterario.
–Eppure non trova che lo scrivere un libro intero in dialetto siciliano, non soffermandosi solo ai dialoghi (come soleva fare un Pasolini quando raccontava le sue borgate), sia una forma di ostentazione della lingua, come a volte, gli è stato rimproverato da qualche critico non proprio benevolo?
-Assolutamente no. E’ una scelta, una scelta linguistica. Andrea Camilleri è sempre stato se stesso. Non si è mai piegato ai gusti del lettore, delle mode e della società. Per questo i lettori non lo hanno mai abbandonato, mai tradito. Ha sempre seguito il suo stile.
– Umberto Eco era convito che le trasposizioni cinematografiche o televisive di un romanzo fossero deleterie per quest’ultimo perché allontanavano il pubblico dalla lettura. Ciò non è avvenuto per la fortunata e longeva serie televisiva del “Commissario Montalbano”, diretta da Alberto Sironi ed interpretata da Luca Zingaretti. Come se lo spiega?
Perché tra i suoi romanzi e la trasposizione televisiva vi è sempre stata una profonda onestà ma allo stesso tempo, credo, un rapporto simbiotico tra creatura letteraria e creatura televisiva. Ciò è la dimostrazione della grandezza dei libri di Camilleri; il lettore deve sempre possedere un’autonomia di pensiero e di immaginazione che fa si che quel viaggio bellissimo che è la lettura sia più personale possibile. Io, ad esempio, apprezzo da sempre la magnifica recitazione di Zingaretti, ma il Montalbano che mi accompagna nei pensieri quando leggo una pagina di Camilleri non ha necessariamente il suo volto, perché ogni lettore custodisce una propria identità.
– Molti personaggi in Montalbano, pochi in Simenon ma in quest’ultimo è molto presente l’analisi psicologica e quella psicoanalitica che tuttavia non manca nel Commissario di Vigata. I due personaggi si possono accostare? Maigret e Montalbano, due Commissari opposti, due ambienti e contesti differenti, due epoche distanti.
-Si e no. Simenon è una fonte d’ispirazione per Camilleri ma allo stesso tempo i due Commissari sono molto distanti. Camilleri, con sue trame più complesse, ci chiede di pensare di più.
– Oltre la Sua voce, è stato accompagnato, tra gli altri, dalla voce di Manuela Casaburi e dalla chitarra di Luigi Avallone.
Il mio è un recital basato su alcuni testi scritti e selezionati da Antonello De Rosa che di Camilleri è un fine studioso. Ho dato dunque voce alla scrittura di Andrea e portato un mio ricordo. Ho accettato sin da subito l’invito perché sono molto affezionato a Salerno, a Scena Teatro ed al Festival dei Barbuti.
Stefano Pignataro