SOLIDARIETA’ AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: LA BATTAGLIA QUOTIDIANA DEI VOLONTARI
SAN BENEDETTO DEI MARSI – La società al tempo del Covid-19 rimanda scenari contrastanti, estremi nelle loro differenze. Così come in una guerra, viene alla luce il peggio degli uomini oppure ne emergono gli aspetti migliori. Le meschinità, gli egoismi. L’altruismo, da un lato. L’umanità, la partecipazione, la condivisione dall’altro.
Raccontare la solidarietà di un paese dell’Abruzzo interno che si riscopre unito davanti a un nemico invisibile e che non fa distinzioni o regali, può essere un motivo di speranza, di forza per tutti.
Un paese, più in particolare si tratta di San Benedetto Dei Marsi in provincia dell’Aquila, che potrebbe essere benissimo qualsiasi altro paese d’Italia.
Una piccola cittadina come tante, con le sue divisioni, i suoi contrasti politici e sociali, le sue bellezze, il paesaggio, l’arte, la storia, le difficoltà e le soddisfazioni. Qui il virus è arrivato e ha colpito. Non solo il paese ma l’intero territorio, con addirittura il vicino presidio ospedaliero di Pescina temporaneamente chiuso nei giorni scorsi per operatori sanitari risultati positivi e conseguente necessaria sanificazione. Qui le aziende, come altrove sono chiuse, ma trattandosi di un’economia in prevalenza legata alla terra e all’agricoltura, c’è la questione dei raccolti che restano nei campi, dei braccianti che scarseggiano perché in gran parte erano stranieri con contratti temporanei, provenienti da fuori zona. C’è il “dopo”, la ripresa che è solo incertezza.
Questo tempo, in questo posto come altrove, ha le sembianze di una guerra. Un luogo comune forse, evocato però da strade quasi del tutto deserte, città silenziose, finestre socchiuse a fare entrare aria, sole e qualche cenno di vita quotidiana diventata un traguardo da raggiungere.
Polis Magazine ha provato a guardare quelle strade attraverso gli occhi di chi le percorre quotidianamente vestendo le casacche della Protezione Civile, volontari divisi tra gestione dell’emergenza, supporto alle istituzioni, aiuti concreti alle persone in difficoltà. Agli invisibili, agli anziani e meno agiati che vivono un dramma nel dramma: la solitudine e le ristrettezze economiche.
Le testimonianze raccolte a San Benedetto, paese nel cuore della vasta conca dell’ex lago Fucino, parlano di gesti semplici come portare la spesa a domicilio o le medicine, impiegando il tempo strettamente necessario alla consegna per lasciare anche solo una parola gentile, un saluto. Tra mascherine, guanti, protocolli di sicurezza, sguardi sospettosi perché la paura del contagio è forte, inutile negarlo.
Il virus fa paura, come spaventano tutte le cose ignote, impossibili da controllare.
Questi volontari, più di 30 nella sola San Benedetto Dei Marsi, sono la prova di una risposta unanime e solidale. Qui, come in tutte le parti d’Italia, senza spingerci oltre confine, tanti sono coloro che non hanno esitato a esporsi al rischio, che hanno lasciato le loro famiglie o comunque hanno limitato i contatti per evitare possibili contagi con il solo intento di essere di aiuto. Di sostegno. Di conforto a chi è meno fortunato o semplicemente più solo e debole.
«Un ritrovato senso di identità e comunione» , sono le parole di uno di quei volontari che preferisce restare anonimo perché «i nomi non hanno importanza, contano le azioni. Tutti aiutano. Le aziende agricole del territorio regalano i loro prodotti, patate, carote, legumi per la raccolta alimentare. E lo fanno senza clamore. Senza bisogno di pubblicità. Così come i cittadini che hanno iniziato a donare per la spesa da destinarsi a chi non ha la possibilità di fare acquisti nemmeno per il necessario sostentamento».
C’è la fatica, sui volti dei volontari. Il segno rosso delle mascherine tenute sul viso per ore ed ore. Gli occhi lucidi per l’adrenalina in circolo di ore strappate al riposo, la tristezza accumulata in cambio di sorrisi e gentilezze donati. C’è una stanchezza che si ripaga della consapevolezza di aver dato.
Dare, senza chiedere nulla in cambio, è forse la più alta forma di amore.
C’è la serenità, sui volti dei volontari, mentre grazie alla tecnologia, ogni domenica trasmettono via web la Santa Messa dalla parrocchia di San Benedetto, così come accade in tante altre parrocchie. Per chi crede e soprattutto per chi non crede, per ritrovare i piccoli gesti quotidiani, sia pure distanti.
A questi volontari, ai volontari di tutto il Paese è giusto dire grazie e ripetere di non smettere di aiutare.
Il numero dei positivi al Covid-19, in Abruzzo, cresce in modo continuo. Aumentano i decessi, aumentano i ricoveri in terapia intensiva. Si temono nuovi focolai dopo i casi che hanno messo in ginocchio la Val Fino, a cavallo tra le province di Teramo e Pescara , e alcune zone della provincia dell’Aquila.
Interi comuni sono anche qui Zona Rossa. La lieve tendenza al miglioramento degli ultimissimi giorni apre uno spiraglio di speranza, ma tutto resta un fermo immagine, tutto è incertezza di cosa sarà “dopo”.
Dopo, ricordiamoci di chi ha vissuto questa epidemia in prima linea e almeno diciamo grazie.
Eleonora Marchini