“L’AMERICANA”, GIUSEPPE FOSCARI RACCONTA L’EMIGRAZIONE ITALIANA NEL NUOVO MONDO
Nel corso degli anni, Il fenomeno dell’emigrazione italiana verso diversi stati europei o transoceanici è stato un fenomeno che ha maggiormente interessato sia la storiografia che la Letteratura. L’interesse di comprendere come abbiano letto, interpretato e studiato i maggiori scrittori e intellettuali del diciannovesimo e ventesimo secolo un fenomeno, che ha portato via dalle rispettive città d’origine milioni di persone di diversa età, è stato colmato con studi e ricerche compiuti, anche di recente, da studiosi italiani fortemente decisi a voler quasi realizzare una mappa sulle diverse opere letterarie che hanno trattato questo fenomeno. Si devono a studiosi ed italianisti come Sebastiano Martelli o al Center of italian Studies fondato e diretto da Mario Mignone (recentemente scomparso), la riedizione di opere letterarie di scrittori dell’otto-novecento che mirabilmente hanno raccontato la speranza e la consequenziale, necessaria riscossa di famiglie bramanti un’affermazione che avrebbe potuto loro concedere un’esistenza dignitosa ed un’appagante condizione professionale.
Sul filone storico-esistenzialistico dei protagonisti del fenomeno dell’immigrazione si pone “L’Americana”, nuovo titolo dello studioso e docente universitario cavese Giuseppe Foscari, pubblicato da Marlin e che vedrà la sua prima presentazione domani alle ore 18.30 presso l’Aula Consiliare del Comune di Cava de’Tirreni, alla presenza del Sindaco Vincenzo Servalli, con la moderazione del giornalista Franco Bruno Vitolo e con le relazioni del giornalista Andrea Manzi e del politologo Antonio Martone (letture di passi scelti a cura di Chiara Della Rossa e Marco Foscari). Un romanzo, quello di Giuseppe Foscari che, essendo ambientato agli albori del sessantotto, dunque in epoca differente rispetto ai classici romanzi d’emigrazione (si pensi a “Sull’Oceano” di De Amicis o “Umbertina” di Helen Barolini, anche se quest’ultimo vede la pubblicazione nel 1979 ma è ambientato nella seconda metà dell’Ottocento) , si prefigge di descrivere una sorta di mutazione antropologica e di costume. La protagonista Maria, emigrata in America, fa ritorno nel piccolo paese dalle credenze e da una mentalità ancora ancestrali costituita da malcelate maldicenze, limitati giudizi e vedute sociali non ampie. La protagonista, riportata in Italia dal cognato Francesco, vedovo di sua sorella, con cui intende unirsi in Matrimonio, noterà un certa diffidenza degli abitanti del posto esclusivamente per la sua condizione di “straniera”, di donna portante i germi di un ancora mal digerito “americanismo “ che troppo porta alla mente traumatiche esperienze del secondo conflitto mondiale conclusosi esattamente vent’anni prima il suo rientro in patria.
Ai ricordi della guerra, alla parte rurale del conflitto bellico, la mente di protagonista e comprimari torna perennemente in un contesto storico di rottura con il passato, come gli anni sessanta caratterizzati da impetuose rivolte collettive, giovanili e non, e contraddistinti da un mancato desiderio di emancipazione e di indipendenza intellettuale da parte delle classi. “L’Americana”, assieme alla stravagante figlia Susy, che dall’America la raggiunge in Italia, riesce a mettere in crisi un’intero sistema di valori e di comportamenti incardinati nel sistema di classi dando avvio alla serie di trasformazioni e di ribellioni che in un triennio vedranno la propria luce.
Stefano Pignataro