Dal Diritto allo Studio al Diritto all’apprendimento: il convegno in Senato
Roma. Nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica, l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari® (A.N.Pe.F.) e l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare® (I.N.Pe.F.), hanno celebrato, il 26 ottobre scorso, il diritto allo studio contro ogni filiera diagnostica, nel pieno rispetto dei tempi e dei modi di apprendimento dei nostri bambini e ragazzi.
Il Convegno “Dal Diritto allo Studio al Diritto all’Apprendimento”, patrocinato dal Senato e dalla Camera dei Deputati, ha visto la partecipazione di esponenti del mondo istituzionale, scolastico, politico e giornalistico e ha diffuso le testimonianze dei Pedagogisti Familiari®, attivi sul territorio nazionale, e in prima fila nella battaglia contro la medicalizzazione della scuola italiana, affinché il Diritto all’apprendimento, non resti un’utopica speranza, ma si traduca in un diritto di tutti.
Sono intervenuti la senatrice Rosetta Enza Blundo – vicepresidente Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza; l’onorevole Eleonora Bechis – componente VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione); il dottor Antonio Guidi – neuropsichiatra, già sottosegretario di Stato alla Sanità; il dottor Federico Bianchi Di Castelbianco – direttore IdO (Istituto di Ortofonologia) di Roma; la dottoressa Stefania Petrera – pedagogista familiare, giudice onorario Corte d’Appello di Roma; Francesco De Palma – blogger e docente Scuola d’Istruzione Secondaria Superiore e Pasquale Critone – consigliere del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I relatori hanno portato le loro esperienze e competenze ponendo l’accento sulla necessità di rafforzare una didattica efficace invece che la delega ad altri opinabili sistemi.
«Quando si vuole far “cambiare il vento” e sostenere i Diritti Umani e i Diritti dei Bambini, bisogna partecipare, ognuno con le proprie forze e le proprie competenze, affinché il bisogno trovi risposte concrete», queste le parole del presidente A.N.Pe.F., la professoressa Vincenza Palmieri, in prima linea nella revisione della Legge 170, la stesura della quale, rappresenta forse la pagina più triste della Scuola Italiana; la legge 170, chiamata a dare risposta alle richieste di auto dei ragazzi con difficoltà di apprendimento, ha tradotto quelle “normali richieste”, invece che in interventi didattici mirati, seguendo la volontà del legislatore, per altro espressa nell’art. 3 della stessa legge, in una conveniente e spasmodica ricerca e identificazione di un disturbo, delegando di fatto al Servizio Sanitario, problematiche squisitamente di natura didattica… «Se è a scuola che il bambino deve imparare, perché la Scuola inoltra, con estrema facilità, i bambini, con difficoltà di apprendimento al sistema sanitario per una “certificazione D.S.A.”? Perché non si attivano misure didattiche in risposta a problemi didattici, ma li si vuole, forzatamente, curare come una “malattia”?».
I numeri delle certificazioni parlano chiaro, e sono indicatori di una “tragica pandemia”, che assume sempre più il carattere dell’inverosimiglianza con la realtà: troppi per essere vero!
La senatrice Blundo, nel suo intervento, sottolinea la collaborazione con A.N.Pe.F., per dare risposte concrete a questo “abuso”; firmataria con un nutrito gruppo di senatori dell’Interpellanza Parlamentare che chiede la Revisione della legge 170, si schiera con i bambini e i ragazzi “defraudati” del loro Diritto ad Apprendere, secondo i propri tempi e nel rispetto delle proprie peculiarità, con le famiglie, con gli insegnanti, privati sempre più spesso del loro ruolo educativo in favore di un “doversi adeguare” a delle linee guida imposte da una legge che sembra essere stata proclamata per tutelare se stessa, piuttosto che i ragazzi e la Scuola.
Anche l’onorevole Bechis, già schierata contro l’abuso di psicofarmaci nell’infanzia, nel suo intervento, sottolinea la correlazione tra questa “filiera diagnostica” nella Scuola e il consumo di psicofarmaci da parte dei ragazzi. L’onorevole Bechis sottolinea che la scuola di oggi è fortemente penalizzata, vede insegnanti sempre più demotivati e bistrattati ma carichi di responsabilità e obblighi ministeriali che poco hanno a che vedere con l’educazione dei nostri figli; le famiglie, sono travolte da una vita frenetica tra casa e lavoro e i ragazzi sempre più spesso non riescono a reggere il ritmo e il carico di studio loro imposto. Questa è una bomba sociale, le cui conseguenze ricadono tutte sui ragazzi che finiscono col sentirsi sempre più inadeguati. Il primo passo da fare è quello di immaginare una scuola più vicina ai ragazzi e alle loro famiglie, che dia loro la possibilità di imparare ma con metodi e tempi più flessibili.
Sentito, l’intervento dell’ex onorevole Antonio Guidi, incentrato sulla necessità di lavorare tutti, di concerto, per una Scuola che sia effettivamente “inclusiva”, che abbatta le barriere, fisiche e morali, e gli stereotipi in cui si rischia di rinchiudere i nostri ragazzi: «Si lasci ai medici il compito di fare i medici, di curare dove c’è effettivamente bisogno di cure, agli insegnanti di compiere la propria missione di educatori, ai bambini e ai ragazzi la possibilità di apprendere nel rispetto dei propri tempi e del proprio modo di essere».
A sottolineare la necessità di risposte efficaci e concrete a un problema che ha assunto carattere emergenziale, le testimonianze dei pedagogisti familiari, già attivi sul territorio nazionale, che rappresentano, in molte occasioni, in molte realtà, la sola risposta al bisogno di ragazzi “etichettati” come “manchevoli e inadeguati” e delle loro famiglie, lasciate spesso sole.
Le testimonianze della dottoressa Antonia Pannullo, pedagogista familiare, esperta in gestione della conflittualità familiare e in minorazioni sensoriali, e della dottoressa Carmen Costa, pedagogista familiare, esperta di diritti umani, impegnate in team, insieme ai colleghi pedagogisti familiari, i dottori Fabio Mallero e Marina Gamucci, in diversi interventi di progettualità socio-pedagogica in Campania, raccontano alla platea e alle autorità intervenute, la necessità di più figure a supporto dei bambini e dei ragazzi, finiti nella “filiera delle certificazioni D.S.A.”, professionisti che riescano a valorizzare le potenzialità di questi ragazzi, vittime di un sistema educativo, depauperato della sua naturale connotazione; l’apprendimento deve tradurre il sapere in competenza, ed è Diritto Inalienabile del bambino e del ragazzo apprendere nel rispetto dei propri tempi e della propria “unicità”: «Restituiamo a questi bambini la “felicità” del “conoscere”, nel senso più ampio del termine».
La dottoressa Pannullo, oltre alla sua personale esperienza professionale, negli sportelli di pedagogia familiare, che coordina nel Salernitano, si fa portavoce del gruppo progettuale, attivo sempre sul territorio campano, e illustra l’importanza del lavoro in rete, ai fini di una progettualità inclusiva e che riesca a tradursi in risposta efficace ai bisogni della comunità; i ringraziamenti vanno all’Associazione Polis SA, che ha abbracciato la causa della dottoressa Pannullo e del team di pedagogisti familiari A.N.Pe.F., offrendo supporto, appoggio e risorse. Solo amplificando i semi dei valori positivi dell’accoglienza, dell’inclusione delle diversità, della cooperazione, della partecipazione sociale costruttiva, della giustizia e della cultura della legalità, le “future donne e i futuri uomini” già presenti, potranno farsi garanti del patto intergenerazionale in cui la comunità di oggi si riconosce, e ciò sarà possibile nella misura in cui la Scuola, in primis, torni a farsi garante del diritto all’apprendimento.
Il convegno “Dal Diritto allo Studio al Diritto all’Apprendimento” si è tradotto in un importante momento di riflessione, nella consapevolezza che le riforme sociali e gli impegni legislativi recenti rappresentino i primi fondamentali passi per il cambiamento auspicato dalle famiglie e dagli stessi insegnanti, che vedono nella didattica efficace e nelle buone pratiche educative, studiate sugli effettivi bisogni dei bambini e dei ragazzi, la migliore soluzione possibile alle criticità del sistema scolastico.
Antonia Pannullo