LETTERE ALL’ ITALIA. SAREMO A SANREMO.
Spett.le sig.ra Italia,
stiamo vivendo un momento di grande confusione, siamo sommersi di parole. Parole che si attorcigliano, sovrappongono. Parole urlate, parole ambigue, parole che fanno male. E in mezzo a tutte queste parole non riusciamo più a districarci, incapaci oramai di distinguere le une dalle altre, il falso dal vero, il bianco dal nero. Ed è così che finiamo per confonderci, per non capire più il vero significato di “esilio” e “latitanza”, “immigrazione clandestina” e “sequestro di persona”, tutti ci dicono tutto e il contrario di tutto. Chi voleva dire “no” finisce per dire “si”, chi voleva dire “si” finisce per dire “no”.
Mia cara e bella signora anche a me viene in mente una parola, anzi una frase, “Facite ammuina!”.
Si narra che fosse un ordine ideato da un certo Federico Cafiero (1807 – 1888), un ufficiale napoletano della neonata Regia Maria Italiana, in precedenza messo agli arresti dall’ammiraglio per essere stato sorpreso a dormire assieme al suo equipaggio. Una volta riavuto il comando della nave sembra avesse istruito l’equipaggio a “fare ammuina”
«All’ordine Facite Ammuina, tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa
e quelli a poppa vadano a prua;
quelli a dritta vadano a sinistra
e quelli a sinistra vadano a dritta;
tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte,
e quelli sul ponte scendano sottocoperta,
passando tutti per lo stesso boccaporto;
chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e
là. »
Si mia cara signora, forse non è andata esattamente così, ma sembrerebbe che quell’ordine sia stato adottato dalla politica nostrana, per non essere sorpresi a non far niente tutti fanno finta di fare qualcosa, chi è su va giù, chi è là va qua, ma soprattutto chi è a destra va a sinistra e chi è a sinistra va a destra. Tutti sembrerebbero intenti a fare qualcosa ma nulla cambia e tutto, nella migliore delle ipotesi, resta come prima.
Intanto siamo tutti con gli
occhi puntati sull’ Emilia Romagna, che sembra diventata l’ombelico del mondo.
Io mi immagino, sdraiati su una nuvoletta, Don Camillo e Peppone, che da lassù
ci guardano e scuotono la testa, incapaci di riconoscere il loro “Piccolo mondo
antico”, un mondo in bianco e nero, come i libri e i film che parlavano di loro
e di quel mondo, un microcosmo fatto di ideali e coerenza. Me li immagino
entrambi tentati dallo scendere giù per prendere tutti a cazzotti e gran pedate
nel sedere.
Ma l’attenzione su quel mondo, sui risultati delle elezioni in quella regione,
sarà di breve durata, perché tutto si sposterà altrove e tutti saremo a
Sanremo.
Sì mia bella signora, saremo tutti lì anche quelli che sino all’ultimo avranno
detto di non volerne sapere. Saremo tutti davanti al “magic box”, anche quelli
che “ma era solo per curiosità”,
anche quelli che “ma è per vedere che
cavolate avrebbero detto o fatto”, anche quelli che “era per vedere la qualità delle canzoni”…canzoni? Chi si ricordava
più che dovrebbe essere anche il Festival della canzone italiana?
invece, mia graziosa e dolce signora, è solo un grande circo.
Ma in effetti è così che gli antichi ci hanno insegnato come si governa un popolo: panem et circenses.
Solo che, mia adorabile signora, il “panem” è quasi terminato.
Suo devotissimo
Antonello.
Antonello Rivano