A SPASSO CON IL MAGO-MERLINO E IO
di Marco Tullio Barboni
Un dialogo immaginario tra il “padrone” (definito da Merlino il “Boss”) ed il cane bovaro “Merlino” – che parla come Marcel Proust – durante una lunga e chiarificatrice passeggiata “serale”, così come facevano padrone e cane quando Merlino era ancora vivo.
«È proprio vero, eh Merlino? Un nome, un destino». «In effetti il nome Merlino significa “colui che va oltre” che “vede al di là” … ma non è questo che avete pensato quando tu, sorella e sorellina maggiore lo avete scelto per me».
“A spasso con il mago. Merlino e io” è un libro di Marco Tullio Barboni, edito da Edizioni Paguro, giovane ed attiva Associazione Culturale e Casa Editrice di Mercato San Severino, in provincia di Salerno, che si prefigge di “promuovere attività di natura culturale ed intellettuale legate al tessuto sociale, culturale, artistico ed economico, locale, nazionale ed internazionale”.
La prefazione dell’opera è del poeta e critico letterario Plinio Perilli che definisce l’opera di Barboni “la nuova narrazione “socratica” di Marco Tullio Barboni”.L’illustrazione digitale “Merlino e io” è di Felicia Salomone.
La prima edizione di “A spasso con il mago. Merlino e io” è stata pubblicata nel 2017 con la Viola Editrice ottenendo numerosi ed importanti riconoscimenti.
«Ciao Boss…». «Merlino! Ma non mi dire! Davvero sei tu?!». «Sono io». «Il mio fratello minore…». «È divertente sentirti parlare come San Francesco, Boss».
Marco Tullio Barboni – soggettista, sceneggiatore e regista – figlio d’arte, rappresenta la terza generazione di una famiglia di “cinematografi”, dopo lo zio Leonida, direttore della fotografia prediletto da Anna Magnani, e il padre Enzo, prima operatore alla macchina, poi direttore della fotografia, infine, regista, con lo pseudonimo di E. B. Clucher, creatore dei famosi film interpretati da Terence Hill e Bud Spencer e dell’indimenticabile filone dei “fagioli” western.
Il manoscritto è correlato anche al celebre cortometraggio “Il Grande Forse” scritto e diretto qualche anno fa dallo stesso Marco Tullio Barboni in cui i due protagonisti “umani” sono Philippe Leroy e Roberto
Andreucci, mentre il protagonista “a quattro zampe” era Merlino, lo splendido bovaro del bernese, amatissimo dallo scrittore, poi scomparso.
«Tu non sei il primo defunto che sia apparso in sogno a qualcuno, Merlino».
Marco Tullio Barboni ripercorre le tappe della vita (all’incirca otto anni) vissuta con l’amico, il Mago Merlino, il magico bovaro. Uno splendido pezzo di vita che ha reso felice lui e la sua famiglia!
«Sei tu l’onironauta, Boss… tu il padrone del sogno».
È un dialogo immaginario tra il “padrone” (definito da Merlino il “Boss”) ed il cane bovaro “Merlino” – che parla come Marcel Proust – durante una lunga e chiarificatrice passeggiata “serale”, così come facevano padrone e cane quando Merlino era ancora vivo.
«Sì. Quella lunga… quella dopo cena… quella da soli io e te». «La nostra solita passeggiata, insomma».
Un sogno nel quale Marco può approfondire un dialogo con Merlino, ormai non solo mentale e con il “cuore”, ma anche con la voce.
«Ci siamo sempre parlati io e te». «Col cuore, Boss. Solo tu anche con la voce».
L’autore immagina il cane bernese, ormai defunto, come un mago che con il semplice schioccare delle dita riesce a fare tante magie che non sono altro che la realizzazione di desideri e richieste del suo “Boss”.
«Facciamo così, Mago Boss: da questo momento provvedi di persona, O.K.? Vuoi una bacchetta… per entrare meglio nella parte… o ti accontenti di schioccare le dita?».
Cane e padrone chiacchierano, dialogano, discutono e pettegolano! Nei loro discorsi – oltre al ricordo vivo dell’amicizia tra cane e uomo – vengono affrontati, tra l’altro, anche argomenti seri e trattati delicati temi sociali, come l’omosessualità, il nazismo, Dio, i preti, la fame nel mondo, etc.
«È che… usare i maltrattamenti più atroci, la brutalità più cieca per costringere l’istinto di sopravvivenza a violentare la propria natura al punto che una creatura di Dio deve sbranarne un’altra per continuare ad esistere… senza neanche l’alibi marcio della guerra e della disciplina dell’ufficiale nazista ma solo come schifoso espediente per speculare su anime ripugnanti che godono di quello scempio… Sono cose così che mi fanno chiedere se ad esistere veramente sia un Dio che consente simili…
Un libro che – oltre a far sorridere ed infondere belle emozioni – evidenzia il magico ed indissolubile legame tra Cane e Uomo, specchio dell’amore puro e intenso tra Merlino, il magico bovaro, ed il suo amato padrone, lo scrittore protagonista, che va oltre il tempo ed oltre la morte e non è traducibile a parole.
«Quest’amore è l’unica salvezza».7557
«Esatto, Boss: “Questo amore”. L’amore che hai avvertito in quel momento… dentro quella gelida baracca in un Ferragosto di fuoco… è stato lui che ti ha aiutato a capire». 7560
«Voglio essere sincero con te, Merlino. Forse il fatto che mi sia sgorgato “Questo amore…” può…». 75637564
«… Essere dovuto al tuo amore… ancora lui, eh?… Al tuo amore per quelle due poesie».
marcotulliobarboni.com – aspassoconilmago.it
Foto:
1 Marco Tullio Barboni e Merlino – Aobmagazine.it
2 Copertina libro-Paguro edizioni
Nicoletta Lamberti