La tutela dei Centri Storici

Proprio in questi mesi molte amministrazioni comunali, per necessità e dietro spinte di varia natura, si trovano sul proprio percorso l’arduo ostacolo del piano urbanistico comunale, il PUC. Tante le discussioni e le idee riguardo all’idea di una visione di città che deve rispettare i nuovi bisogni e le necessità estremamente diverse rispetto ai precedenti piani, ma direi prima di tutto rispetto ai tempi diversi. Tra tutte le discussioni e i numerosi interventi, le idee innovative e socioeconomiche, tra varie pressioni, molto spesso si perde d’occhio l’importanza che può avere all’interno di un Comune il centro storico. La tutela dei centri storici è essenzialmente un problema recente, e cioè da quando si è preso coscienza dell’esigenza di salvaguardare tutto quel patrimonio urbanistico preindustriale che è ormai irreplicabile. Ma cosa intendiamo per “centro storico”? Facciamo chiarezza. In ciò ci viene in aiuto la legge nazionale 765/1967 che eleva per la prima volta i complessi urbanistici del passato a beni culturali urbanistici. Per centro storico non si deve intendere solamente quell’insieme di edifici di una rilevanza artistica o architettonica o precedenti al 1860, ma si devono intendere anche tutto quell’insieme di costruzioni, luoghi sacri, piazze e arredi urbanistici vari, che rappresentano l’identità storica di quel dato comune e che per lunghi secoli ha rappresentato il luogo culturale, sociale ed economico. Purtroppo non tutti i centri storici sono arrivati integri ai nostri giorni e i motivi di tutto ciò sono molteplici: guerre e successive ricostruzioni, l’idea di una modernità superiore a ciò che è considerato antico, l’aumento della popolazione, il risanamento per motivi igienici, il boom economico, la mancanza di una legislazione di difesa, la forte speculazione e l’idea di bene storico in base alla mera bellezza. Questi sono tutti gli ingredienti, accentuati nel Mezzogiorno, che hanno sventrato e distrutto parzialmente o interamente i centri storici negli anni ’60-’70 e soprattutto nei nostri territori fino al tragico terremoto in Irpinia del 1980. I nuovi piani urbanistici hanno l’obbligo di ridare dignità ai centri storici, ma sia ben chiaro, non si deve correre il rischio di renderli luoghi museali, ma farli ridiventare, tramite restauri o bonifiche, luoghi dell’identità di un paese. Sarà compito delle amministrazioni comunali che, distaccandosi dalle sirene ossessive e incessanti dell’espansione urbanistica, dovranno investire nel recupero centri storici affinché non siano solamente luoghi da conservare, ma da rivitalizzare. Non si può creare nessun piano urbanistico comunale senza partire dall’identità e dalla storia comune.

Galante Teo Oliva

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