Recensione libro di “Cinema e Diritto” Agostino La Rana

La Casa Editrice Polis SA Edizioni presenta il saggio “Cinema e Diritto” di Agostino La Rana -che lo ha dedicato alla memoria di suo fratello Luigi, – con prefazione di Michelangelo Pascali, Docente di Sociologia generale e dei processi economici e del lavoro presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.

Il saggio – scritto da un avvocato e per avvocati – “apertamente qualificato come guida”, “completa e ragionata al rapporto tra cinema e diritto, con particolare riferimento al cinema forense, intendendo per tale il racconto della professione di avvocato”- denota “una passione profonda non solamente per il mondo del cinema, nella sua opera preziosa di “moltiplicatore di vite” (di propagazione di emozioni, di punti di vista e di spunti di riflessione), ma pure per la propria stessa figura professionale, nella coscienza del delicato e insopprimibile ruolo sociale che le è legato.”

Un’opera riguardante il “cinema forense” che “descrive esplicitamente e intrinsecamente due temi non coincidenti: “l’avvocato nel cinema” e “l’avvocato dinanzi al cinema” nella quale l’autore ha censito “tutti i film nei quali uno dei personaggi è un avvocato” anche “grazie agli avvocati iscritti al gruppo Facebook L’avvocato nel cinema e nella letteratura”, fondato dallo stesso autore il 16 ottobre del 2014.

“Cinema e Diritto” – oltre ad essere un progetto, finanziato dalla Regione Campania, avente ad oggetto una rassegna cinematografica – realizzata nel 2018 e nel 2019, dai Dipartimenti  di Giurisprudenza delle Università degli Studi “Federico II” e “Parthenope” di Napoli, dall’associazione “Mutua Consumatori Campania” e dall’associazione forense “108” – è soprattutto un valido ed interessante strumento didattico per “insegnare il diritto e introdurre alle professioni giuridiche utilizzando il cinema come strumento didattico”

“Il presente saggio è stato un valido ausilio didattico, in quanto esso raccoglie le schede di presentazione che ho preparato per ciascun film; è stato anche aperto un apposito canale Youtube, denominato “Cinema e Diritto”, che raccoglie le presentazioni dei film.”

L’autore – oltre ad esprimere “un giudizio di merito”, mediante “il classico sistema delle stellette” – ha realizzato una catalogazione dei film appartenenti alla categoria del “cinema forense“, prevalentemente americani (anche se non mancano film italiani), sulla base di molteplici fattori: “popolarità (intesa non solo come incasso al botteghino), valore artistico a prescindere dall’aspetto forense (per esempio, testimoniata dal conferimento di premi, Oscar in primis), livello del cast, regia e direzione della fotografia, ecc.”

Un film viene definito “forense” se uno dei personaggi del film è un avvocato e se il ruolo dell’avvocato offre allo spettatore spunti di riflessione sulla stessa professione di avvocato, tra cui tra l’altro l’idealismo, che emerge in alcuni film, come in “Il buio oltre la siepe (USA, 1962)”, le principali differenze tra il processo italiano e quello americano, come in “La giuria (USA, 2003)”, le lesioni da inquinamento ambientale (vicende realmente accadute in USA), come in “Erin Brockovich –  Forte come la verità (USA, 2000)”, l’organizzazione di mega – studi legali – che negli Stati Uniti sono “vere e proprie società, capitalizzate e gerarchicamente ordinate” – come in “Il socio (USA,1993),  i processi ad imputati, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, come in Prova a incastrarmi (USA, 2006)” ed ancora sulla difficolta di esercitare la professione di avvocato in una dittatura (Cina), come in L’angolo rosso – Colpevole fino a prova contraria(USA, 1997)”.

Un manuale stimolante, ma decisamente specialistico, che permette di conoscere “uno spaccato” del mondo del cinema e dal quale emergono innumerevoli spunti di riflessioni relativamente alla professione forense, ma anche differenti, nuove ed interessanti chiavi di lettura degli stessi film.1

Nicoletta Lamberti

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