UN’ESPERIENZA AD AUSCHWITZ – BIRCHENAU

Arrivi nel piazzale degli autobus, gente chiassosa che va e che viene, un’aria quasi da scampagnata.

Ti muovi con il tuo gruppo e lo sguardo scorre sui fabbricati della reception, l’ingresso e il metal detector, l’incontro con la guida che distribuisce le cuffie amplificate perché, ci dice, all’interno si sussurra non si parla – chissà perché.

Giri sul piazzale e ti trovi davanti il cancello che mille volte hai visto in TV o nei film:    HARBEIT MACHT FREI    (con la B a rovescio, perché il fabbro che la realizzò al nascere del campo volle evidenziare che quello che stava nascendo era una cosa contro natura e che non sarebbe durata). Nessuno parla e fa vagare uno sguardo vacuo tra ciò che lo circonda.

Dopo aver visto immagini e oggetti già visti e rivisti sui media ne esci ubriaco, incredulo perché hai toccato con mano, hai respirato la malvagità della natura umana, una su tutte agghiacciante: una massa di capelli grigi che sono stati tagliati dalle teste di 20.000 donne ……

Mentre Auschwitz ti opprime, con le sue strutture, Birchenau ti disperde.

Entrato lungo il gelido binario della morte ti trovi in uno spiazzo enorme di cui non distingui la fine, lo sguardo spazia ma non trova ostacoli come ne puoi uscire?          
Semplicemente …. dal camino!

Enzo Dagnino

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