A 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale
L’Europa all’inizio del secolo breve cadrà in una nuova spirale di armamenti che culminerà nello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il 28 giugno del 1914 Gavrilo Princip, irredentista serbo, uccide Francesco Ferdinando erede al trono dell’Impero austro-ungarico. In realtà, l’attentato è da considerare solamente come un pretesto, le cause di un conflitto di così ampie proporzioni è da ritrovare all’interno delle politiche dei paesi belligeranti. L’Impero tedesco ha bisogno, dopo una fase di equilibrio con Bismarck, di allargare le propria sfera di influenza in Europa ma anche fuori continente e ottenere un ruolo predominante sul palcoscenico mondiale; in Francia è ancora viva l’umiliazione del 1870 a Sedan e il revanscismo è sempre più forte; la Russia spinge sempre di più verso gli stretti dei Dardanelli e infine l’Impero austro-ungarico ha bisogno di una vittoria per prolungare la propria agonia causata dai continui moti rivoluzionari nazionalistici; l’Impero ottomano entrerà in guerra solo per un legame con l’Impero tedesco e l’Inghilterra invece aveva firmato un “entente cordiale” con la Francia. Per l’intervento italiano dobbiamo aspettare il 1915 e per quello statunitense il 1917.
La Grande Guerra deve essere considerata come uno spartiacque storico che divide in due l’età contemporanea e che darà inizio a una spirale di cambiamenti senza precedenti. Basti pensare all’entrata nella vita politica e sociale delle masse, al nuovo ruolo che avrà la donna durante e dopo la guerra, al velocizzarsi dell’economia e al miglioramento della tecnologia. Ma la prima guerra mondiale sarà ricordata soprattutto per la sua atrocità, per la durezza dei combattimenti, per i morti, per i giovani mutilati, per gli eserciti di massa che si affronteranno nelle chilometriche trincee che dividevano l’Europa.
L’Italia, come sempre, si troverà divisa tra interventisti e neutralisti. Tesi interessante era quella del più volte capo del Governo Giolitti. Egli affermava di ottenere i territori irredenti dall’Austria in cambio della propria neutralità; Giolitti, infatti, era ben conscio della debolezza militare italiana. In realtà, il popolo scenderà in piazza per manifestare la propria idea di entrare in guerra anche pensando a una guerra assolutamente breve e vittoriosa. Dopo varie vicissitudini interne con il Patto segreto di Londra si impegna a entrare in guerra al fianco delle potenze dell’Intesa contro gli imperi centrali in cambio di ingenti miglioramenti territoriali. L’Italia poteva definitivamente elevarsi a potenza di primo rango all’interno del contesto europeo e finalmente conquistare i territori irredenti cioè quei territori che erano rimasti in mano straniera anche dopo la terza guerra di Indipendenza del 1866.
Il 1917 è l’anno decisivo per la guerra. Si inizia con la Rivoluzione russa, protagonista Lenin, che per mesi ha girato l’Europa in guerra grazie anche all’aiuto tedesco, quindi, in piena rivoluzione la Russia accetta l’armistizio ed esce sconfitta dalla guerra perdendo 1/4 dei territori europei. L’Italia sarà sconfitta e umiliata a Caporetto e infine vi fu il provvidenziale intervento dei Stati Uniti contro gli Imperi Centrali.
La guerra terminerà nel 1918: a Rhetondes sarà firmato, all’interno di un vagone ferroviario, la resa senza condizioni per l’Impero che si arrenderà dopo anni di dura guerra sul fiume La Marna. L’impero si è arrese ma non si considerò mai sconfitto. Intanto il generale Armando Diaz il 4 novembre comunicò a Vittorio Veneto che l’esercito italiano inferiore per numero e per mezzi aveva vinto la battaglia. In questo modo terminò la guerra per l’Italia e per l’Europa.
Le grandi potenze si rividero alla Conferenza di pace di Parigi la quale creerà una situazione più instabile della precedente.
Con essa furono messe le basi del secondo conflitto mondiale, l’Europa con un trattato di pace si avviava a in una nuova spirale di violenza, ma questa è tutta un’altra storia.
Galante Teo Oliva