“Cocci di cuore” di Marco Mattiello. Recensione di Nicoletta Lamberti
“Cocci di cuore” è l’opera prima di Marco Mattiello, con prefazione di Patrizia Sereno, edito nel 2017 da Polis SA Edizioni nella collana letteraria “Scintille”.
“Marco Mattiello sta ai suoi racconti brevi come Italo Svevo sta a La coscienza di Zeno. La chiave di lettura dei suoi lavori è tutta qui. Semplice e cervellotica al tempo stesso.”
“Anche in questo caso una folgorazione: Cocci di cuore. Perché se è vero che il cuore resta là dove si trova, nonostante tempeste di sentimenti e tzumani di esperienze, è pur vero che ci resta spesso ridotto in cocci che solo la ragione riesce a tenere insieme. Facendosi aiutare dall’istinto di sopravvivenza.”
“Un incontro” e “La collina del mistero” sono i due racconti del libro “Cocci di cuore” del giornalista Marco Mattiello: due storie di vita ambientate nella città natale dell’autore, Nofi, nome attribuito a Nocera da Domenico Rea nei suoi romanzi.
“La ragazza dagli occhi belli gli appariva stizzosa, scontrosa, per nulla malleabile o disposta a qualche confidenza.”
Nel primo racconto “Un incontro” l’autore narra l’amore impossibile tra Roma (nome immaginario), una “piccola e magrissima” maestrina, “madre tuttofare e moglie responsabile”, vestita con abiti economici e zoccoli bianchi, che profumava di bucato, e Ocran, “scrittore debuttante”, mancato laureato, con un “lavoro intellettuale a cottimo”, anch’egli intrappolato nella “bolla del matrimonio”, che si innamora degli occhi “belli” di Roma nella chat virtuale di “FacciaLibro”. Sullo sfondo vi sono le città di Nofi Alta e Nofi Bassa.
“La ragazza aveva un nome. Anzi due, come la santa di Calcutta. Lui, strada della pazzia facendo, cominciò a
Chiamarla in un solo modo: Roma.” Due personalità opposte, ma che si attraggono per alcuni aspetti!
“Ocram era interessato alla ragazza dagli occhi belli senza conoscerla, così, d’istinto puro. In realtà, era interessato a tutto quello che poteva in qualche modo emozionarlo ancora.”
Da un incontro virtuale e telefonico i due protagonisti, entrambi sposati, passano ad appuntamenti ciclici e segreti per un semplice caffè, per “una sigaretta, le copiose chiacchiere e le solite risate” e nei quali discutono sia di banalità come lo smalto dei piedi sia di argomenti politici.
“In un caldo pomeriggio d’estate, una domenica fiacca e senza pretese, afosa per chi restava senza mare, s’incontrarono su una panchina brutta e scomoda alle spalle di una chiesa di Nofi Bassa.”
I due protagonisti – personaggi non ancora maturi pur essendo adulti – si attraggono e si sfuggono continuamente allontanandosi alla fine dell’estate. “E nel nulla s’era dispersa Roma, coi suoi zoccoli bianchi e quella voce rauca, con quel suo sculettare di un’estate intera, con gli occhi che avevano incantato Ocram fin dal primo sguardo su “FacciaLibro”.
Ed il racconto come finisce? “Il racconto era finito davvero. Perché era finito l’incontro, l’illudersi ancora una volta di poter vivere con le ali.”
Nel secondo racconto “La collina del mistero” la protagonista, Lidia, in fin di vita, chiede di potersi confessare. “Le restava poco da vivere. Non sapeva con certezza quanto ma il conto alla rovescia era già avviato. Viaggiava, senza spinta, verso l’altro mondo.”
I suoi figli per accontentarla chiedono ad un giovane di passaggio all’ospedale Pascale di Napoli di fingere di essere un “prete, il confessore, il salvacondotto per l’aldilà”.
“L’uomo alzò lo sguardo. Al Pascale quella mattina era di passaggio, non viveva drammi del corpo, aveva un leggero mal d’anima che lo perseguitava specialmente di notte.”
Demetrio Sarli accetta e, incuriosito, ascolta la tragica e violenta storia di vita di Lidia: dapprima moglie e madre di Fabrizio; poi – venduta per soldi dal marito ad un “essere ricco e spregevole” – moglie ufficiosa del boss della cava e madre di altri tre figli.
“E lei di pene e castighi ne aveva da scontare, accompagnate dalle attenuanti, dalle scuse, dalla viltà, oppure dal calcolo che spesso spinge a continuare a vivere nel peccato per chi ci crede.”
I pensieri, gli intrecci e le domande dell’”attore-prete-poliziotto” dipanano i fili della tormentata e tragica vita di Lidia, all’ombra di una vita ufficiale.
“Demetrio si sentì per la prima volta in imbarazzo. Chi era lui per raccogliere parole così delicate, frammenti di vita, scorie di peccato?”
Gli attacchi di panico di Demetrio, che sottendono ad un’anima fragile e tormentata, si intrecciano col mistero di “un delitto a dimensione familiare” nella “non vita” di Lidia, avvolta nell’oscurità con un uomo ricco e prepotente.
“Non poteva assolvere, poteva solo ascoltare, dando corpo a una finzione che, adesso, gli appariva decisamente più complicata del previsto. Forse gli attacchi di panico gli derivavano proprio dal cuore sfasciato, dall’inesorabile consumarsi dell’attesa di un futuro con vero amore.”
Un libro, due racconti scorrevoli, puliti, leggeri con una trama originale e con personaggi genuini e semplici, ma allo stesso tempo ricchi di sfaccettature che emanano sentimenti puri, emozioni e passione.
“Si fa leggere Marco Mattiello. Per la prosa originalissima. Per una altrettanto originale capacità di catturare chi legge, di irretirlo nella ragnatela della curiosità per ciò che accadrà nel rigo successivo, nella pagina successiva.”
Nicoletta Lamberti