POLITICHE PER IL TURISMO

Incontriamo Pierpaolo Attanasio, Responsabile del Dipartimento Turismo e Territorio di Polis Sviluppo e Azione.

Pierpaolo come vedi la situazione del turismo in Italia?

«L’Italia è una nazione che potrebbe vivere di turismo, il problema è che la classe politica sembra averlo dimenticato.  Il nostro paese è ricco di storia, cultura, eccellenze territoriali ed enogastonomiche, ma per scelte scellerate degli ultimi governi non abbiamo una vera e propria cabina di regia sugli investimenti promozionali. La stessa “gara alla visibilità” portata avanti dalle singole regioni, che spesso assume quasi i toni di una sfida a chi appare più delle altre, fa trasparire, in contesti esteri, tutta l’ improvvisazione politica del nostro Paese in merito a questo settore. »

Quindi questo fatto cosa comporta nel settore?

«Tra tutte voglio solo far riflettere su due considerazioni che possano aiutare a comprendere per quale motivo l’industria del turismo in Italia non è, all’oggi, trainante. La prima è che da anni ormai la gestione turistica non ha un Ministero dedicato, come invece è prassi consolidata nei paesi che guardano al turismo come una risorsa, ma è incorpato in un Ministero che ha interessi anche nel settore delle belle arti e del tempo libero. La seconda, ancora più grave, è che il turismo non viene considerato un asset strategico nazionale (al di là dei soliti slogan) e questo comporta, come tra l’altro accade anche nei settori industriali e dell’agricoltura, a non costruire piani strategici e di investimento a 20 o 30 anni, ma a guardare alle prossime “elezioni” se tutto va bene, o a qualche anno di là da venire al massimo. Polis Sviluppo e Azione, inquadrando il turismo come una reale opportunità di crescita dei territori, ha avvertito la sensibilità di creare un dipartimento dedicato, che possa attuare una seria analisi dello stato dell’arte del settore e da essa programmare una progettualità settoriale seria e concreta.»

Cosa succede invece negli altri paesi?

«Beh ci basterebbe prendere esempio dai nostri vicini Francesi, o dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Cina, dagli Usa: sono tutte potenze che hanno compreso l’importanza di una regia unica e forte, in cui i Ministri facciano scelte visionarie, supportati dagli investimenti che vanno nella stessa direzione. Purtroppo in Italia non è cosi.»

Cosa ne pensi del settore Extra alberghiero?

«Penso che possa essere una grande risorsa per il nostro Paese. I trend mondiali ci dicono che sempre più persone per vacanza o lavoro, scelgono il segmento extra alberghiero, ma anche qui, l’Italia non è ancora organizzata per supportare questi imprenditori che spesso sono veri e propri “Artigiani dell’accoglienza” che dovrebbero essere più tutelati e supportati dallo Stato.»

Secondo lei di cosa avrebbe bisogno il Turismo per diventare trainante?

«Il turismo in Italia tra imprenditori, dipendenti ed aziende dell’indotto e già un comparto da piu di 3 milioni di posti di lavoro. Il primo punto che darebbe rilancio al settore, sarebbe quello di detassare per i primi tre anni le assunzioni a tempo indeterminato ed abbassare la tassazione sui lavori stagionali, proprio per far sì che da un lato, chi ha la possibilità, possa stabilizzare e dall’altro nel secondo caso, dare maggiori opportunità di lavoro. Un piano di investimenti a lungo termine per le infrastrutture dei trasporti, soprattutto al sud e nelle isole, per evitare che un viaggio da Roma a Catania, citando una famosa canzone di Baby K, non somigli in ordine di tempo ad un “Roma-Bangkok”. Ed infine una maggiore coesione nella promozione del nostro Paese all’estero, con un piano di sviluppo del Brand “ITALIA” maggiore con una visione a ed attuazione almeno a 10 anni.»

Galante Teo Oliva

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