Deborah Riccelli: libri, teatro e impegno sociale, contro la violenza di genere
Parlare di Deborah non è cosa facile, talmente tante sono le sue attività, sia artistiche che sociali, anche se possiamo riunirle tutte sotto due parole: “donna” e “rispetto.” Partiamo dalla scrittrice, di recente uscita è “Mille e più farfalle”( edizioni ERGA, 2018). Un libro di racconti, per la precisione quattro. Racconti che ci parlano di quattro brevi vite, proprio come quelle delle farfalle evocate dal titolo, ci si addentra in vari tipi di trauma psicologico, sindrome del sopravissuto, violenza assistita, aborto terapeutico, pedofilia e malattia. In una recensione ho letto che in questo libro l’autrice “riesce a rendere umano ciò che è disumano, il dolore”. Sono le storie di Sylvia, Allegra, Hagere, Emma,vite brevi ma illuminanti, Deborah porta i suoi lettori in un mondo in cui non c’è lieto fine, ma ne usciranno più umani e con un rinnovato amore verso la vita. L’altro libro è “Nessuno mai potrà + udire la mia voce”( Editore Frilli 2009). L’idea del romanzo prende spunto dalla storia di Veronica Abate, uccisa a diciannove anni dal suo ex fidanzato . L’autrice dice di essere stata particolarmente colpita da una frase della sorella della vittima, che in un’intervista disse: “Non sarà più Natale nella nostra famiglia, perché mia sorella non c’è più” e di aver scritto quella storia come se fosse sua, pensando a cosa sarebbe successo alla sua famiglia se lei, un giorno non sarebbe più tornata a casa. Da questo libro nasce lo spettacolo teatrale che porta lo stesso titolo, dove ritroviamo Deborah come sceneggiatrice regista e attrice, e che ottiene il sold-out in teatri come il Carlo Felice di Genova e il Teatro del Casinò di Sanremo. Deborah Riccelli ha seguito corsi e master sul crimine familiare, lo stalking e la violenza di genere. Ha collaborato come volontaria in un Centro di accoglienza, dove si è occupata anche della comunicazione. Ha fondato con alcuni volontari ed esperti del settore Oltreilsilenzio onlus Centro Antiviolenza – Genova. Una associazione che si occupa non solo delle vittime che hanno subito violenza, ma anche del supporto psicologico e legale alle loro famiglie, spesso abbandonate a se stesse. E’ nelle “40 DONNE CHE CE L’HANNO FATTA EDIZIONE 2016” un importante riconoscimento a donne intraprendenti, decise, piene di iniziativa, che hanno rotto il tetto di cristallo, stanno resistendo e ce l’hanno fatta a sopravvivere alla crisi e a raggiungere posizioni apicali nelle loro carriere. Nel 2018 il settimanale F (Cairo editore) la pone tra le 100 donne dell’anno.
Detto ciò, credo che la prima domanda della nostra intervista, rivolta alla Riccelli, non può che essere questa : chi è Deborah?
«Sara Pasetti , nella recensione che ha fatto sul mio ultimo libro per il Secolo XIX mi ha definito così : Talvolta, quando non si sa come definire qualcuno che sfugge a caselle preconfezionate, si usa il termine di ” personalità istrionica” , che rimanda all’arte,al teatro, alla psichiatria in generale ad un orizzonte di originalità…ecco, in questa sua descrizione mi ci riconosco. Ho la necessità di scrivere, narrare, mettere in scena emozioni, parlo di necessità perché per me lo è.
Probabilmente l’ho sempre fatto attraverso l dove annotavo qualsiasi cosa mescolando le persone e gli accadimenti stravolgendo perciò quello che era realmente accaduto o scrivendo lunghe lettere che non ho spedito mai. »
La tua è però una narrativa molto mirata, Un universo femminile e doloroso.
Da cosa nasce questa scelta, che fa parte anche del tuo impegno sociale?
«In effetti la mia è una narrativa mirata. Il mio lavoro mi fa “assorbire” molto disagio e sofferenza
Non trascrivere mai su carta ciò che le persone mi confidano ma il bagaglio emozionale che porto a casa è notevole perciò provo a trasformarlo
“Mille e più farfalle” è un libro di poche pagine con centinaia di messaggi sottesi. Ognuno può trovare delle parole salvifiche se le sa riconoscere.
Parla di donne ma non solo. L’ incapacità di elaborare il lutto e di guardare il dolore in faccia è figlia del nostro tempo e colpisce tutti,uomini e donne
Una volta lessi queste parole in un libro : il dolore esige di essere vissuto. È così, se non lo viviamo lui si prenderà tutto. Non ne dobbiamo avere paura. Solo così impareremo qualcosa dalle esperienze che la vita ci dà. Anche da quelle che non avremmo mai voluto vivere».
“Nessuno mai potrà + udire la mia voce”, libro, teatro, femminicidio: un argomento attuale e terribile, raccontato attraverso la scrittura e la recitazione.
In questo caso sei stata autrice, sceneggiatrice, regista e interprete. Quasi a voler usare tutte le tue capacità per trasmettere un messaggio a cui tieni in modo particolare.
«In Nessuno mai potrà + udire la mia voce do voce alle vittime di femminicidio e alle loro famiglie. Nei processi per femminicidio i famigliari delle vittime,la parte civile,non contano. Volevo che fossero ascoltati. Per la prima volta la vittima racconta la sua versione dei fatti. È stato un azzardo occuparmi di tutto quanto nella trasposizione teatrale perché rischiavo di voler fare troppo ma per me era necessario. Volevo che fosse tutto come lo vedevo nella mia testa. Era l’unico modo per far passare il mio messaggio. La scelta del personaggio principale, Francesca, non è stata facile ma ho trovato una bravissima attrice (Ambra Giordano) che sembra uscita dalle pagine del romanzo.»
La + al posto di “più” non credo sia un refuso o un modo per abbreviare, come si fa sui social, cosa hai voluto dire con questa scelta?
«Ho voluto il + algebrico in copertina perché sembrasse una croce. La fine di tutto. Forse respingente ma non mi piace ingannare i lettori. Sono sempre molto franca nei titoli e nello stile delle copertine. Non scrivo temi facili da digerire. Chi sceglie di leggermi non merita inganno.»
Nel 2016 sei tra “ le 40 donne che ce l’hanno fatta”, nel 2018 tra le “100 donne dell’anno” scelte dal settimanale F, Cairo editore. Riconoscimenti importanti, ma che significato hanno per Deborah?
«Sono riconoscimenti importanti. Sono sincera quando dico che non me l’aspettavo. Esser scelta da F tra le 100 donne che si sono distinte nel mondo nel 2018 è stata una sorpresa. Mi hanno messa tra le dieci eroine del quotidiano, dopo Ilaria Cucchi. Mi ha reso felice perché chi mi ha messo lì ha capito quanto è importante per me dare voce a chi, normalmente, non viene ascoltato. Si sente parlare tanto troppo di violenza di genere perché fa audience. Pare di moda. C’è una faccia della violenza che non viene però ascoltata. Sono le donne uccise, i loro famigliari, i loro figli sopravvissuti. Ecco, io mi occupo anche di loro.
Questo riconoscimento lo dedico a tutte queste voci che porto con me. Una vittoria corale che mi aiuta ad andare avanti quando le sentenze sbagliate, la giustizia ingiusta mi demoralizza e mi fa venir voglia di mollare»
Dalla tua esperienza sul campo, dalla risposta dei tuoi lettori e del tuo pubblico, le persone “comuni” cosa possono fare affinché questa spirale abominevole possa cessare?
«Sicuramente ascoltare. Molte volte mi sento dire che non hanno voglia di sentir parlare di certe cose. Poi la gente mi sorprende comprando e leggendo i miei libri. Ad esempio “mille e piu farfalle” è uscito il 2 luglio e io credevo non lo leggessero perché in vacanza le persone hanno bisogno di leggerezza. Sorprendentemente è stato primo nella classifica delle vendite. Questo significa che, invece, hanno bisogno di verità.
Comunque la sensibilizzazione incomincia dalle scuole, mi piace molto partecipare ai progetti con gli studenti. Abbiamo il dovere di renderli consapevoli . Non è facile far comprendere che gelosia e possesso non sono sintomo di amore, ma quando ci si riesce è una grande conquista»
Antonello Rivano