“AVENGERS: END GAME”.

Come abbiamo visto nella I parte, “Avengers. Infinity war”, la lotta degli Avengers contro Thanos, il Titano folle, ha avuto esito negativo. Qui si inizia con la sconfitta e la distruzione di metà dell’umanità, ormai avvenuta. Ma dalla dimensione quantica dello spazio-tempo riemerge Ant Man (l’uomo formica): è portatore di un’idea che potrebbe cambiare le cose…Questo è il film (USA, 19) n. 23 del Marvel Cinematic Universe, ovvero la messa su schermo dei personaggi, sia singoli che collettivi dell’universo Marvel Comics. Quest’opera, che chiude la cosiddetta Fase 3 dell’insieme delle saghe, è una delle più belle e complesse; non solo per le storie, i personaggi e i sottoepisodi che si intrecciano, che nel primo facevamo fatica a seguire distintamente; ma per la cura con cui i due registi, i fratelli Anthony e Joe Russo, che avevano già diretto il precedente, hanno arricchito le caratterizzazioni dei personaggi: in particolare di Iron Man (Robert Downey Jr), Thor (Chris Hemsworth); in modo più farsesco di Hulk (Mark Ruffalo) e di numerosi altri.

 Ma la forza del film sta nell’aver stabilito e dato leggi proprie ad un intero e ben strutturato universo narrativo, quello della Marvel, che vive di mitologie sue, che si richiamano e si concatenano le une alle altre, con razionalità e fluidità narrative. Costruite con cura e attenzione.

Voglio dire: è chiaro che siamo in un filmone giocattolone; ma che affronta con coerenza tutte le problematiche narrative che scaturiscono dall’impostazione data dai due bravissimi sceneggiatori Christopher Markus,e Stephen McFeely. Costoro, insieme a Jim Starlin, uno dei cervelli artistici della Marvel, hanno già lavorato in quell’universo e hanno sviluppato e quasi ri-creato i personaggi canonici inventati da Stan Lee e Jack Kirby. I nostri protagonisti devono gestire, in questa seconda parte, una pesante sconfitta, di cui sono assolutamente consapevoli, e di cui si sentono perfino corresponsabili. Con cui fanno i conti, reagendo ognuno a modo suo: ma avvertendo -loro, i supereroi…- una generale, umana inadeguatezza; ed è questa una vera finezza psicologica. Ciò li trasforma: anzi li blocca per ben 5 anni. Iron Man se ne sta in un’isola lontana; ha messo finalmente su famiglia con la sua eterna fidanzatina-mammina segretaria Pepper Potts (Gwyneth Paltrow) e Thor si ubriaca e ha messo su un considerevole panzone, diventando un semibarbone. Hulk, invece ha saltato il fosso della trasformazione: sempre ingegnere-inventore è diventato stabilmente il mostro verde: e fa i selfies in questa veste, come una qualunque star… Senza contare gli altri personaggi: come le sorelle figlie di Thanos: Zamora e Nebula, che incontriamo in un momento e con delle caratteristiche diverse da quelle con cui le abbiamo conosciute nei diversi e precedenti film; il procione umanoide simpaticissimo Rocket ecc. Tanto più che nel finale tutti ritornano e tutti insieme…. Lo stesso Thanos (il validissimo Josh Brolin anche se in Motion Capture) sviluppa degli aspetti nuovi, diversi da quelli simil dostoevskiani (yes!) visti nel precedente “Avengers”. Il tutto narrato con una stilizzazione assai curata: che va ben oltre gli Effetti Speciali, sempre di impressionante realismo e assoluta efficacia.

Francesco Capozzi

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