Iniziativa ACUE. Raccolta firme per sostenere le PMI Italiane
Una raccolta firme a sostegno delle Pmi: per l’azzeramento di tasse, imposte e contributi sino a settembre 2021”. È l’obiettivo (neanche tanto ambizioso) dell’Acue, realtà associativa meridionale, assurta a livello nazionale ed europeo in questi ultimi anni.
Pmi è un acronimo che sta per “piccole e medie imprese”. “Acue” – “Associazione consumatori utenti europei” – ha illustrato – venerdì 28 maggio agli organi di stampa di ogni parte d’Italia – la petizione per sostenere le imprese di ogni comparto. Obiettivo, nella Fase Due, è far ripartire la nazione dopo la “batosta” (sanitaria ed anche economica) dovuta all’emergenza Coronavirus.
Come di consueto – per tutte le altre iniziative di questo pool di esperti, appartenenti all’Acue – la raccolta firme è stata presentata in videoconferenza su una piattaforma social. Moderatore, il cronista Eugenio Caliandro. Sono intervenuti (tra l’altro) il presidente nazionale del sodalizio, l’avvocato Antonio Pepe; il dottore Rosario Polizzi – responsabile della task force dei medici, creata appositamente dall’Acue per il Covid-19; Lino Rinaldi – responsabile regionale del movimento “Autonomi e partite Iva”; Gianluca Sileno – coordinatore provinciale dell’associazione “Autonomi e partite Iva”. Infine, si è collegata – mentre era in treno in quanto impegnata in una trasferta di lavoro – l’onorevole Manuela Gagliardi, esponente spezzina del gruppo (parlamentare) misto all’opposizione.
L’onorevole ha promesso di indirizzare le istanze degli imprenditori e dei dipendenti delle piccole e medie aziende italiane al Parlamento presso i lavori in commissione già ad inizio settimana prossima (2 giugno). Poi, la proposta del sodalizio “Acue” (rappresentato – anche – dal legale sanseverinese Barbara Pascale; coordinatrice regionale per la Campania) approderà (ha dichiarato Manuela Gagliardi) in aula per la metà di giugno.
La Gagliardi ha chiarito che, per quanto riguarda l’attuale “Decreto Rilancio”, vi saranno molti emendamenti da discutere. L’onorevole si rende conto della drammatica situazione in cui versano le Pmi, rappresentanti “l’ossatura economica” (così si è detto nel corso della convention) del Paese.
Ha iniziato il suo intervento via web (diretta Facebook) il presidente Pepe, spiegando il senso dell’iniziativa. Si tratta – appunto (come già citato sopra) – di una petizione, una raccolta di firme che mira a raggiungere un milione di adesioni – sia usufruendo dei social media e/o network (con link o click – alla portata dei cybernauti o degli “esperti” della rete) sia utilizzando i classici e consueti canali cartacei. Per vari circuiti: dalla presidenza Acue; dalle realtà regionali o locali e/o statali fino alla presidenza del Consiglio – parole di Pepe. Che garantisce di sottoporre la petizione all’attenzione del premier Giuseppe Conte; del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico; della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Riteniamo che dobbiamo mettere le Pmi in condizioni di avere aiuti concreti” – esprime l’avvocato Pepe. Che rilancia: “Non dobbiamo credere nelle favole, nei numeri rassicuranti. Pochissimi interventi, gestiti male, sono stati effettuati in Italia”. Per il legale, nonché presidente Acue: “Dei 400 miliardi in erogazione per gli aiuti alle imprese – afferma – pochissimo è effettivamente andato o andrà alle Pmi”.
Per questo, l’organico Acue tenta di risollevare le sorti di questo settore economico nazionale, spesso vituperato. Già in elaborazione un apposito atto o documento – che consta di sette punti fondamentali. Sette istanze da sottoscrivere e presentare a “chi di dovere”. Ecco, per la cronaca, gli item presenti nella raccolta firme: in primis, l’azzeramento di costi e tasse fino a settembre 2021 – per dare ossigeno alle piccole o “mediane” realtà industriali dello Stato. Secondo aspetto, trattato nella documentazione: il riconoscimento – a livello internazionale (comunitario) – dello “stato di calamità” per l’Italia. In modo da poter ottenere un congruo risarcimento, per lo stanziamento di fondi europei appositi. Terzo punto: la proroga, o addirittura, lo stop ai pignoramenti (sempre per le aziende) fino a settembre 2021. Sarebbe quindi opportuno – secondo i relatori, e particolarmente secondo Antonio Pepe – la cancellazione delle cartelle esattoriali di aprile 2020 (quarto argomento di discussione e di proposta). Inoltre, numero cinque: il ricorso, da parte delle imprese in crisi, a nuove assunzioni oppure (in alternativa) all’impiego di lavoratori precari o svantaggiati. Gli ultimi due aspetti programmatici della petizione riguardano i benefit e la salvaguardia del Made in Italy (punti sei e sette).
Si invoca, pertanto, un “tavolo tecnico” con i fornitori dei vari comparti in difficoltà. Rincara Pepe: “Abbiamo chiesto a tutte le forze politiche di poter valutare le nostre richieste; per dare una mano alle famiglie italiane – attraverso le imprese di minimo o medio calibro”.
La petizione è rivolta a tutti i cittadini, ma particolarmente alle associazioni del territorio, che condividano le proposte stigmatizzate da Acue. L’importante, per Pepe e gli altri relatori – come Polizzi, Rinaldi e Sileno – è “fare squadra”. Gli illustri convenuti hanno snocciolato dati: per loro occorrono “subito” 11 miliardi di “liquidità”, mentre miliardi di altri fondi (europei, come si sta affermando in queste ultime ore) dovranno comunque arrivare in Italia. Presto o tardi. Altra “parola d’ordine” (da parte di ciascun intervenuto) è “taglio agli sprechi”. Secondo gli astanti, una soluzione potrebbe essere costituita dall’eliminazione delle Province sul territorio della Penisola. Argomento, questo, che era molto in auge già pochissimi anni fa. Nel corso della discussione, è emerso poi il “desiderio” della (fatidica) riforma della giustizia – su cui pure ci si è abbastanza dilungati – e della digitalizzazione. Sempre nell’ottica di ridurre gli sprechi. Anche “svecchiando le normative” e “snellendo la burocrazia”. Ciò significa “sfidare” gli sprechi.
Insomma, ciascun amministratore e/o politico italiano deve attuare la sua parte – per salvare le Pmi. Infatti, secondo molti relatori: “Il sistema per far rinascere le aziende italiane esiste, occorre adesso la buona volontà di tutti”. Si è parlato anche delle questioni relative alla situazione dei professionisti e/o imprenditori o industriali titolari di partita Iva. Altra atavica problematica “nazionale” (e non). Secondo quanto detto – anche, ma non solo – da Sileno, si tratta di “proposte fattibili, misure adottabili in questo periodo per supportare le aziende in difficoltà”. Con l’auspicio che anche la stampa svolga il suo… “dovere” di informare i cittadini sulla raccolta firme voluta dal sodalizio Acue – la videoconferenza è terminata.
Prossimamente l’Associazione “Acue” si farà carico di altre iniziative, incentrate sempre su questa tanto decantata e agognata Fase Due post Coronavirus.
*Foto copertina di Herm da Pixabay
Anna Maria Noia