Ictus, svegliarsi in un incubo
“Chissà se per i neonati è la stessa cosa… A un certo punto ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti, tutto era diverso e terrificante! Mi prude il naso, ma non riesco a grattarlo: la mano non si muove, guardo attorno a me… anche il mondo che mi circonda è diverso…
Tre donne si alternano costantemente al mio fianco e i loro sguardi sono così pieni di ansia e tristezza… so che sono le mie figlie, ma ho perso i loro nomi… le parole si sono fatte acqua e quando cerco di afferrarle scivolano via, dissolvendosi in grugniti e lamenti che non hanno senso e che accendono di lacrime trattenute gli occhi delle mie figlie… Cosa mi succede? Qualcuno mi aiuti! Questo corpo è diventato una gabbia che imprigiona ogni mio sentimento, ogni azione, ogni modo di comunicare con gli altri… Sarà questa la mia vita? Io che ho insegnato decenni a ragazzi che, a volte, a malapena sapevano parlare italiano… quella parola… non l’afferro… è sparita… Damn! English teacher! Ecco! Ero una english teacher… ma la parola nella mia lingua scivola via… scorre nei meandri di questo corpo che è diventato una bara! Io non la voglio questa vita! Dovrò finire i miei giorni in queste bende di silenzio, immobilità e parole fatte di acqua?”.
“Non disperare, non arrenderti: sei sempre stata una guerriera, e per quanto questa possa non sembrarti una vita, non è finita qui…!”
“Non mi piace, sono impotente… sembra soltanto un brutto incubo… magari lo è?”
“Non è un incubo, fa parte della realtà. Sei stata vittima di un ictus: un vaso sanguigno che nutre il tuo cervello si è momentaneamente ostruito, portando alla morte le cellule di alcune aree cerebrali. Questo ha causato la perdita di alcune funzioni come la produzione e la comprensione del linguaggio, la motricità volontaria e involontaria, l’esplorazione dello spazio…”.
“E i miei ricordi…? Anche quelli non ho più? Come possono perdersi i ricordi? Cosa ne è stato della mia vita prima di ora?”.
“I ricordi nella mente sono come le parole scritte sulla carta da lettere: può invecchiare, ingiallire o bruciare. Però non tutto è perduto… ciò che possiamo fare in questi casi è tentare di recuperarne i frammenti, metterli vicino e cercare di ricostruire il senso del messaggio…”.
“…E come? Come posso ricordarmi di me, delle mie figlie, della mia vita? La mia testa è come un barattolo semi vuoto ormai…”.
“Dovrai avere coraggio, buona volontà e molta pazienza. Dovrai saper accettare ciò che ormai non è modificabile e dovrai saper cambiare ciò che è possibile. Dovrai non arrenderti di fronte a grandi sconfitte e dovrai saper gioire di ogni minimo traguardo!”.
“Il mio corpo sembra esser diventato una matriosca: la mia volontà rimane imprigionata nel pezzo più piccolo e profondo: non posso liberarla! I miei bisogni, esigenze, pareri, volontà… da eventi scontati divengono ora irrealizzabili. La vita diviene un incredibile cerchio: io, da sempre abituata a sorreggere e accompagnare, ora dovrò essere sorretta e accompagnata. Ho insegnato e corretto per tutta la mia vita, e ora mi trovo a essere costretta a lezioni e correzioni continue. La vita è proprio strana, imprevedibile…”.
“Sì, la vita non sa guardare in faccia: è tanto meravigliosa, per quanto tremenda. Sa essere generosa e pretenziosa allo stesso tempo. La vita è un disegno dai mille colori: ti mostra tutte le sue sfumature, comprese quelle dai toni più scuri. È proprio vero, la vita è una severissima insegnante!”.
“Sì, lo è…”.
Immaginate di svegliarvi in una versione insolita e incomprensibile del vostro mondo: le persone sono le stesse di sempre, ma parlano una lingua incomprensibile; improvvisamente il mondo esterno appare “a metà” e non riuscite a cogliere l’interezza di ciò che vi circonda… Tutto è stato tagliato in due parti.
Il vostro stesso corpo non risponde più ai comandi e metà di esso giace inerte senza rispondere ad alcuna volontà di movimento. Questo è ciò che accade a chi subisce un ictus, noi che scriviamo abbiamo voluto calarvi nella realtà, spaventosa, difficile e sconosciuta che è la vita dopo un ictus.
Alessia Giuliani e Beatrice Calastri