Svolta il 6 maggio la video conferenza del sodalizio ACUE
Mercoledì 6 maggio scorso, nuovo appuntamento con “Acue”, acronimo per “Associazione Consumatori Utenti Europei”. Il sodalizio internazionale – sorto alcuni anni fa – ha promosso la consueta videoconferenza (in questi tempi di distanziamento sociale) per discutere, stavolta, di “Emergenza Covid-19. L’impatto sul comparto economico-produttivo. Misure e proposte per fronteggiare la crisi”.
Un incontro interessante con numerosi relatori (tutti molto competenti, in vari settori di agricoltura; industria; soprattutto, terziario e servizi) e più di venti utenti collegati in diretta streaming sulla piattaforma on line “Zoom”.
Argomento fondante analizzato in precedenza, sempre sul Coronavirus, la “sfida” sanitaria in questo contesto temporale. Tra i cybernauti presenti all’incontro del 6 maggio, opportunamente condotto e moderato dal cronista pugliese Eugenio Caliandro, anche i componenti dell’associazione di respiro europeo. Tra gli altri, seguivano dai device la dottoressa Daniela Pucello; il professor Rosario Antonio Polizzi; l’avvocato Cristina Surico e l’altro legale, sanseverinese – coordinatrice regionale del sodalizio “Acue”, per la Campania – Barbara Pascale.
Ecco, per la cronaca, i professionisti che hanno accettato di presenziare all’evento: Antonio Pepe, presidente nazionale “Acue” – che ha tenuto una breve prolusione introduttiva (tempo limite per ogni intervento: 4 minuti – anche se si è sforato un po’); Massimo Fiaschi – segretario generale “ManagerItalia”; Enea Franza, economista e dirigente “Consob”; Giuseppe Maria Pignataro – economista; Corrado Martinangelo, presidente di “Agrocepi”; Onofrio Spagnoletti Zeuli, presidente onorario “Confagricoltura” Puglia; Andrea Tommasini, responsabile di “Confimprese Sociali”; Fabrizio Santorsola – di “Fiba Confesercenti” Puglia; Stefano Uccella, presidente “Cna Agroalimentare” del Lazio (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa – è l’acrostico di “Cna”); Massimo Carriero – esperto in Finanza d’impresa; Giuseppe Chiarelli, leader di “Confcommercio” Puglia.
Intento della seconda videoconferenza, quello di fare il punto della situazione sul versante economico e finanziario della lotta al Covid – oltre che su quello medico e sanitario. Nel corso della diretta, infatti, sono state formulate diverse proposte da parte dei relatori. Tutto, assicurano da “Acue”, al fine di stilare un documento che faccia chiarezza sui tanti aspetti – appunto – economici in questo periodo di crisi. Tale atto sarà indirizzato alle principali istituzioni nazionali e regionali, preposte al superamento della crisi finanziaria, nonché alle testate giornalistiche.
Mentre nella videoconferenza del 23 aprile scorso (incentrata, ricordiamo, su temi scientifici) si è riscontrata molta fiducia nella possibilità di trovare un protocollo di cura e/o di azione “medica” verso il Coronavirus – pur nella gravità della fattispecie – stavolta, invece, dati e numeri snocciolati per il lato economico emergono con maggiore “pessimismo” (se così possiamo affermare) e indicano davvero una situazione incresciosa e insostenibile che il nostro Paese si sta trovando ad affrontare.
Le cifre parlano. Chiaro. E “suggeriscono” miliardi di euro di debito. Soprattutto nei settori di cui si è parlato il 6 maggio. L’indebitamento – secondo le opinioni degli intervenuti – è “questione” (anche) di lucrum cessans. Ad esempio, per quanto concerne la “categoria” dei matrimoni. Secondo le ultime stime, come anche altri settori che prevedono prenotazioni, i “danni” causati (dal punto di vista del ritorno economico) da questa emergenza sono ingentissimi. Soprattutto perché per sposarsi ci si “muove” anche due – tre anni prima dell’evento. Questo è stato stigmatizzato, in particolare, da Andrea Tommasini, che ha offerto il suo contributo in termini di “perdite” di lucro in cifre “concrete”. Ha parlato, dunque, del “reparto” matrimoni – a suo dire – “completamente annullato” dal rischio contagio. Per questo egli invoca – come gli altri relatori interessati “interventi a fondo perduto, puntando al capitale umano e alle risorse umane”. Ancora, tra le proposte di Tommasini: “Occorre un collegamento migliore tra imprese sociali, turismo e altri settori”; poi il presidente di “Confimprese” si è pronunciato sulle cooperative, presenti particolarmente nell’ambito della ristorazione.
Ed ecco i tanto temuti dati, le cifre della perdita di valore dell’azienda Italia riguardo al terzo settore produttivo – tratti dalla comparazione con gli anni precedenti, quando il “bel Paese” veniva visitato da turisti stranieri – oltre cha da Italiani. Nello stesso periodo degli anni scorsi, o anche in estate inoltrata, ben 81 milioni di “presenze” hanno “scelto” la Penisola come meta turistica, di viaggio (Istat, secondo le parole dell’esperto). Percentuali di profitto “mancato” molto alte: il gettito in euro da parte dei turisti sarebbe stato – se non fosse intercorso il Covid-19 – di circa 9 miliardi. La stima di spesa per gli stranieri incideva per il 21,4% sul mercato turistico; il 16% (sempre di spesa, di gettito) era costituito dai pagamenti dei visitatori italiani.
Si è discusso anche di altre priorità, di altri settori chiave nelle “politiche” dei tre comparti in cui l’Italia eccelle: ad esempio l’agricoltura. Che – sono parole di Zeuli, in particolare – “è un campo, un settore che (ovviamente) non si ferma mai”.
Burocrazia e lentezza sono state le espressioni, relative alle questioni sul tappeto, riprese da tutti quanti i relatori. Che poi sono questioni ataviche, esistenti già da prima dell’emergenza Covid. Ma la parola d’ordine – sempre citata da ogni esperto – è “fare rete”, “fare sistema”. Insomma: unirsi, cooperare, essere compatti. In tutti i campi delle attività umane. Proprio allo scopo di rimanere cooperativi e corporativi – se così ci è consentito affermare – ciascuno dei professionisti ha attuato una serie di utili e precise proposte. Richieste trasversali, a cominciare dal responsabile per quanto concerne i manager fino ad arrivare agli esponenti della balneazione.
Quindi, dopo aver espresso dati “terrificanti” per il territorio italiano (in termini di fiscalità), ecco alcune “soluzioni” da sottoporre al vaglio di “chi di dovere”: le tanto vituperate istituzioni. Nazionali e/o regionali, locali. Solo suggerimenti (e non emendamenti) che potrebbero costituire una sorta di “rilancio” del Paese, pur senza la presunzione di essere “adatte a tutte le situazioni” che potrebbero verificarsi in futuro. Perché “le imprese (italiane) sono famiglia”.
Tra continui accenni e/o riferimenti al Mes – il fatidico Meccanismo europeo di stabilità, ovvero il “fondo salva Stati” (dell’Unione) – passando per le recentissime questioni in merito alle azioni penalizzanti l’Italia da parte della Corte Costituzionale tedesca (nei confronti della “Bce” – Banca centrale europea), per poi approdare all’affaire dei 600mila braccianti da impiegare nei campi per evitare che le coltivazioni vadano al macero. Quest’ultima fattispecie (regolarizzare i lavoratori in nero) ha provocato – più che altre – decise polemiche tra gli Italiani.
Torniamo alla conferenza. Si è discusso di limiti e/o plafond; dei vari decreti (quali, ad esempio, il “decreto aprile”, il “decreto cura Italia” e via discorrendo). Emerge l’impressione, condivisa trasversalmente e unanimemente da tutti i partecipanti alla conferenza, che le questioni relative all’economia – niente affatto “secondarie” rispetto agli ambiti medici e sanitari – è stato affermato – siano state affrontate male dal governo e dalle istituzioni ufficiali. E, proprio per tali motivi, molti relatori hanno avanzato anche fino a quindici proposte rientranti nel loro campo del sapere. Vari i punti programmatici nel merito, le necessità da effettuare e i già citati “suggerimenti” che potrebbero essere valutati (durante il lock down, oppure in corso della “Fase Due”) dagli esponenti della Pubblica Amministrazione (la P.A. dev’essere migliorata); occorrono interventi mirati ambito per ambito.
Sono indispensabili “misure eccezionali, subito, non in futuro” – sono le esplicazioni di qualche relatore tra tutti. Eliminando “le spese superflue”; incentivando la liquidità immediata e l’erogazione – da parte delle banche europee e nazionali – di mezzi economici “a fondo perduto”. In tutti i settori, alternandosi tra agricoltura e terziario (trasporti, indotto e così via). “Snellendo le procedure”, per l’accesso rapido “al credito”, invocato dalle imprese italiane. Trovando “nuovi canali finanziari” per ricevere fondi e quant’altro necessario. Risarcendo le aziende. Incentivando (direttamente e/o in maniera indiretta) il ricorso, l’uso della “Flat tax” – utile per sovvenzionare il “Food Italy” (proposta di Martinangelo e di altri). Tra sconti fiscali e previsionali. Affinché la “mannaia delle tassazioni” (per usare un commento di Onofrio Zeuli) non stritoli ancora peggio il nostro Stato, la nazione italiana.
Infine, da parte dei giornalisti, più che domande sono stati espressi degli spunti di riflessione riguardo agli altri importanti temi; sempre incentrati sul Covid-19. Ad esempio, nei prossimi meeting, si potrebbe parlare di Scuola, Istruzione, Didattica a distanza. Infatti, in questo tempo di incertezza anche la pedagogia e l’educazione scolastica hanno il loro peso (anche economico) sulla situazione italiana. Anche la Scuola è un’azienda, un’impresa – come le banche, tra l’altro.
Anna Maria Noia