Continuare a sprecare il cibo è immorale
Lo
spreco di cibo non è solo un problema impellente, ma anche una condotta
immorale di questa società. Cosa c’è di più immorale che sprecare cibo quando
altri, accanto a noi, ne avrebbero estremo bisogno?
Nel nostro raccontare il cibo attraverso
storie, pensieri e parole ci è sembrato
doveroso soffermarci sul problema dello “spreco alimentare”. Lo facciamo con le
parole di Sergio Rossi, una firma spesso presente nella nostra rubrica.
Sergio Rossi Si occupa di storie e culture del cibo e della cucina. E’ stato direttore del Conservatorio delle Cucine Mediterranee di Genova, ha creato e curato l’Archivio per la Storia dell’Alimentazione Giovanni Rebora e ideato e curato i testi del blog ilcucinosofo.it
Vive e lavora fra Genova e l’entroterra genovese, indagando la cultura gastronomica delle comunità e le produzioni alimentari tradizionali italiane. Collabora con quotidiani, riviste e reti televisive.
L’ articolo, pubblicato la prima volta sul suo Blog nel 2014, è di disarmante
attualità, a dimostrazione che negli anni poco o nulla si è fatto. Lo abbiamo
scelto perché non è solo l’analisi di un problema ma anche un grido d’indignazione
e d’allarme che facciamo nostro.
La redazione
Continuare a sprecare il cibo è immorale
Di Sergio Rossi
Le numerose leggi, i regolamenti sanitari e un mare di burocrazia, sempre in crescita, della quale è vittima perfino chi deve gestirla o controllarne l’applicazione, oggi sono orientati soprattutto alla vendita del prodotto alimentare e si occupano della sua “seconda vita” solo per porre limiti e barriere a un reimpiego ragionevole.
In una società come la nostra, dilaniata da una crisi senza precedenti, seconda solo alla guerra o alle più gravi calamità naturali, migliaia di persone versano in seria difficoltà, arrivando a sacrificare perfino il cibo per mancanza di risorse. Per contro, dove il cibo c’è, dove si vende, dove si cerca comunque di fare in modo di non sprecarne, e dove, soprattutto, si potrebbe destinarne in beneficienza, si deve combattere contro mille ostacoli, spesso irragionevoli.
Lo so che dico cose apparentemente scontate, ma credo ci sia bisogno di ripeterle a favore di chi, forse, non le ha ancora comprese. Chi rinuncia al cibo, chi non può comprare alcuni alimenti primari, chi si priva perfino del pane fresco, chi è costretto a ripiegare su prodotti di scarsa qualità per far rendere i pochi denari che ha in tasca, non ha più tempo! La situazione attuale è in scadenza come i prodotti alimentari, esattamente allo stesso modo. Se non si interviene subito – oggi! – il problema assumerà proporzioni tali da diventare devastante e irreparabile: cosa c’è di più immorale che sprecare cibo quando altri, accanto a noi, ne avrebbero estremo bisogno? Credo nulla.
Oggi, però, non c’è più spazio per la sola protesta, ognuno di noi ha la responsabilità di esprimere proposte concrete per uscire dal vicolo cieco in cui ci troviamo. Allora dico la mia, pur consapevole di poter apparire ingenuo.
In ogni tempo e in ogni situazione, le difficoltà più serie hanno suggerito l’aggregazione, e dove c’è stata si è superata la fase critica. Tradotto in pratica, ciò significa realizzare una collaborazione molto stretta fra istituzioni, organismi di controllo, associazioni benefiche, associazioni di settore e singoli imprenditori alimentari. Una sorta di cordata unica, aperta e impegnata verso un fine condiviso: ridurre gli sprechi e ridestinare tutto il cibo recuperabile verso chi è in condizioni di indigenza. Cercando però di riconoscere e valutare anche i benefici sociali indiretti che una comunità ricava da un’azione del genere, ovvero ridurre i costi sociali, diminuire la quota di rifiuti organici in discarica, abbassare i costi generali che ne derivano, alimentare, incrementare e promuovere i comportamenti virtuosi dei cittadini e alleviare gli oneri per le aziende alimentari.
Infine, ma non certo ultimo, dimostrare che dove e quando si riesce a concentrare gli sforzi verso un unico obiettivo, la collaborazione fra chi opera nello stesso settore, seppur con ruoli diametralmente opposti, porta solo benefici comuni ben più che rilevanti.
Sergio Rossi (ilcucinosofo.it 2014)