Pomeriggi di lettura – L’importanza di leggere insieme.
A Carloforte, da alcuni anni, è presente quello che sarebbe riduttivo considerare solo un gruppo di lettura. Ne parliamo con il suo fondatore Luca Navarra.
Carloforte ha ottenuto, lo scorso anno la qualifica di “Città che legge” per il biennio 2018-2019; i comuni ammessi nell’elenco sono 441 (di cui 161 al nord, 116 al centro, 125 al sud e 39 nelle isole).
Ciò grazie anche alle numerose manifestazioni, a carattere letterario, svolte da associazioni e gruppi culturali nate nell’ unico centro abitato dell’Isola di San Pietro.
Tra essi spicca il gruppo “Pomeriggi di Lettura” che, proprio in questi giorni, con la tradizionale cena conviviale, sospende le sue sua attività principali per riprenderle, come di consueto, in autunno.
Il gruppo sta vivendo un periodo di forte crescita sia dal punto di vista delle adesioni che da quello delle attività svolte e dalle partecipazioni ai vari eventi.
L’ idea di partenza, che era quella di avere un gruppo di persone che condividesse tra loro una passione, si è mano a mano trasformata in qualcosa di più importante per l’intera comunità: portare a una vasta, e variegata, platea il piacere della lettura condivisa, interagendo con scuole, strutture per anziani e le altre realtà culturali di Carloforte, nonché con le istituzioni.
Con il fondatore del gruppo, Luca Navarra, antropologo e scrittore, parliamo delle loro attività e dell’importanza della lettura condivisa nella società odierna e in quella isolana in particolare.
Presidente, come nasce e, soprattutto, come si è sviluppato ” Pomeriggi di lettura”?
«Presidente è il titolo scherzoso con il quale mi chiamano i partecipanti al gruppo, ma in realtà è più realistico dire che sono l’organizzatore, oltre che il fondatore del gruppo “Pomeriggi di Lettura”. L’idea era quella di leggere insieme, condividere questa passione che lega tante persone. Siamo partiti così, quattro anni fa, con una serie di 7 incontri su autori di racconti brevi, la mia passione: Buzzati fu il primo, Carver il meno conosciuto, era l’autunno del 2015 e ci ritrovammo in meno di dieci persone. Alla fine del ciclo ci siamo trasformati in un’altra cosa, diventando un vero gruppo dove ognuno contribuiva alla scaletta: di settimana in settimana ci davamo un argomento, un tema scelto a caso e al volo, sul quale chi voleva doveva trovare e portare una lettura per la settimana successiva, a sua totale libera scelta. Questa è tutt’ora la nostra modalità più frequente, ognuno presenta e soprattutto legge un paio di pagine dell’autore che ha scelto sul tema che abbiamo scelto tutti insieme. Questa varietà funziona bene: musica, solitudine e fuga sono stati gli ultimi argomenti trattati.
L’altra particolarità è la realtà sociale invernale dell’isola, quando ci ritroviamo tra di noi e tutte le facce, o quasi, sono note. L’appuntamento settimanale da ottobre a maggio ha riempito un vuoto, non solo culturale: abbiamo il piacere di trovarci lì e stare insieme per due ore, facciamo anche merenda e non mancano commenti sull’attualità dell’isola e del mondo. A partire dallo scorso anno abbiamo infatti iniziato un sottogruppo antropologico, nel quale affrontiamo letture integrali di saggi scientifici-sociali, su temi quali l’odio, i migranti, la diversità. Leggiamo e discutiamo.
In questo quarto e ultimo anno il gruppo è molto cambiato: intanto siamo raddoppiati, arrivando a 25 persone circa, quasi tutte donne, pochissimi sotto i 50 anni, molti insegnanti o ex insegnanti. E poi abbiamo creato altri sottogruppi, seguendo le richieste e le esigenze di approfondimento: un cineforum letterario, di film tratti da libri, e una lettura mensile alla casa di riposo per anziani che abbiamo sull’isola, dove portiamo un po’ di svago e compagnia.»
Quale è la differenza tra “leggere” e “leggere assieme”?
«Leggere assieme è proprio un’altra cosa. Questa attività così specificatamente personale diventa una condivisione, un’offerta ad altri, ti costringe a razionalizzare e sintetizzare i tuoi pensieri e le tue emozioni. A volte un libro mi fa tutt’altro effetto quando ne parlo e lo leggo davanti agli altri, mi accorgo che le mie sensazioni cambiano e si adeguano. E poi arrivano i commenti, inaspettati e volte molto arricchenti: più punti di vista che una persona da sola certo non può produrre. Una volta ogni tanto selezioniamo un breve testo, un racconto, e nell’arco delle due ore di un incontro lo leggiamo tutto, insieme e ad alta voce. Le persone scoprono l’ascolto, la libertà di intervenire e commentare, la sorpresa delle opinioni altrui: tutte cose semplici e note, ma che fatte bene e regolarmente assumono un valore. Ci sono anche persone che non aprono mai bocca, preferiscono venire e ascoltare, e va bene anche così, nessuno li forza se non se la sentono. Alla lunga, a volte dopo mesi, di solito iniziano a intervenire. Ogni tanto proponiamo uno special in cui leggiamo tutti i libri di un autore: Roth, Oz, Ginzburg e Paasilinna quest’anno, per esempio. Ognuno quelli che vuole e riesce, e poi li presentiamo agli altri, sempre tramite letture di brani. In questo modo scambiamo proprio informazioni e conoscenze, visto che nessuno ha tempo e forse voglia di leggere tutta la produzione di un autore: anche questa modalità riscuote successo.»
Carloforte, ” Città che legge 2018/2019″, vanta un’altissima, in base al numero di abitanti, presenza di autori e di attività culturali, dal punto di vista antropologico vi è una ragione? Quanto influiscono in questo le sue peculiarità storico geografiche?
«Difficile dire, ma certo è vero. La popolazione ha origine ligure e una storia travagliata, inoltre godiamo dell’apporto di turisti e forestieri che passano periodi o si trasferiscono sull’isola. Da molto tempo ci due scuole superiori e molti ragazzi proseguono gli studi universitari. Abbiamo avuto attenti assessori alla cultura e disponiamo di un’ottima biblioteca con prestito inter bibliotecario: tutto questo fa sì che l’isolamento geografico sia non solo superato, ma forse crea proprio le condizioni di nicchia nelle quali nascono esigenze positive e si riesce a realizzarle. Ci conosciamo tutti, umanamente prima che professionalmente, le distanze sono limitate, le relazioni tra di noi immediate.»
A fronte di una notevole produzione letteraria, in gran parte self-publishing, ed eventi, corrisponde, a Carloforte, un proporzionato numero di lettori?
«Questo forse no, non esageriamo con la positività, anche se sappiamo di essere nel paese del bengodi, e ce lo diciamo. Gli eventi abbondano, nelle scuole, nei giardini, in biblioteca, i libri vengono scritti e presentati: le persone assistono, non necessariamente leggono ma partecipano, sanno che esistiamo, siamo “quelli dei libri”. La biblioteca ha comunque un discreto traffico di persone e un numero rilevante di prestiti. È una delle biblioteche più antiche della Sardegna, non a caso.»
In senso più ampio, quanto è importante la lettura nel momento storico che stiamo attraversando? Quanto lo è in una piccola Isola?
«Ovvio che lo è molto, visto lo spaesamento, la conflittualità, la complessità e il mutamento che viviamo. La lettura, la cultura in generale, aiuta a crescere e a capire. Non dico nulla di nuovo, ma ci credo fermamente. In un luogo del genere, con i nostri seimila concittadini invernali, lo verifico direttamente. Oggi le notizie e le informazioni circolano qui come ovunque, ma le mentalità, gli stili di vita, la relazione con gli altri oltre che con sé stessi va curata, si può coltivare e far crescere più o meno bene. Mi illudo che stiamo contribuendo a questo. Le persone che partecipano sono contente e di solito tornano.»
Cosa ci si auspica per il futuro di “Pomeriggi di lettura”?
«Ho sperimentato che il gruppo va dove vuole: cerco di tenere la barra del timone in una certa direzione, ma non sempre ci riesco. Non è importante, ho scoperto poi: mi hanno chiesto variazioni e novità, hanno criticato certe modalità e tempi, inoltre il livello di approfondimento possibile varia a seconda della composizione del gruppo. E, proprio come nella scrittura, tu governi fino a un certo punto, ma poi è come essere di fronte a una creatura viva e non sempre la puoi costringere: come un romanzo, appunto, come una barca a seconda delle condizioni del mare e del vento. In fondo siamo su un’isola, no?»
Antonello Rivano