Il senso della libertà nella Costituzione italiana
Dopo il 2 giugno 1946 l’Italia cominciò a ritrovarsi. Il referendum riportò il voto nelle famiglie italiane. Le donne al voto si scrollarono di dosso la pesante armatura di madri e mogli che il fascismo le aveva costrette ad indossare.
L’Assemblea Costituente della Repubblica italiana, composta di 556 deputati, fu eletta il 2 giugno 1946 e si riunì in prima seduta il 25 giugno nel palazzo Montecitorio. L’Assemblea continuò i suoi lavori fino al 31 gennaio 1948. Durante tale periodo si tennero 375 sedute pubbliche, di cui 170 furono dedicate alla discussione e all’approvazione della nuova Costituzione. Gli Atti dell’Assemblea Costituente fanno parte della grande serie degli Atti parlamentari e costituiscono la cerniera fra gli Atti del Regno e quelli della nuova Repubblica. Nelle pieghe di questi atti si legge lo stupore e la timidezza delle 21 donne chiamate a sedere nel Parlamento di Montecitorio, molte insegnanti, molte ex partigiane, alcune provenienti dal duro lavoro della terra. Piena libertà, voto popolare, pieno esercizio dei diritti sono le anime della nostra Costituzione.
Chiamata a discuterne con gli allievi del Liceo Alfano I di Salerno ho scelto, non a caso, l’art. 33 che così recita ‘L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento’. Non ho avuto dubbi, dopo la didattica a distanza, qualsiasi siano le scelte del nostro Governo, ho sentito la necessità di uscire dalla stretta asfissiante dello schermo. Purtroppo virtualmente.
L’incontro con i maturandi dell’Alfano I è stato preceduto dai saluti della Dirigente dott.ssa Elisabetta Barone, di seguito i professori Concilio e Di Stasi hanno brillantemente introdotto il tema della giornata. La libertà di insegnamento.
Convinta che la storia si fa con i documenti scritti e convinta della attualità della storia ho parlato ai ragazzi dell’obbligo, per gli impiegati dello Stato, del giuramento allo Stato fascista, e dell’obbligo di introdurre nelle programmazioni dell’epoca (le testimonianze che ho raccolto sono del 1938, anno nel quale il fascismo introdusse le leggi razziali in Italia) il concetto di ‘razza’. Propongo ai lettori le risposte dei professori alla circolare con la quale il Preside del Regio Istituto tecnico Riccati di Treviso ‘suggerisce’ agli insegnanti la nuova ‘materia’: la razza italiana.
Molti insegnanti aderirono all’invito non sappiamo se con entusiasmo o perché costretti dalla minaccia di perdere il posto o dell’olio di ricino, comunque vi stralcio qualche segmento delle loro programmazioni. Il professor Micheli (Lettere italiane) promette di sottolineare la ‘netta superiorità della gente italica, romana e cristiana sulle altre stirpi e le altre fedi. Il mondo non può, prosegue il professore, abbassarsi a contaminazioni ed incroci. Anche il professor Sorbero (Scienze naturali e geografia) ritiene di dover introdurre nelle sue lezioni il concetto di razza ‘sotto l’aspetto antropologico, biologico e psichico’ prevedendo di distinguere gli ariani dai romani latini e, soprattutto, dai camiti/semiti (la razza ebraica). Il contributo dell’italica gente al mondo viene ancora riaffermato dal professor Zorzi; ‘lo studio della missione civile di Roma servirà a riaffermare la grandezza dello Stato fascista’.
Ci furono professori ribelli?
Molti accettarono il Giuramento e le indicazioni del Regime, alcuni non giurarono e lasciarono l’insegnamento. Lo storico Gaetano Salvemini scrisse una lettera con la quale annunciò le dimissioni al Rettore dell’Università di Firenze. Secondo Salvemini l’insegnamento universitario aveva perso ogni dignità sotto il regime e non aveva più ragione di essere. La docenza, secondo Salvemini, aveva cessato di essere strumento di libera educazione civile per ridursi a servile adulazione.
‘Sono costretto a dividermi dai miei giovani e dai miei colleghi con dolore profondo, ma con la coscienza sicura di compiere un dovere di lealtà verso di essi. Ritornerò a servire il mio Paese nella scuola, quando avremo riacquistato un governo civile’.
Il 2 Giugno ci regalò il mondo nuovo.
Senza ombra di polemica…gli insegnanti devono continuare a proteggerlo e a coltivarlo affinché non appassisca sotto la mole della burocrazia che schiaccia volutamente la libertà.
* Immagini dal manuale di storia di Gentile Ronga Rossi, L’Erodoto, il Novecento e l’inizio del XXI secolo, La Scuola
Maria Rosaria Anna Onorato
Un intervento bello, forte, istruttivo e costruttivo. Il ricordo e la citazione di Gaetano Salvemini valgono come un patrimonio a tutela e difesa della libertà conquistata dal nostro Paese. Grazie.
Antonio Marani