Giuseppe Colasante: un corpo a corpo con la storia
«Quando, nel Dicembre 1991, il Partito comunista si sciolse definitivamente, sono entrato in un periodo di forte depressione. Ne sono uscito in due anni e con una giusta terapia». Una terapia, una continua perseveranza di un impegno politico mai venuto meno sono bastati affinchè Giuseppe Colasante, storico Dirigente del Partito comunista della Provincia di Salerno, superasse quel trauma storico e personale e continuasse imperterrito la sua militanza attraverso la sua ideologia. Classe 1944, Colasante abbracciò l’ideologia da bambino, quando, secondo i suoi racconti, nella bottega di un artigiano che si trovava accanto a casa sua, ascoltava i discorsi sulla condizione della classe operaia.
Nel corso degli anni, vivendo in prima persona professionalmente la militanza, del Partito ha vissuto luci ed ombre, vittorie e sconfitte, epoche floride, stimolanti e difficili Non è nuovo alla scrittura. Tra i tanti lavori aveva dato alle stampe, sei anni fa, uno dei suoi romanzi più significativi per la sua storia personale, “Il Pastore” (Ed.Cicorivolta), descrizione di un ragazzo cresciuto in un ambiente agreste ed ancenstrale come quello delle colline salernitane la cui forza di volontà e di conoscenza gli permette di assurgere ad un livello di conoscenza e di autonomia intellettuale che gli consente di aggiornarsi ed abbracciare da vicino le lotte operaie e contadini del suo paese, della sua zona.
“Poesie e racconti” (Polis Sa Edizioni) narra ancora della sua terra, della sua infanzia e dei suoi ricordi. La storia di un popolo che non si arrende all’avanzare sordo e cieco della storia. I versi che accompagnano i racconti di prosa, da cui non possono essere indipendenti, rivelano paure, ansie, angoscie, desolazioni di un uomo e di un popolo unito. E ferito.
“Poesie e racconti” è stato presentato il 12 giugno presso l’Aula Consiliare della Provincia di Salerno. L’aula, gremita, ospitava molte delle figure storiche della sinistra salernitana oltre che studiosi e militanti. Sotto la sapiente moderazione del giornalista Enzo Landolfi, hanno discusso con l’autore il Prof. Rino Mele (Docente presso L’Università degli studi di Salerno) e l’On.Antonio Bassolino, già Sindaco di Napoli e Presidente della Regione Campania.
Se il prof.Rino Mele, nella sua analitica relazione, ha saputo abilmente descrivere e differenziare la sezione di prosa da quella della poesia), un’esegesi storica è stata quella che il pubblico si aspettava dall’On. Bassolino che non ha deluso le aspettative. L’ex Governatore ha ricordato quei tempi, vissuti prima di militante e successivamente da uomo delle istituzioni. Ha ricordato le fulgide figure che hanno caratterizzato le decisioni più ardue da compiere, una tra le quali Enrico Berlinguer, di cui recentemente si sono celebrati i trentacinque anni dalla dipartita a Padova. «Berlinguer non fu mai cupo come quando gli riferirono che Aldo Moro era stato brutalmente assassinato» ricorda- Preferì essere lasciato solo in quel momento”. Bassolino, inoltre, ha con piacere ricordato il clima speranzoso e lieto che vi era nelle feste di paese minuziosamente descritte nel libro. Feste in cui maggiormente si avvertiva quel clima di svago ma allo stesso tempo di coesione, valore nodale per anni.
«Non ho un preciso metodo scientifico per la scrittura delle mie poesie-dichiara Colasante. Il metodo è necessario soprattutto per la prosa. La poesia è l’ispirazione del momento. Ho molti modelli, da Pablo Neruda a Garcia Lorca. Ho un debito con Sanguineti, con il compagno Sanguineti che non ripagherò mai. Quando io ero Segretario della Federbraccianti, uno dei Sindacati più importanti ed influenti della Provincia di Salerno, lui mi scrisse una poesia che io feci stampare. La mia soddisfazione più grossa fu che i braccianti di ogni lega braccianti era affisso questo manifesto. Appena sapevano scrivere la imparavano a memoria. Questo manifesto era firmato da Sanguineti ed illustrato da un architetto salernitano naturalizzato napoletano di nome Peppe Cilento. Io conoscevo Sanguineti solo da letterato, ci vedevamo spesso a Salerno, al bar Varese, per parlare di politica. Io credo-conclude l’autore, che un intellettuale che si occupa di politica, necessariamente fa entrare nella sua produzione letteraria anche la parte più nascosta del proprio io. Nel mio libro vi sono alcune poesie dedicate a personaggi memorabili che ho conosciuto, ad esempio la pasionaria spagnola Dolores Ibarruri, antifascista di lungo corso, Segretario generale del Partito comunista di Spagna».
Stefano Pignataro
sono onorato di avere Giuseppe Colasante sia come consuocero che come appassionato politico comunista, fine conoscitore di uomini e fatti che hanno forgiato questo paese facendolo divenire un punto di riferimento di tutta la sinistra europea. Comprendo il suo stato d’animo quando deve accostare, con le dovute cautele, i politici sisnistrorsi di oggi alle menti sopraffine che si sono succedute fino alla fine del PCI ma dobbiamo guardare al futuro, è un nostro dovere, per la salvaguardia delle attuali giovani generazioni. Peppe, un caro saluto.